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“È la carità, praticata e testimoniata, la via nuova da cui ripartire”

"Vivere di fede -osserva il cardinale Marcello Semeraro - non vuol dire avere la ricetta per tutti i problemi, ma cercare ogni volta una risposta personale, considerando gli stili di Dio e cogliendo le interpellanze della storia. Questa, in ultima analisi, è la santità ed è la ragione per cui ogni santo ce ne mostra un volto diverso"

Lo ha affermato oggi il cardinale Marcello Semeraro, nella messa che ha preceduto la supplica alla Madonna di Pompei

Card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi

Stamani è stato il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, a presiedere la santa messa che ha anticipato la supplica alla Madonna del Rosario di Pompei: «Maria – ricorda il porporato, commentando la scena evangelica dell’Annunciazione – sta davanti a Dio con tutta la sua umanità. Fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo, ci racconta san Luca che ci riferisce pure l’incoraggiamento dell’angelo, che le disse “Non temere”. Il timore di Maria è quello di chi si trova davanti ad una svolta fondamentale della vita e il non temere dell’Angelo è una chiamata a non lasciarsi bloccare, ma piuttosto affascinare dal nuovo che Dio le sta aprendo. Noi, però, abbiamo paure anche per tante altre cose e non è per caso che l’esortazione divina “Non abbiate paura”ricorre decine e decine di volte nella Bibbia e per le situazioni più varie. Maria è chiamata ancora alla sua umana responsabilità quando, come abbiamo ascoltato, terminato il dialogo, l’angelo si allontanò da lei. Questa partenza improvvisa, senza convenevoli né saluti di cortesia, ci lascia perplessi. A Maria Dio fa un dono, ma non le lascia il libretto delle istruzioni! L’angelo vola verso il cielo e lei rimane sulla terra, sola col mistero della sua maternità. Che fare? A chi dirlo? Come dirlo? Sì, per noi oggi è facile, dopo duemila anni di cristianesimo, dire: dovrà vivere di fede…”. Ma come?».

Una domanda, quest’ultima, sulla cui risposta deve innestarsi il cammino di fede e di vita di ogni cristiano: «Il come, in questo caso – osserva il prefetto della Congregazione delle cause dei santi -, è sempre lasciato a noi, alla nostra libertà e perfino alla nostra creatività. Vivere di fede non vuol dire avere la ricetta per tutti i problemi, ma cercare ogni volta una risposta personale, considerando gli stili di Dio e cogliendo le interpellanze della storia. Questa, in ultima analisi, è la santità ed è la ragione per cui ogni santo ce ne mostra un volto diverso». Un buon esempio, a detta del cardinale, ci viene proprio da Maria: «La quale, come annotava san Beda – riporta Semeraro -, mentre l’angelo se ne tornava in cielo, cercò una via tra le montagne. “Angelus coelestia repetit, illa petit montana”. Ed è così che, quando si è accolta la parola di Dio, la prima cosa da fare è scalare le vette dell’amore. Tutto, dunque, alla fine si risolve nella carità».

Il Santuario con l’icona della Madonna di Pompei

Quest’ultima è dunque la parola chiave per la nostra vita: «È la carità una strada aperta anche per noi, oggi – sottolinea il cardinale Marcello Semeraro -, mentre ci domandiamo “Come e da dove riprendere, dopo questa dolorosissima fase della pandemia?” Io penso che dovremo ricominciare dalla stessa carità da cui partì il beato Bartolo Longo. È la carità la via nuova da cui ripartire, perché la medesima carità verso il prossimo ha, nella nostra vita di cristiani, una duplice dimensione, quella che traduce la fede e che diventa soccorso, aiuto, opera di misericordia; c’è, poi, la carità che, testimoniata da noi di fronte al mondo, è in grado di introdurre alla fede».

Lo ha spiegato il porporato, citando quello che definito uno dei più bei documenti pastorali dell’episcopato italiano, “Evangelizzazione e testimonianza della carità”: «Le multiformi testimonianze di solidarietà, servizio e condivisione con i più deboli espresse dalle comunità cristiane – denota -, proprio nella loro gratuità e apertura disinteressata, si mostrano oggi come vie privilegiate per un’evangelizzazione che interpelli anche chi è lontano e possa liberamente aggregare coloro che, senza esserne pienamente consapevoli, con le loro scelte di vita sono orientati a dire sì al Dio di Gesù Cristo».

Quindi il cardinale ha ricordato l’esempio del beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei: «Quand’egli cercava ormai la sua strada tra le vie del Signore – ricorda il prefetto per la Congregazione delle cause dei santi -, gli fu aperta la strada della carità attraverso l’incontro con il padre Ludovico da Casoria. Si indirizzò, dunque, alla via che conduceva allo storico Ospedale degli Incurabili (la “palestra di carità” del beato Bartolo Longo). Entratovi per fare del bene al prossimo, proprio lì trovò per sé stesso altri maestri di carità e da lì avviò l’opera della Nuova Pompei. La prima guida spirituale la trovò nella persona di un povero, dolorosamente segnato da una malattia deformante: il servo di Dio Francesco Majone. Accanto al suo letto la situazione si capovolgeva e lo stesso Bartolo Longo diceva che gli bastava contemplare la sua serenità, amabile e semplice, per avere un grande insegnamento. Un altro maestro di carità lo trovò nel servo di Dio Luigi Avellino, anch’egli ricoverato agli incurabili perché divenuto paralitico e col quale recitava la Novena alla Madonna di Pompei. È nei misteri di Dio che i santi s’incontrino per aprire sempre inedite vie di carità. Tra i santi che Bartolo Longo incontrò, c’è anche con don Giustino Russolillo, di cui il Papa appena lunedì scorso ha annunciato la canonizzazione. Queste vie di carità il nostro Beato le percorse fino a divenire egli stesso santo di carità».

About Davide De Amicis (3898 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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