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Covid-19: “Pochi Paesi ricchi hanno già acquistato la metà dei futuri vaccini”

"Sul piano etico - sottolinea Papa Francesco -, se c’è la possibilità di curare una malattia con un farmaco, questo dovrebbe essere disponibile per tutti, altrimenti si crea un’ingiustizia. Troppe persone, troppi bambini muoiono ancora nel mondo perché non possono avere quel farmaco che in altre regioni è disponibile, o quel vaccino"

Lo ha denunciato Oxfam in occasione dell’incontro dei ministri della Salute e delle Finanze del G20 sullo stato della pandemia

«Pochi Paesi ricchi, che rappresentano appena il 13% della popolazione mondiale, hanno già acquistato oltre la metà della futura fornitura dei principali vaccini anti Covid-19 al momento in fase di sviluppo». È questo l’allarme lanciato da Oxfam, in occasione dell’incontro congiunto dei ministri della Salute e delle Finanze dei Paesi del G20 sullo stato della pandemia che si è svolto ieri, derivato dall’analisi dei dati raccolti da Airfinity sugli accordi già firmati da alcuni Paesi con le case farmaceutiche, le quali stanno sviluppando i 5 vaccini più promettenti: «Anche nel caso estremamente improbabile che tutti e cinque i vaccini si rivelino efficaci – osserva Oxfam –, più del 60% della popolazione mondiale non avrà accesso a nessun vaccino almeno fino al 2022».

I dati disponibili parlando chiaro: «Rivelano un sistema profondamente ingiusto e disuguale – spiega Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia -. Nonostante l’enorme stanziamento di fondi pubblici per lo sviluppo dei vaccini anti Covid-19, non sono state poste chiare condizioni alle case farmaceutiche per impedire loro di realizzare profitti massicci e del tutto ingiustificati alla luce di questa emergenza globale».

Ne è un esempio il vaccino sviluppato da Moderna. L’azienda ha infatti potuto contare su 2,48 miliardi di dollari di fondi pubblici e nonostante ciò, in base a quanto riporta Oxfam, i suoi vertici hanno dichiarato di voler massimizzare i profitti derivanti dalla vendita nel momento in cui il vaccino si dimostrasse efficace. Partendo da una capacità produttiva di solo 475 milioni di dosi, sufficiente per appena il 6% della popolazione mondiale, l’azienda ha già venduto le opzioni per tutta la sua fornitura a Paesi ricchi, a prezzi che oscillano tra 12 e 16 dollari per dose negli Stati Uniti, arrivando a circa 35 dollari per gli altri Paesi. Italia, Francia, Germania e Olanda si sono già garantite quasi 1 dose di vaccino per abitante, il Bangladesh 1 ogni 9.

È allo stesso modo disuguale la disponibilità delle case farmaceutiche a mettere il vaccino a disposizione dei Paesi a basso reddito. Mentre Moderna per ora si è impegnata solo verso nazioni ricche, AstraZeneca ha promesso il 66% delle dosi a Paesi in via di sviluppo, ma da sola potrebbe coprire appena il 38% del fabbisogno globale. L’appello di Oxfam al G20 è quindi di «garantire 1 vaccino per ogni abitante del pianeta. Costerebbe meno dell’1%, rispetto alle perdite generate della pandemia».

PAPA FRANCESCO: “IL VACCINO DOVRÀ ESSERE PER TUTTI”

«Sarebbe triste se nel fornire il vaccino si desse la priorità ai più ricchi, o se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione, e non fosse più per tutti. Dovrà essere universale, per tutti». Lo ha affermato oggi Papa Francesco, tornando a ribadire l’importanza di garantire vaccini accessibili a tutti – soprattutto alle fasce più povere della popolazione, ricevendo in udienza i membri della Fondazione Banco Farmaceutico. Lo aveva chiesto il 19 agosto scorso nel corso di un’udienza generale incentrata sulla pandemia.

Questa mattina, dunque, il Papa è tornato ad esprimersi sul tema: «Chi vive nella povertà, è povero di tutto, anche di farmaci – ricorda -, e quindi la sua salute è più vulnerabile. A volte si corre il rischio di non potersi curare per mancanza di soldi, oppure perché alcune popolazioni del mondo non hanno accesso a certi farmaci».

Papa Francesco

Nel suo intervento, il Pontefice ha parlato anche di “marginalità farmaceutica”: «Questo crea un ulteriore divario tra le nazioni e tra i popoli. Sul piano etico, se c’è la possibilità di curare una malattia con un farmaco, questo dovrebbe essere disponibile per tutti, altrimenti si crea un’ingiustizia. Troppe persone, troppi bambini muoiono ancora nel mondo perché non possono avere quel farmaco che in altre regioni è disponibile, o quel vaccino. Conosciamo il pericolo della globalizzazione dell’indifferenza. Vi propongo invece di globalizzare la cura, cioè la possibilità di accesso a quei farmaci che potrebbero salvare tante vite per tutte le popolazioni. E per fare questo c’è bisogno di uno sforzo comune, di una convergenza che coinvolga tutti».

Alle aziende farmaceutiche, Papa Bergoglio chiede di orientare la produzione in modo da concorrere con generosità «ad una più equa distribuzione dei farmaci» e ai farmacisti di «svolgere un servizio di cura in prossimità alle persone più bisognose».

Infine ha lanciato un appello ai governanti, chiamandoli a costruire «attraverso le scelte legislative e finanziarie, un mondo più giusto, in cui i poveri non vengano abbandonati. La recente esperienza della pandemia, oltre a una grande emergenza sanitaria in cui sono già morte quasi un milione di persone, si sta tramutando in una grave crisi economica, che genera ancora poveri e famiglie che non sanno come andare avanti. Mentre si opera l’assistenza caritativa, si tratta di combattere anche questa povertà farmaceutica, in particolare con un’ampia diffusione nel mondo dei nuovi vaccini».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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