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Droga: “È urgente tornare ad avere uno sguardo attento ai giovani”

"Negli ultimi cinque anni - ricorda il Tavolo ecclesiale dipendenze - i minori in carico al servizio sanitario per problemi di dipendenza sono raddoppiati, ma è purtroppo altrettanto vero che l’intero sistema di cura e riabilitazione per le dipendenze patologiche è scritto per altri, o meglio per un’altra epoca, quella della fine degli anni Ottanta"

Lo ha denunciato il Tavolo ecclesiale dipendenze, riunitosi in occasione dell’odierna Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di sostanze stupefacenti 2021

Si è costituito ieri, in occasione dell’odierna Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di sostanze stupefacenti 2021, il Tavolo ecclesiale dipendenze costituito presso la Caritas Italiana, a cui partecipano Fict, Cnca, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità Casa dei Giovani, Salesiani per il sociale Aps, Cdo Opere sociali, Comunità Emmanuel, Comunità di Sant’Egidio e Nuovi Orizzonti, per lanciare un messaggio preciso: «È tempo di sogni. Costruiamo il futuro con i giovani. È passato più di un anno da quando il mondo che conoscevamo è stato stravolto da questa pandemia e i nostri ragazzi si sono trovati improvvisamente esposti a solitudine e a sofferenza impreviste – osservano le associazioni aderenti al Tavolo -. La pandemia ha ulteriormente messo ai margini della società i giovani e i più fragili, ha fatto emergere l’aumento dei casi di ragazzi con disturbo psichiatrico e il ricorso alle cure farmacologiche. Ma il ritardo più grave che i nostri ragazzi stanno accumulando è proprio nell’area relazionale. L’isolamento, la paura del futuro, lo sgretolarsi delle certezze, la tensione in famiglia, ma anche a volte la semplice noia, sono tutti fattori ansiogeni e di stress che hanno prodotto nei giovani un aumento di comportamenti da consumo a rischio, con l’incremento dell’abuso di psicofarmaci e di alcol, soprattutto nelle fasce di età più giovani. Nello stesso tempo, però, non dobbiamo dimenticare che i ragazzi hanno sguardi innovativi sulla società e sulle sue problematiche: ad esempio, una maggiore sensibilità ambientale, una maggiore capacità di condivisione, una propensione a utilizzare la tecnologia come strumento per affrontare le questioni. E hanno dimostrato più volte di saper gestire il protagonismo sociale con intelligenza e innovazione».

E i giovani non vanno lasciati soli: «Riteniamo – come adulti e come educatori – di avere la responsabilità di essere accanto ad adolescenti e giovani nel pensare e affrontare le fatiche e gli eventi della vita, senza favorire rimozioni e senza anestetizzare il negativo. Il compito di educare si traduce nel coraggio di consegnare risorse e ragioni per vivere e di accompagnare in un’avventura generativa non solitari. Il compito di educare si traduce nel coraggio di consegnare risorse e ragioni per vivere e di accompagnare in un’avventura generativa non solitaria. L’educazione non è azione sulle persone, ma con le persone, promozione della libertà e della responsabilità, stimolazione di processi reali di autonomia, promozione di nuove forme di partecipazione diretta e di cittadinanza attiva. Credere nell’unicità delle storie, delle esperienze e delle difficoltà di ognuno. C’è un’urgenza di vita nei giovani, che spesso diventa un grido per combattere la noia o l’apatia che a volte li attanaglia, in ricerca di risposte grandi come il desiderio del loro cuore. Difficilmente gli esseri umani, e a maggior ragione i giovani, riescono a stare in una condizione in cui il loro grido si perde nel vuoto. In questa attesa si aprono due strade: una è la ricerca di luoghi e persone che aiutano a trovare le risposte al grido, l’altra si accontenta di cercare luoghi e persone che ti aiutano a distrarti, a non pensare. Noi vogliamo aiutare a pensare».

Secondo il Tavolo ecclesiale dipendenze, l’accompagnamento dei giovani da parte degli adulti, può essere riassunto con tre verbi, suscitare, prendere sul serio e ricordare: «Perciò – aggiunge il Tavolo -, chi accompagna deve invitare il giovane a sognare, deve suscitare il desiderio di guardare più in là. La realizzazione dei sogni passa attraverso il duro esame di realtà e ha come ingredienti la pazienza, la tenacia, il sacrificio. Non di rado i giovani ci partecipano i loro sogni. Si espongono con tremore e coraggio insieme; sono confidenze “sacre”. Sono desideri del cuore, proiezioni in avanti ed è compito degli adulti prenderli sul serio, accoglierli con partecipazione». Non è poi mancato un riferimento biblico “L’adulto che accompagna ricorderà ai giovani le luci che hanno colto in passato ma che le nuvole ora coprono, ricorderà loro sempre Isaia (40,30). Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi”.

Quindi il Tavolo ecclesiale dipendenze, ha rivolto un appello all’opinione pubblica: . C’è bisogno di un nuovo patto sociale e generazionale che consenta di generare quella coesione sociale che è alla base delle possibilità di sviluppo di ciascuna comunità locale. Perché il futuro non è altro che il frutto delle possibilità che si costruiscono nel presente. La crisi pandemica sta contribuendo ad acuire le disuguaglianze sociali tra generazioni, generi, territori, fasce sociali. Il costo del debito contratto per far fronte all’emergenza sanitaria e sociale ricadrà prevalentemente sulle giovani generazioni e rischia quindi di peggiorare ulteriormente la situazione. È necessario un intervento forte di riequilibrio delle risorse e di contrasto a tutte le forme di povertà (economica, educativa, relazionale…), al fine di consentire l’esercizio della corresponsabilità dei giovani e la tenuta del sistema sociale. Rimettere i giovani al centro del progetto di Paese è urgente e necessario non solo per una questione di equità sociale, ma anche perché i giovani – tutti i giovani e non solo pochi supereroi – hanno sguardi innovativi sulla società e sulle sue problematiche: ad esempio, una maggiore sensibilità ambientale, una maggiore capacità di condivisione, una propensione a utilizzare la tecnologia come strumento per affrontare le questioni. Per costruire oggi il futuro insieme con loro, è necessario un lavoro strutturale e capillare nelle comunità locali, in termini di infrastruttura sociale».

Un altro appello, composto da cinque priorità, Caritas Italiana, Fict, Cnca, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità Casa dei Giovani, Salesiani per il sociale Aps, Cdo Opere sociali, Comunità Emmanuel, Comunità di Sant’Egidio e Nuovi Orizzonti l’hanno rivolto alle istituzioni: «Riscrivere immediatamente – invitano-, in modo condiviso con tutti gli attori del sistema, il modello di intervento, ricostruendo i luoghi del confronto, iniziando dalla Conferenza nazionale sulle Droghe attesa ormai da più di 11 anni. Negli ultimi cinque anni i minori in carico al servizio sanitario per problemi di dipendenza sono raddoppiati, ma è purtroppo altrettanto vero che l’intero sistema di cura e riabilitazione per le dipendenze patologiche è scritto per altri, o meglio per un’altra epoca, quella della fine degli anni Ottanta».

Quindi le altre quattro priorità: «Ricostruire al più presto – rilancia il Tavolo ecclesiale dipendenze – i luoghi della relazione per e con i nostri giovani, garantendo sin da subito percorsi educativi strutturati e in presenza, capaci di restituire ai ragazzi, almeno in parte, il tempo perduto. Accompagnare le famiglie, supportandole per attraversare questo periodo d’ombra caratterizzato dalla mancanza di certezze e quindi di incapacità a fornire risposte educative coerenti ai nostri figli. Occorre poi fornire un adeguato accompagnamento e sostegno alle strutture educative specialistiche, diurne e residenziali, che si occupano di minori con dipendenze, con problemi comportamentali e con patologie psichiatriche, che in questa fase hanno dovuto approntare, nel silenzio e nell’abbandono generale, percorsi educativi-riabilitativi capaci di tenere conto delle mutate esigenze e dell’emergenza sanitaria. Infine, serve sviluppare in modo diffuso una qualificata rete di prossimità nei luoghi del consumo, dell’abuso della dipendenza con équipe territoriali capaci di ascolto, counseling, accoglienza e presa in carico precoce, come già previsto nei Livelli essenziali di assistenza, ma ancora disatteso nel nostro Paese».

About Davide De Amicis (4172 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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