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“Il futuro del mondo dipende dal fatto che ci riconosciamo fratelli”

"Popoli fratelli e terra futura sono legati indissolubilmente – conclude il messaggio finale -. Il futuro appartiene a donne e uomini solidali e a popoli fratelli. Possa Dio aiutarci a ricostruire la comune famiglia umana e a rispettare la madre terra. Davanti al Colosseo, simbolo di grandezza ma anche di sofferenza, ribadiamo con la forza della fede che il nome di Dio è pace"

È l’appello consegnato oggi agli ambasciatori del mondo dai leader religiosi al Colosseo di Roma

Papa Francesco seduto tra gli altri leader religiosi al Colosseo - Foto Siciliani-Gennari/SIR

È intenso e toccante l’Appello di pace che i rappresentanti delle grandi religioni mondiali, ebrei, cristiani, musulmani sunniti e sciiti, membri delle tradizioni buddiste e induiste, hanno consegnato nel pomeriggio, attraverso dei bambini, agli ambasciatori di tutto il mondo in chiusura dell’incontro “Popoli fratelli, terra futura”, promosso nello “Spirito di Assisi” dalla Comunità di Sant’Egidio. Un appello consegnato nella cornice suggestiva del Colosseo a Roma: «Se vedete intorno a voi le guerre – si legge nell’Appello -, non rassegnatevi! I popoli desiderano la pace. Ringraziamo tutti gli amici del dialogo nel mondo e diciamo loro: coraggio! Il futuro del mondo dipende da questo, che ci riconosciamo fratelli. I popoli hanno un destino da fratelli sulla terra».

Alla presenza di Papa Francesco, di Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al Ahzar e Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, leader politici e religiosi si sono fermati per un minuto di silenzio in memoria delle vittime di tutte le  guerre: «Nel mondo – prosegue l’Appello – ci sono tante guerre aperte, minacce terroristiche, gravi violenze. Si sta riabilitando l’uso della forza come strumento di politica internazionale. Purtroppo scompare una generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale. Così si perde la memoria dell’orrore della guerra».

Dunque, i rappresentanti delle religioni nel mondo si dicono preoccupati: «I popoli soffrono – ammoniscono -. Soffrono i profughi della guerra e della crisi ambientale, gli scartati, i deboli, gli indifesi. Spesso donne offese e umiliate, bambini senza infanzia, anziani abbandonati. Sono soprattutto i poveri, spesso invisibili, a invocare per primi la pace. Ascoltarli fa comprendere meglio la follia di ogni conflitto e violenza. Le religioni non possono essere utilizzate per la guerra». Da qui un ulteriore monito: «Solo la pace è santa – sottolineano i leader religiosi – e nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza».

Nel messaggio finale c’è anche un appello al disarmo (perché “la proliferazione delle armi nucleari è un’incredibile minaccia”) e al rispetto del pianeta: «Popoli fratelli e terra futura sono legati indissolubilmente – conclude il messaggio finale -. Il futuro appartiene a donne e uomini solidali e a popoli fratelliPossa Dio aiutarci a ricostruire la comune famiglia umana e a rispettare la madre terra. Davanti al Colosseo, simbolo di grandezza ma anche di sofferenza, ribadiamo con la forza della fede che il nome di Dio è pace».

About Davide De Amicis (3682 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Oltre ad essere redattore del portale La Porzione.it è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa metropolitana di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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