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Anziani non autosufficienti: “Legge delega va approvata entro la legislatura”

"L’anziano non autosufficiente ci ricorda che le due forme di cura, sanitaria e sociale, devono andare a braccetto - sottolinea don Marco Pagniello -. Un’altra sfida importante è sfida accogliere la diversità e la complessità. Inoltre non possiamo parlare di cura se non parliamo di inclusione. Gli anziani hanno bisogno di relazioni belle e buone. La parrocchia, il vicino di casa, deve sentire la responsabilità di questa cura"

Questo l’appello rivolto ieri dal direttore di Caritas italiana don Marco Pagniello ad un seminario, organizzato con le Acli, per agevolare l’approvazione della riforma

Don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana

Hanno aderito 52 organizzazioni, tra associazioni, sindacati, ordini professionali e non solo al “Patto per non autosufficienza” in cui si è evoluta la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti e ieri Caritas italiana e Acli, a Roma, hanno dato vita ad un seminario sul tema al fine di rilanciare l’impegno per l’approvazione della legge delega che andrà eseguita entro il 2023 affinché la riforma non venga vanificata.

Da qui l’appello del direttore di Caritas italiana don Marco Pagniello: «Approvare entro questa legislatura la legge delega per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti – esorta il presbitero -. Ma non c’è bisogno di una legge delega qualunque, bisogna tenere la barra sull’impalcatura che abbiamo condiviso dopo averla meticolosamente articolata». La preoccupazione degli aderenti al Patto, al termine della legislatura, è che non venga sprecato il lavoro fatto negli ultimi mesi, ovvero una proposta articolata per unire i livelli sanitari e sociali: «Siamo qui oggi – precisa don Pagniello – per ribadire che il discorso pubblico deve riflettere i disagi che le persone vivono nel loro quotidiano e le istituzioni devono intervenire con azioni che siano vere e proprie leve di cambiamento. Quello degli anziani non autosufficienti è un tema troppo trascurato e troppo urgente per poter rischiare di essere tralasciato ancora una volta. Dobbiamo agire ora e farlo è una responsabilità che chiama in causa tutti». Un’ulteriore spinta per la realizzazione di questa riforma è rappresentato dal Covid: «È stato per le nostre comunità – ricorda il direttore di Caritas italiana – un momento di presa di coscienza di quanto fosse diventato urgente fare qualcosa per i nostri anziani e farlo subito e bene, insieme e con competenza. L’anziano non autosufficiente ci ricorda che le due forme di cura, sanitaria e sociale, devono andare a braccetto. Un’altra sfida importante è sfida accogliere la diversità e la complessità. Inoltre non possiamo parlare di cura se non parliamo di inclusione. Gli anziani hanno bisogno di relazioni belle e buone. La parrocchia, il vicino di casa, deve sentire la responsabilità di questa cura. Per questo è importante la formazione delle nostre comunità all’animazione. La comunità deve essere protagonista e fare la sua parte».

Ma lungo il cammino dell’approvazione di questa legge delega non mancano gli ostacoli: «Ci dicono che la nostra proposta è troppo ambiziosa – riporta Cristiano Gori, coordinatore scientifico del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza -, non è realizzabile in Italia. La nostra risposta è: l’invecchiamento della popolazione e la criticità degli interventi pubblici è affrontabile senza una riforma? La legge delega va approvata dal Parlamento entro il 2023 e i decreti attuativi nel 2024. In questo momento il governo uscente potrebbe approvare un testo di delega. Sappiamo che potrebbe approvarlo e poi farla discutere al prossimo parlamento oppure può passare tutto al prossimo parlamento. L’autunno sarà fondamentale per disegnare l’impianto della riforma». Una riforma prevista dal Piano nazione di ripresa e resilienza (Pnrr), «Ma senza finanziamenti agganciati – denuncia Gori -, mentre ha bisogno di cinque o sei miliardi a regime». La proposta di legge prevede l’introduzione di un Sistema nazionale assistenza anziani dedicato agli over 65 non autosufficienti che dia risposte unitarie alle famiglie e agli anziani, unendo gli ambiti sanitario e sociale oggi disconnessi tra loro: «È necessario razionalizzare e semplificare per le famiglie ed evitare approcci ideologici – ribadisce il coordinatore del Patto per la non autosufficienza -, offrendo un appropriato mix di prestazioni, facendo durare l’assistenza tutto il tempo necessario». Tra l’altro è prevista anche la riforma dell’invalidità di accompagnamento, che oggi ammonta a 528 euro: «Questa cifra non è equa – sottolinea Cristiano Gori –. Chi sta peggio deve prendere di più. Ci può essere anche una scelta tra contributo economico o servizi alla persona individuali o organizzatiE riguardo alla residenzialità servono numeri e competenze degli operatori, strutture adeguate, integrazione con i territori».

Don Massimo Angelelli, direttore Ufficio Cei Pastorale della Salute

Un appello per l’approvazione della legge delega sulla riforma della legge sulla non autosufficienza degli anziani è giunto anche dal direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della salute Cei, don Massimo Angelelli: «Una buona legge oggi è importante e necessaria – afferma il sacerdote -. Ma bisogna fare anche una legge applicabile». A tal proposito don Angelelli ha ricordato il «disastro organizzativo in cui oggi versiamo – denuncia -, con tre filiere totalmente disconnesse che non riescono a dialogare tra loro (sanitario, socio-sanitario e sociale). Noi abbiamo bisogno di obiettivi ambiziosi perché la situazione è drammatica e complessa e molte leggi, (come la 38 sulle cure palliative), in alcune regioni sono totalmente inapplicate. E poi non si parla abbastanza di risorse umane per realizzare questi progetti; non ci sono abbastanza infermieri e medici e tante strutture no profit stanno chiudendo perché non hanno personale». Intanto le 1.370 strutture sanitarie e socio-sanitarie cattoliche (rappresentate da Aris e Uneba) si sono riunite in una fondazione per provare a dar vita a progetti comuni. A giorni, per questo, sarà lanciato un progetto per la creazione di una piattaforma che agevoli l’ingresso di infermieri extra-Ue in Italia, in collaborazione con quattro ministeri: «Abbiamo convenzionato 40 scuole di infermieri cattolici nel mondo – annuncia don Massimo Angelelli –. Potranno lavorare in Italia per 3 anni». Ma in tema di assistenza agli anziani è comunque determinante il ruolo della comunità cristiana: «Chiamata a farsi carico di questa realtà perché nessuno resti solo – ammonisce il direttore della Pastorale della salute Cei -. Bisogna mappare il territorio, conoscere le solitudini ed intervenire. Stiamo lavorando molto sui ministri straordinari della comunione formandoli alla dimensione relazionale, sperando diventino anche ministri di comunione».

Dunque, l’approvazione della legge delega sulla riforma della non autosufficienza degli anziani è un obiettivo che non può essere mancato: «Se questo testo non venisse approvato in tempo – spiega Giancarlo Penza, responsabile del Servizio anziani della Comunità di Sant’Egidio -, sarebbe davvero una sconfitta storica. Il rischio c’è, se non fosse altro per il silenzio assordante di tutti i partiti in campagna elettorale sul tema degli anziani, come se il nostro Paese non fosse il secondo al mondo per invecchiamento della popolazione. Il welfare italiano è arrivato ad un punto di svolta decisivo. Ho il sospetto che da più parti si voglia dimenticare in fretta quel che è successo in Italia tra il 2020 e oggi. La pandemia non è stata una parentesi, ma un evento rilevatore. L’età media dei decessi da Covid è di 81,3 anni, quindi si è trattata di fatto di una vera e propria strage di anziani». Penza ha poi anche dichiarato la contrarietà della Comunità di Sant’Egidio alle «politiche che favoriscono l’istituzionalizzazione come unico sbocco per gli anziani», ricordando alcuni cifre rilevanti: «Su 2,7 milioni di anziani a domicilio con situazioni di fragilità – afferma -, vengono spesi nei servizi 2 miliardi annui di investimenti sul territorio; per 280 mila anziani nelle Rsa almeno 12 miliardi di euro».

Antonio Russo, vice presidente nazionale Acli

Infine le Acli, con il vicepresidente nazionale Antonio Russo, hanno auspicato che «la campagna elettorale – conclude – tratti i temi salute e sanità, anche perché una riforma di questo tipo sarebbe trasversale alle forze politiche. Ma ci sembra che nel dibattito questa discussione non sia centrale. Noi non ci stancheremo di dire che questa riforma, dopo 30 anni, va fatta. In Italia abbiamo 14 milioni di italiani over 65 e 3 milioni non autosufficienti. Noi siamo disposti, nelle prossime due settimane di campagna elettorale, ad animare il dibattito e la discussione. È una questione cruciale che riguarda la vita dei cittadini italiani, questo è il momento per affrontarla».

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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