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A Roma la Delegazione ortodossa per la solennità dei santi Pietro e Paolo

"Non è forse giunta l’ora in cui dare, con l’aiuto dello Spirito, slancio ulteriore al nostro cammino per abbattere vecchi pregiudizi e superare definitivamente rivalità dannose?"

Le parole di Papa Francesco e l’intervista del Metropolita Emmanuel nel cammino verso l’unità

Domani, martedì 29 giugno alle ore 9:30, il Santo Padre Francesco presiederà la Santa Messa nella Basilica Vaticana in occasione della solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, patroni della città di Roma. Nel corso della celebrazione, verranno benedetti i palli – la striscia circolare con pendente anteriore e posteriore, tessuta con lana bianca e ornata di sei croci nere – destinati agli Arcivescovi Metropoliti nominati durante l’anno, i quali la indosseranno sulle spalle per simboleggiare la loro unione al Sommo Pontefice.

La Santa Sede ha annunciato che ieri è giunta a Roma una Rappresentanza del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli «nel quadro del tradizionale scambio di Delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea». I tre prelati ortodossi – Metropolita di Calcedonia Emmanuel, il Metropolita greco ortodosso di Buenos Aires Iosif e il Diacono Barnabas Grigoriadis – che domani prenderanno parte alla celebrazione eucaristica, sono stati ricevuti stamattina da Papa Francesco.

«Lo scambio annuale di delegazioni tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli per le feste dei rispettivi Patroni è un segno della comunione reale, anche se non ancora piena, che già ci lega. – ha esordito il Pontefice nel discorso di benvenuto – Sono vivamente grato a Sua Santità Bartolomeo e al Santo Sinodo che hanno voluto inviarvi tra noi e vi ringrazio per la gradita visita».

Francesco ha poi fatto riferimento al tempo presente – specialmente alla pandemia – conducendo una breve riflessione sul senso e sulle opportunità poste dalla crisi. In particolare, il Papa ha contestualizzato le proprie riflessioni nel campo del dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi. «Prendere sul serio la crisi che stiamo attraversando significa dunque, per noi cristiani in cammino verso la piena comunione, chiederci come vogliamo procedere. Ogni crisi pone di fronte a un bivio e apre due vie: quella del ripiegamento su sé stessi, nella ricerca delle proprie sicurezze e opportunità, o quella dell’apertura all’altro, con i rischi che comporta, ma soprattutto con i frutti di grazia che Dio garantisce».

«Cari fratelli, non è forse giunta l’ora in cui dare, con l’aiuto dello Spirito, slancio ulteriore al nostro cammino per abbattere vecchi pregiudizi e superare definitivamente rivalità dannose? – ha chiesto il Santo Padre – Senza ignorare le differenze che andranno superate attraverso il dialogo, nella carità e nella verità, non potremmo inaugurare una nuova fase delle relazioni tra le nostre Chiese, caratterizzata dal camminare maggiormente insieme, dal voler fare reali passi avanti, dal sentirci veramente corresponsabili gli uni per gli altri? Se saremo docili all’amore, lo Spirito Santo, che è l’amore creativo di Dio e mette in armonia le diversità, aprirà le vie per una fraternità rinnovata».

Il Metropolita di Calcedonia Emmanuel, capo della delegazione ortodossa, ha rilasciato un’intervista a VaticanNews, soffermandosi sugli impegni condivisi da Papa Francesco e dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, che emergono con chiarezza dalle ultime due enciclice Laudato si’ e Fratelli tutti.

Il prelato ha detto di guardare con attenzione al Sinodo dei Vescovi del 2023, che avrà come tema: Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione. «Oso vedere nella scelta di questo tema uno dei frutti delle nostre relazioni ecumeniche. Infatti, non è certo un caso che i più recenti documenti della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa si siano occupati, fin da Chieti nel 2016, dell’articolazione tra sinodalità e primato».

Sempre riguardo al cammino di unità tra Roma e Costantinopoli, il Metropolita Emmanuel ha fatto riferimento al 2025, quando si celebreranno i 1700 anni del Concilio di Nicea. In quell’anno coincideranno le date della Pasqua per i cristiani, che pur essendo calcolate con la stessa formula – introdotta appunto dal Concilio di Nicea – utilizzano due calendari differenti – il gregoriano per i cattolici e il giuliano per gli ortodossi – potendo provocare differimenti tra i festeggiamenti della Pasqua fino a cinque settimane. «La questione della celebrazione comune della Pasqua si impone gradualmente come una questione ecumenica di prim’ordine. Infatti, come possiamo testimoniare la verità del mistero che sta al cuore della testimonianza del cristianesimo se rimaniamo divisi su questo tema? Credo che il Giubileo che è alle porte dovrebbe invitarci a riflettere sulle nostre pratiche liturgiche nel rispetto dell’integrità del corpo di Cristo. Celebrare la Pasqua la stessa domenica in tutto il mondo cristiano su questa base storica conciliare sarebbe un potente messaggio di testimonianza e riconciliazione».

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Classe 2000, è di Torre de' Passeri. Dopo la maturità scientifica con lode, ha conseguito, con lode e menzione di merito, il titolo di dottore magistrale in giurisprudenza. È attualmente dottorando di ricerca in Diritto civile. Da giugno 2022 è iscritto all'Albo dei Giornalisti, elenco Pubblicisti.