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“La cultura è la via maestra per la pace, riappropriamocene”

"Vogliamo anche far sì - aggiunge Corrado De Dominicis, direttore della Caritas di Pescara-Penne - che questa marcia non si fermi con l’appuntamento che abbiamo vissuto, ma che ogni giorni ricordiamo di essere 'artigiani per la pace'. Ricordiamo che è importante ogni giorno lavorare e collaborare, tutti insieme, per costruire la pace"

Lo ha affermato monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, concludendo la XVII Marcia per la pace

Ieri, con un intervento tramesso da Radio Speranza e in video dalla pagina Facebook della Caritas diocesana di Pescara-Penne, è stato l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti a concludere diciassettesima edizione della Marcia per la pace diocesana dal tema “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”. Il tema, quest’ultimo, scelto da Papa Francesco per il suo messaggio in occasione della 55ª Giornata mondiale della Pace del primo gennaio scorso.

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia il suo messaggio dallo studio di Radio Speranza

E il messaggio conclusivo del presule, giunto dopo una settimana di trasmissioni curate rispettivamente dalla Pastorale giovanile, dall’Ufficio missionario, dalla Pastorale sociale e del lavoro, dal gruppo Young Caritas dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, nonché dallo Speciale “Binario 1” – condotto da Corrado De Dominicis e Giannicola D’Angelo con la partecipazione dello storico Licio Di Biase – per parlare dei pescaresi che si sono spesi per la pace, ha proprio approfondito i contenuti del messaggio del Papa: «Oserei dire che il Papa, con questo messaggio – osserva l’arcivescovo Valentinetti -, va proprio al cuore delle problematiche. Perché, in realtà, mette a fuoco alcuni elementi che sono imprescindibili e fondamentali affinché si possa costruire una civiltà che sia fondata sulla pace e non sulla divisione, non sulla contrapposizione e, peggio ancora quando questo accade fra le nazioni, sulla guerra. E il tema centrale è quello dell’educazione. Il Papa lo dice in maniera molto precisa. Oggi popoli, nazioni e realtà particolari hanno dimenticato di pensare all’opera educativa, alla crescita spirituale, culturale e umana delle nuove generazioni. E dice una cosa che fa tremare le vene nei polsi, quando afferma che “i governi pensano all’educazione più come ad una spesa, che a un investimento”. Se continueremo a camminare su questa strada, è chiaro che gli investimenti che più facili che possano pagare più a breve termine o che, apparentemente, possono essere più remunerativi sono il commercio delle armi. Anche quando questo commercio si dovesse svolgere in maniera illegale, in maniera non corretta – ammesso e non concesso che si debba pensare che il commercio delle armi possa essere legale – quando si commerciano strumenti di distruzione, che molto spesso contrabbandati come strumenti di difesa, avrei qualche riserva su questo. Ma se l’investimento, perché questo è più remunerativo, può dare guadagno non solo ai privati, ma molte volte anche alle stesse nazioni, chiaramente la cosa è ancora peggiore».

A tal proposito, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha preso ad esempio la querelle tra Italia ed Egitto in riferimento alla morte del ricercatore italiano Giulio Regeni e dello studente egiziano in Italia Patrick Zaky: «Ambedue – ricorda – dediti allo studio, alla ricerca, alla formazione. Uno ucciso barbaramente e l’altro incarcerato in un regime, quello egiziano, al quale noi – probabilmente – vendiamo delle armi. E, probabilmente, tanti ostacoli che sono stati messi per non arrivare al raggiungimento di una verità nei confronti di queste persone, possono derivare proprio da questo fatto. Due persone che si dedicano alla cultura, che vengono avviliti per interessi che sono del tutto molto particolari. Si avvilisce la cultura, si avvilisce l’apprendimento, oltre ad avvilire la verità. Dovremmo recuperare questa dimensione culturale e questa dimensione educativa e formativa. Le nuove generazioni soffrono per una mancanza non tanto di maestri, che possano dare delle nozioni, ma quanto di testimoni che siano anche dei maestri e che quindi approfondiscano le sorgenti della cultura, sia che sia una cultura umanistica, sia che sia una cultura scientifica, sia che sia una cultura di carattere direi anche artistico-musicale, politica o letteraria. Insomma, riappropriarsi delle dimensioni dell’anima che sono dentro l’educazione, che sono dentro la cultura».

Una necessità, quest’ultima, divenuta prioritaria al tempo del Covid-19: «Stiamo assistendo, di questi tempi – constata l’arcivescovo di Pescara-Penne -, a quanta diseducazione scientifica sta portando molte persone a non voler accedere ai mezzi necessari per salvaguardarci dalla pandemia. Questo significa che il livello culturale, di apprendimento – che crea anche una solidarietà tra le persone – è un livello culturale molto molto basso, per cui si approfitta anche di notizie poco attendibili e non verificate, notizie che disattendono la verità delle cose, per propalare discorsi che non uniscono la società, ma la dividono. Dunque, la cultura credo che sia la strada maestra. L’educazione, così come ci dice il Papa, “fattore di libertà, di responsabilità e di sviluppo”. Naturalmente, perché l’educazione e la cultura possano essere significativamente importanti per le persone, neanche a dirlo, la cultura e l’educazione si trasmettono a livello generazionale. Ci sono generazioni precedenti che trasmettono, con amore e disinteresse, tutto ciò che è importante per la crescita umana, spirituale e culturale della persona. E la cultura intergenerazionale è quella di chi ci precede con quella di chi viene dopo di noi e il dialogo tra queste due realtà, sicuramente, deve nutrirsi di una fiducia reciproca».

Quindi il presule ha dedicato un pensiero ai giovani: «Molto spesso – denuncia – non vengono presi sul serio, soprattutto quando si occupano di problematiche che possono – in qualche modo – creare qualche problema agli adulti. Mi riferisco alle questioni della salvaguardia del creato. Sicuramente bisogna stare attenti a discernere le strade di una verità, ma credo che i giovani – che saranno le future generazioni del domani – abbiano il sacrosanto diritto e il sacrosanto dovere di rivendicare un’attenzione maggiore su queste realtà. E forse, dissodare questo terreno duro, sterile, di un conflitto intergenerazionale che crea, inevitabilmente, situazioni di scarto non è certamente una cosa molto buona».

Infine, l’arcivescovo Valentinetti ha parlato di una cultura che poi, alla fine, promuova anche possibilità lavorative che siano coerenti con la dignità della persona: «Ecco – conclude -, su tutte queste tematiche il Papa ci richiama perché tutte esse costruiscono la pace. Queste tematiche costituiscono la verità di un mondo che è alla ricerca di un equilibrio e di una situazione di vita migliore di quella che è stata finora. Dunque, ai governati il Papa si rivolge, ma anche a quanti hanno responsabilità politiche e sociali, ai pastori, ma credo che si rivolga a tutti noi “Faccio appello affinché, insieme, camminiamo insieme su queste tre strade: il dialogo tra le generazioni, l’educazione e il lavoro, con coraggio e creatività”. Ci vogliamo unire a questo appello del Papa, lo vogliamo fare nostro e vogliamo far sì che, sicuramente, possiamo rispondere con generosità a quanto egli ci chiede e a impegnarci, come credenti, con tutti gli uomini di buona volontà. Buona Marcia per la pace!».

Corrado De Dominicis, direttore della Caritas di Pescara-Penne

E al termine dell’evento, anche il direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne – l’organismo che ha organizzato l’appuntamento – ha voluto spendere alcune parole per celebrarne la riuscita attraverso un video: «Al termine di questa diciassettesima edizione della Marcia per la pace – afferma Corrado De Dominicis -, vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito ad arricchirla con le loro riflessioni, gli uffici pastorali, il gruppo Young Caritas, il nostro arcivescovo. Ma soprattutto, vogliamo ringraziare tutti voi che ci avete seguito e che avete partecipato. Vogliamo anche far sì che questa marcia non si fermi con l’appuntamento che abbiamo vissuto, ma che ogni giorni ricordiamo di essere “artigiani per la pace”. Un po’ come con il cellulare, a volte ci serve la spia per ricordarci di metterlo in carica. Però, per farlo funzionare, quotidianamente dobbiamo ricordarci noi di metterlo in carica. E allora, non dimentichiamolo, ricordiamo che è importante ogni giorno lavorare e collaborare, tutti insieme, per costruire la pace».

About Davide De Amicis (3874 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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