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Passaporto vaccinale: i risvolti etici

"Penso che la certificazione possa essere uno strumento utile, ma dobbiamo riflettere su come applicarla dal punto di vista etico"

I dubbi della professoressa Laura Palazzani, Vice Presidente del Comitato Nazionale di Bioetica e membro del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita

Prof.ssa Laura Palazzani

La Commissione europea ha presentato nei giorni scorsi la proposta di istituire un certificato vaccinale per favorire la ripresa in sicurezza della circolazione dei cittadini comunitari all’interno dell’Unione Europea. Il Digital Green Certificate – che secondo le intenzioni della Commissione dovrebbe entrare in vigore entro metà giugno – sarà realizzato in formato digitale o cartaceo e presenterà un QR Code attraverso il quale risalire ai dati vaccinali del singolo viaggiatore.

«Il certificato verde digitale sarà una prova del fatto che una persona è stata vaccinata contro il Covid-19, è risultata negativa al test o è guarita dal Covid-19. – spiega un comunicato, specificando inoltre che – il sistema del certificato verde digitale è una misura temporanea. Sarà sospeso una volta che l’Organizzazione Mondiale della Sanità avrà dichiarato la fine dell’emergenza sanitaria internazionale».

Sulla proposta della Commissione europea si è espressa – in un’intervista rilasciata a Ansa – la professoressa Laura Palazzani, Ordinario di Filosofia del Diritto presso l’Università Lumsa di Roma e Vice Presidente del Comitato Nazionale di Bioetica. «Nel Comitato Nazionale ne parleremo dalla prossima settimana. – ha precisato la professoressa Palazzani – Ho qualche dubbio sul passaporto vaccinale, per due ragioni principali. La prima è scientifica: ad oggi non è ancora provato che chi è vaccinato non trasmetta il contagio; allora dare il patentino e far viaggiare i vaccinati significa anche far viaggiare il virus».

«Il secondo motivo è: che cosa succede per chi non ha ancora avuto la possibilità di vaccinarsi? – prosegue Laura Palazzani, che è anche membro corrispondente della Pontificia Accademia per la Vita e membro del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – La Commissione europea parla dell’applicazione del patentino dalla metà di giugno, ma in Italia non avremo ancora raggiunto l’immunità di comunità. Chi non ha ancora avuto la possibilità di vaccinarsi ed è ancora nella lista o chi è in una situazione fragile e non può vaccinarsi non avrà il patentino, quindi sarà in qualche modo doppiamente discriminato perché non ha il vaccino e non ha la possibilità di viaggiare».

«Bisogna trovare delle modalità di compensazione per i soggetti fragili, per rispettare il principio di uguaglianza. – spiega la filosofa e bioeticista – La Commissione propone il tampone o la certificazione di chi ha avuto il Covid e dunque ha gli anticorpi. Penso che la certificazione possa essere uno strumento utile, ma dobbiamo riflettere su come applicarla dal punto di vista etico».

«Una persona che non ha avuto il Covid e fa un tampone che risulta negativo, può viaggiare ma può comunque contrarre il virus. – analizza la docente – Una persona che ha avuto il Covid, deve certificare di avere gli anticorpi in modo continuativo. Non basta una certificazione per sapere se si hanno gli anticorpi e fino a quando si hanno. Credo quindi che la proposta della Commissione, dal punto di vista applicativo, sia complicata da raggiungere e non garantisca quella sicurezza che invece tutti vogliamo. Certo deve ripartire il turismo, ma dobbiamo anche salvaguardare la salute dei cittadini».

About Alfredo Battisti (61 Articles)
Classe 2000, è di Torre de' Passeri. Ha conseguito il diploma con lode al Liceo Scientifico di Popoli. Studia Giurisprudenza presso l'Università LUMSA di Roma.