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Festa di San Cetteo: “Desiderio di una normalità che vogliamo vivere”

"Noi confidiamo, come Chiesa - auspica monsignor Valentinetti -, che voi giovani possiate essere i nuovi evangelizzatori. La Chiesa che sfiderà il primo secolo del terzo millennio del Cristianesimo siete voi. Non è tanto importante la realizzazione che farete, ma quanto la certezza che se vivrete – se vivremo – con questo spirito, il vostro, il nostro nome sarà scritto nel cielo e sarà l’Avvento del Regno del Signore"

L’ha affermato sabato l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la messa solenne in onore di San Cetteo

L'arcivescovo Valentinetti presiede la processione dell'effige di San Cetteo

Dopo due anni di stop, dovuto alla pandemia, sabato 2 luglio per la comunità diocesana di Pescara-Penne è stato un bel momento di normalità poter tornare a celebrare San Cetteo – patrono di Pescara e della sua arcidiocesi – nella sua festa popolare estiva, che nel pomeriggio ha avuto inizio con la processione sul fiume del busto ligneo del santo issato a bordo della motonave “Sansalito” dalla golena sud del fiume. Sulla stessa imbarcazione sono salite le autorità, a partire dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, dal vicario generale dell’arcidiocesi e abate di San Cetteo monsignor Francesco Santuccione e dal sindaco di Pescara Carlo Masci. Un corteo di barche, quello organizzato dal Circolo nautico Porto antico, che ha solcato le acque del fiume – un tempo evangelizzato dall’attuale santo patrono – fino alla foce per poi spingersi in mare dove sono state lanciate due corone di fiori in memoria dei caduti e il presule ha impartito la benedizione al fiume e alla città. Una processione, scandita dalla musiche suonate dal Complesso bandistico Città di Chieti, che una volta rientrata il Cattedrale ha lasciato spazio alla santa messa presieduta dall’arcivescovo Valentinetti.

La statua di San Cetteo nella processione sul fiume

Una liturgia segnata non solo dai festeggiamenti del santo patrono, ma anche dal sacramento della Cresima impartito su di un gruppo di giovani provenienti dalla parrocchia del Santissimo Crocifisso di Villaggio Alcyone a Pescara, diretta dal parroco don Antonio Del Casale: «“Rallegratevi con Gerusalemme” – esordisce il presule nell’omelia -. Questa sera ci rallegriamo ed esultiamo innanzitutto perché, nonostante la pandemia faccia ancora sentire i suoi morsi, siamo riusciti a riaprire una festa popolare, così come in tante parrocchie in onore dei nostri santi. È un segno di desiderio di vita normale che vogliamo vivere, vogliamo sperimentare. Ma questa sera, in modo particolare, questa festa si corona della presenza di voi, carissimi ragazzi, carissimi giovani che vivete il sacramento della Confermazione. La gioia è soprattutto vostra, perché sentirete la forza e la potenza dello Spirito Santo. Quando quest’ultimo è sceso su Maria e gli apostoli nel cenacolo, ci fu un rombo di tuono fortissimo e lingue di fuoco che si posavano sulle teste dei discepoli. Questa sera non vedremo nulla di tutto questo, né rombo di tuono – il tempo è molto bello – né lingue di fuoco, ma ci sarà un segno: l’olio del Crisma che ungerà la vostra fronte. Quello sarà il momento in cui esternamente sarà la significazione che lo Spirito Santo prende dimora nella vostra vita. Veramente lo Spirito Santo è già venuto nel giorno del Battesimo. Voi non ve lo ricordate, ma già una volta siete stati unti sulla fronte con l’olio del Crisma».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

A questo punto, l’arcivescovo Valentinetti si è chiesto la motivazione alla base dell’insistenza della Chiesa nella comunicazione dello Spirito Santo a coloro che vogliono mettersi alla sequela di Gesù Cristo: «Perché dobbiamo renderci conto in maniera molto chiara – spiega -, alla luce del Vangelo che abbiamo ascoltato, che il Signore ci chiama ad essere suoi discepoli e apostoli. Non è solo il vescovo discepolo o apostolo del Signore, non solo i presbiteri e i diaconi che questa sera fanno lieta corona a questa celebrazione. Tutti siamo discepoli e apostoli mandati dal Signore in una nuova inventiva di evangelizzazione. Mi sono sempre domandato perché Gesù, dopo aver costituito i 12, ne costituisce altri 72 per mandarli a due a due, davanti a sé, in ogni città e luogo dove stava per recarsi. L’evangelizzazione che avevano messo in atto fino a quel momento non era sufficiente. Era un’evangelizzazione sì, ma forse bisognava fare di più. I nostri tempi non sono diversi da quelli di Gesù. Dobbiamo avere una nuova inventiva di evangelizzazione, dobbiamo inventare anche noi nuovi metodi di evangelizzazione così come Gesù ha inventato un nuovo metodo, quello dei 72, e in questo vi dovete sentire coinvolti perché né con la responsabilità di un ordine sacro, né con la responsabilità di un ministero istituito, ma unicamente con la forza del Battesimo e della Cresima e la potenza dello Spirito Santo sì. Noi confidiamo, come Chiesa, che voi giovani possiate essere i nuovi evangelizzatori. Il vostro parroco, in modo particolare, mi ha riferito che avete fatto una bella esperienza di fede nello scorso week-end. Un’esperienza di fede che serve per rendersi conto sempre di più di quanto sia necessaria la nostra opera di sequela del Signore e pensare che la Chiesa del domani è vostra. La Chiesa del domani, la Chiesa che sfiderà il primo secolo del terzo millennio del Cristianesimo non è nostra, siamo tutti anziani. La Chiesa che sfiderà il primo secolo del terzo millennio del Cristianesimo siete voi».

I cresimandi con l’arcivescovo Valentinetti

Da qui l’interrogativo posto dall’arcivescovo di Pescara-Penne ai cresimandi: «Che volete fare? – la domanda – Volete seguire il Signore o volete continuare, come tanti altri vostri amici, ad essere superficiali, ad essere disimpegnati? Le vostre famiglie vi accompagnino in questo momento così particolare della vostra vita non tanto con le parole, sapete delle vostre parole questi ragazzi ne hanno quasi piene le tasche, ma dei vostri esempi no. Vogliono i vostri esempi, vogliono che siate capaci di vivere questo senso di trasmissione della fede. Con la pandemia ci siamo accorti che la trasmissione della fede si stava quasi bloccando, ma voi siete la nostra speranza. La trasmissione della fede non può bloccarsi, purché sia fatta con lo stesso stile di semplicità ed essenzialità di cui ci ha parlato la pagina del Vangelo “Andate, non portate borsa, né sacca, né sandali”. Andate e annunciate semplicemente dappertutto, senza grandi progetti, ma nella semplicità del quotidiano. Questo è il senso di questa Parola, la semplicità del quotidiano, la contiguità del quotidiano che ci fa vivere il rapporto con gli altri amici nel divertimento, nello studio, nella realtà di tutti i giorni, quanto è bello annunciare Gesù, il Signore della nostra vita. E non abbiate paura di nulla, non abbiate timore, perché i vostri nomi sono scritti nel cielo. Non è tanto importante la realizzazione che farete, ma quanto la certezza che se vivrete – se vivremo – con questo spirito, il vostro, il nostro nome sarà scritto nel cielo e sarà l’Avvento del Regno del Signore».

L’omelia dell’arcivescovo Valentinetti e il programma della festa nel servizio di Radio Speranza
La processione sul fiume di San Cetteo e la devozione popolare nel servizio di Radio Speranza
About Davide De Amicis (4190 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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