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25 ucraini accolti a Castiglione: “Bel gesto di comunione e responsabilità”

"Al di là del bene che si è fatto a loro - sottolinea don Michele Cocomazzi -, sicuramente questa iniziativa ha fatto e sta facendo del bene a livello di comunità, da un punto di vista di coinvolgimento e – se vogliamo – anche di risveglio pastorale. Chi dovesse restare, alcuni certamente lo faranno e si stanno già stabilizzando, mi auguro che possono sentirsi totalmente a casa"

Lo ha affermato don Michele Cocomazzi, parroco di Castiglione Messer Raimondo, raccontando l’iniziativa di questa comunità

I profughi ucraini nella mensa allestita al palazzo di Appignano

Dall’Ucraina, in particolare dal Donbass devastato dagli ultimi e incessanti attacchi russi, fino a Castiglione Messer Raimondo nella sponda teramana dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne. É la storia di 25 profughi, per lo più madri con bambini, accolti due mesi fa da questa comunità cittadina particolarmente generosa e solidale animata dal parroco don Michele Cocomazzi che, almeno inizialmente, non pensava di aprire concretamente le sue porte a questi bisognosi: «La nostra è una piccola comunità di 2.200 abitanti – premette ai microfoni e ai taccuini di Radio Speranza e La Porzione.it e avevamo già altre situazioni da affrontare. Così, inizialmente, mi ero limitato ad organizzare una raccolta fondi in favore del popolo ucraino, che ci ha consentito di raccogliere 3.500 euro. Ma un giorno mi ha contattato il Provinciale dei Padri orionini don Giovanni Carullo, il quale mi raccontava della situazioni di difficoltà che stava vivendo con i suoi istituti sul confine polacco che, per primi, si erano resi disponibili all’accoglienza dei profughi e mi diceva che una signora appartenente alla parrocchia orionina di Roma, originaria di Castiglione, aveva intenzione di mettere a disposizione una sua casa privata – qui in paese – per accogliere una decina di questi fratelli. Una disponibilità poi venuta meno per altre problematiche personali della signora che, però, si era offerta di pagare l’affitto per ospitare i profughi ucraini in un’altra abitazione da reperire. Ma nonostante la generosità dei cittadini, non avendo loro contezza della durata della permanenza, non hanno aderito ufficialmente la proposta».

Don Michele Cocomazzi negli studi di Radio Speranza

Ma la Provvidenza ha comunque bussato alle porte del parroco di Castiglione Messer Raimondo: «Un giorno – racconta – mi è giunta la lettera dell’ultimo vivente di un’antica e nobile famiglia di Appignano, una frazione di Castiglione, con la quale metteva a disposizione dei rifugiati ucraini il palazzo gentilizio di famiglia. Un edificio agibile, nonostante i terremoti che hanno colpito l’area. A questo punto, vedendo in questa proposta un segno della Provvidenza, non mi sono sentito di tirarmi indietro in piena comunione con il nostro arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, che ha subito sposato questo progetto di accoglienza. Inizialmente gli accolti dovevano essere 10, poi sono saliti a 17, a 21 e infine ne sono arrivati 25. Quindi un po’ tutti si sono dati da fare per ripulire e allestire il palazzo per l’accoglienza, con il sostegno della Banca di credito cooperativo di Castiglione Messer Raimondo, della stessa Arcidiocesi di Pescara-Penne, con l’arcivescovo Valentinetti che è venuto in prima persona a visitare i nostri ospiti, nonché del vicario generale monsignor Francesco Santuccione e dei miei confratelli della foranìa di Castiglione. Si sono responsabilizzati un po’ tutti. É stato un bel gesto di comunione e responsabilità».

Tra gli ucraini ospitati non mancano, tra l’altro, coloro che vivono forme di disagio: «Alcuni – precisa don Michele – hanno anche disabilità psico-cognitive. Comunque gli accolti sono soprattutto madri con bambini, assistiti al meglio grazie agli operatori del Centro di riabilitazione dell’Istituto Don Orione di Pescara, i quali si recano due volte a settimana in paese per assistere i nostri ospiti con le terapie del caso. Alcuni non hanno avuto un contatto diretto con la guerra, perché la loro città non è stata direttamente bombardata, avendo scelto di partire per prudenza. E poi ci sono alcuni di loro che sono fuggiti dalla distruzione. Ad esempio c’è una famiglia, proveniente dal Donbass, che si è ricongiunta e non ha più una casa, essendo stata rasa al suolo con solo una sedia di paglia rimasta in piedi. Loro non hanno nessuna intenzione di tornare e si sono stabiliti ad Appignano e, grazie all’aiuto determinante del sindaco Vincenzo D’Ercole e dell’amministrazione comunale, gli è stato affidato un alloggio comunale vicino al palazzo dove risiedono gli altri. Di questa famiglia, un bambino di 2 anni era ricoverato presso l’ospedale pediatrico di Kiev, insieme al padre che lo accompagnava, essendo affetto da gravi patologie. Lui è stato il primo ad arrivare in Italia, grazie ad un corridoio umanitario, per essere poi ricoverato all’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Intanto poi è arrivata la madre con il resto della famiglia. Infine, una volta dimesso mi hanno rintracciato e si sono riuniti al resto della famiglia composta, oltre che dai due genitori da 6 figli. Molte donne invece, ospiti nel palazzo di Appignano, presto rientreranno in Ucraina per raggiungere i loro mariti rimasti in patria. A quanti, invece, decideranno di restare la comunità di Castiglione Messer Raimondo – con le sue piccole forze  – cercheremo di assicurare una permanenza dignitosa e anche un inserimento nella comunità».

Un’accoglienza, quest’ultima, che la comunità parrocchiale e cittadina castiglionese gestisce in maniera del tutto autonoma, soprattutto dal punto di vista economicofinanziario: «In due mesi – precisa il parroco -, non abbiamo avuto diritto a nessun contributo statale. Ma non è stato un problema, perché la generosità della comunità, dei benefattori, delle imprese locali e dei sacerdoti ci ha dato la possibilità di sopperire con grande dignità a questa mancanza. Forse, nel proseguo, ai nostri fratelli ucraini spetterà direttamente l’indennità di autonoma sistemazione, ma la carità è tale quando ti coinvolge direttamente. È troppo facile fare la carità con il denaro altrui, benché su questo sono molto felice perché la generosità del mio popolo non si smentisce mai».

Gli abitanti di Castiglione all’opera per allestire il palazzo che accoglie gli ucraini

E i profughi ucraina, dal canto loro, apprezzano l’impegno profuso dalla comunità parrocchiale e cittadina di Castiglione Messer Raimondo: «Bisognerebbe chiedere a loro come sta andando – sorride don Michele -, anche se comunichiamo con i traduttori dei telefoni non conoscendo la lingua ucraina (per quanto ogni sera una maestra in pensione di buona volontà, va da loro a fargli due ore di scuola per introdurli un po’ e alcuni dei bambini sono stati già inseriti nell’Istituto comprensivo della Valle del Fino), ma per quanto ci è noto possiamo capire che sono molto felici. Lo dico con orgoglio, visto che spesso si sente dire male della Chiesa e dei preti, perché tutta la comunità cristiana si sta impegnando in modo che a loro non manchi nulla. Anzi, c’è stata una gara di raccolta di indumenti, lenzuola, stoviglie. C’è chi ha donato letti, armadi, tavoli, sedie. Vivono in una situazione dignitosissima, anche perché questo antico palazzo ha una veranda stupenda che si affaccia sulla vallata del Fino e ha un ampio parco ad esso riservato».

Quindi, ora la speranza è che questi profughi ucraini, come tutti gli altri, possano riprendere in mano la propria vita: «L’auspicio – conclude il parroco di Castiglione Messer Raimondo – è che la maggior parte di loro possa tornare a casa, se non altro perché lì sono conservati gli affetti, c’è il resto della famiglia che non è potuta sfollare e c’è, credo io, anche il desiderio di ciascuno di continuare la propria esistenza. Ma affinché questo si possa concretizzare, l’auspicio è quello di vedere presto l’alba della pace, della serenità per questa nazione così martoriata dalla guerra. E come parroco devo dire che sono felice di questa esperienza, perché un po’ tutti si sono sentiti coinvolti, è stata una bellissima esperienza di carità locale e anche ecumenica, visto che gli ospiti sono in parte cattolici di rito greco-bizantino, ortodossi e c’è anche una famiglia di battisti. E al di là del bene che si è fatto a loro, sicuramente questa iniziativa ha fatto e sta facendo del bene a livello di comunità, da un punto di vista di coinvolgimento e – se vogliamo – anche di risveglio pastorale. Chi dovesse restare, alcuni certamente lo faranno e si stanno già stabilizzando, mi auguro che possono sentirsi totalmente a casa. La gente abruzzese, forte e gentile, non smentisce mai il desiderio e soprattutto l’impegno nell’accoglienza. Sono sicuro che tutti i parrocchiani continueranno nel loro impegno per dare la possibilità a questa gente di potersi sentire in famiglia, come di fatto già è».

L’intervista rilasciata da don Michele Cocomazzi a Radio Speranza
About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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