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Covid-19: “11 milioni di ragazze rischiano di non tornare più a scuola”

È necessario che i capi di Stato e di Governo del G20 diano priorità all’istruzione nei loro piani di ripresa: «Incrementando gli investimenti – continua Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia - per colmare il gap tra le ragazze e i loro coetanei maschi, sostenendo al contempo il loro diritto ad una partecipazione significativa alla vita pubblica. Occorre dare una risposta immediata ai 132 milioni di bambine che già prima della pandemia non avevano la possibilità di andare a scuola e alle tante altre che, nell’ultimo anno, si sono aggiunte a questo esercito silenzioso e sterminato"

Lo ha denunciato Save the children, partecipando al Summit Women 20 che si è svolto a Roma dal 13 al 15 luglio

Gli effetti del Covid-19 si misurano ben oltre lo stato di salute delle persone privando, a causa delle restrizioni, gli individui dell’accesso a servizi basilari qual è l’istruzione. E a pagare sono i ragazzi, in particolare le ragazze: «A causa della pandemiadenuncia Save the Children, in occasione della partecipazione al Summit Women 20 (la tre giorni di incontri e dibattiti dedicati all’empowerment femminile, che si è chiusa ieri a Roma) -, 11 milioni di ragazze rischiano di non tornare mai più a scuola, con impatti potenzialmente devastanti sulla loro salute, sulla loro sicurezza e sul loro benessere. La perdita dell’opportunità di ricevere un’istruzione, espone bambine e adolescenti al rischio di sfruttamento del lavoro minorile, matrimoni e gravidanze precoci, con una situazione che nell’ultimo anno è peggiorata drammaticamente. Se a livello globale, infatti, i minori dei Paesi più poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei che vivono nei Paesi più ricchi, la situazione è ancora più grave per le bambine».

Una disparità misurata ovunque, anche se in proporzioni diverse: «Anche se nei Paesi più ricchi il gap di genere è minore (le ragazze hanno perso oltre il 3% d’istruzione rispetto ai coetanei dell’altro sesso) – precisa l’organizzazione umanitaria -, bambine e ragazze restano svantaggiate. Basti pensare che alla fine del 2020, nel nostro Paese, più di 1 ragazza su 4, tra i 15 e i 29 anni, era intrappolata nel limbo dei Neet, cioè coloro che non studiano e non lavorano».

Da qui l’importanza della partecipazione dell’ente al Summit Women 20: «Essere riusciti oggi a portare la voce delle bambine e ragazze – sottolinea Save the children – e avere una sessione dedicata interamente a loro, ci riempie d’orgoglio e di speranza affinché la lotta alla discriminazione e agli stereotipi di genere, possa diventare presto un argomento centrale nell’agenda politica. Solo se si daranno opportunità alle bambine di oggi, potremo avere una generazione di donne consapevoli e protagoniste dello sviluppo sociale ed economico domani».

Daniela Fatarella, direttrice generale Save the children

Perché ciò avvenga, è necessario che i capi di Stato e di Governo del G20 diano priorità all’istruzione nei loro piani di ripresa: «Incrementando gli investimenti – continua Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia – per colmare il gap tra le ragazze e i loro coetanei maschi, sostenendo al contempo il loro diritto ad una partecipazione significativa alla vita pubblica. Occorre dare una risposta immediata ai 132 milioni di bambine che già prima della pandemia non avevano la possibilità di andare a scuola e alle tante altre che, nell’ultimo anno, si sono aggiunte a questo esercito silenzioso e sterminato. Oggi siamo qui per rappresentare ognuna di loro, per farle uscire dall’ombra, con determinazione e tenacia, quelle stesse qualità che tante dimostrano di possedere fin da piccole e che dobbiamo coltivare e rafforzare. Occorre intervenire immediatamente con azioni coordinate e strutturate a livello globale, per assicurare il diritto ad un’istruzione di qualità, garantendo alle bambine e alle ragazze le stesse opportunità educative dei loro coetanei maschi. A questo scopo è necessario delineare un preciso quadro di obiettivi e responsabilità chiari, sostenuti da un supporto tecnico e finanziario».

E in occasione del Summit Women 20 (W20), Save the Children ha diffuso le testimonianze di ragazze in Italia e in altri Paesi del mondo, le quali hanno riportato come, nella quotidianità, discriminazione e stereotipi di genere persistano ancora oggi in ogni angolo del pianeta, influenzando la loro intera vita fin dall’infanzia, violando i loro diritti, limitando le loro aspirazioni e le loro opportunità future di contribuire allo sviluppo delle comunità nelle quali vivono.

Tra le testimonianze raccolte da Save the Children, «emerge – si legge in una nota – il tema del rischio di matrimoni precoci, sfruttamento lavorativo e gravidanze in giovane età ai quali sono esposte bambine e ragazze costrette ad abbandonare la scuola. Si stima che nel mondo siano circa 650 milioni le ragazze e le donne costrette a sposarsi in minore età. I tassi più alti di matrimoni precoci si registrano nella regione dell’Africa sub sahariana, Asia Meridionale, America Latina e Caraibi. Secondo le stime, la crisi Covid-19 porterà ad un aumento del rischio di matrimonio precoce per 10 milioni di bambine e ragazze entro il 2030».

In Italia spicca il dato al termine della scuola primaria, quando «le bambine – riporta l’organizzazione – ottengono risultati in matematica mediamente inferiori di 2,5 punti rispetto ai coetanei maschi. Tra gli studenti con alto rendimento nelle materie scientifiche, solo 1 ragazza su 8 si aspetta di lavorare come ingegnere o in professioni scientifiche, a fronte di 1 su 4 tra i maschi».

Un divario che ha origine nei primi anni di scuola e che si rafforza con la scelta del liceo o della facoltà universitaria: «Tra i diplomati nei licei – riporta ancora Save the children – i ragazzi sono più presenti in quelli scientifici (il 26% di tutti i diplomati rispetto al 19% delle ragazze), mentre solo il 22% delle ragazze si diploma in istituti tecnici, quasi la metà rispetto ai maschi (42%)». Infine, secondo i dati (relativi al 2019) forniti a Save the Children dal Ministero dell’Istruzione: «Tra i diplomati nei licei i ragazzi sono più presenti in quelli scientifici (il 26% di tutti i diplomati, rispetto al 19% delle diplomate), mentre le ragazze sono più presenti nei licei umanistici-artistici (il 42% di tutte le diplomate, solo il 13% dei diplomati). E solo il 22% delle ragazze si sono diplomate in istituti tecnici, a fronte del 42% dei maschi».

About Davide De Amicis (3845 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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