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“Essere sale e luce significa essere promotori di vita, non di morte”

"Al cristiano - sottolinea l'arcivescovo Valentinetti - viene chiesto di essere luce e sale per dire di no ad ogni violenza, dire di no ad ogni conflitto, dire di no ad ogni cattiveria, dire di no al commercio delle armi, dire di no a chi pensa che una guerra sia necessaria, dire di no a chi porta morte e distruzione! E se presto ogni conflitto, non solo questa guerra, non cesserà sicuramente nulla di buono sarà per l'umanità. Essere luce, essere sale, significa dunque essere promotori di vita e non di morte"

Lo ha spiegato l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la messa odierna in diretta su Rai 1 dalla chiesa dello Spirito Santo a Pescara

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia della santa messa in diretta su Rai 1

È stata una santa messa molto partecipata quella trasmessa oggi, in diretta su Rai 1, da una gremita chiesa dello Spirito Santo a Pescara. Una liturgia eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, concelebrata dal parroco don Giorgio Campili e dal vicario parrocchiale don Rocco Mincone con l’animazione liturgica del Coro diocesano – accompagnato all’organo da Andrea Di Toro Mammarella – diretto da Roberta Fioravanti, ripresa da cinque telecamere della squadra Rai Esterna 1 di Napoli dirette dal regista pescarese Simone Chiappetta, che ha curato dapprima la tradizionale cartolina con le immagini di Pescara – dal Ponte del mare alla Nave di Cascella passando per la Cattedrale di San Cetteo e la casa natale di Gabriele D’Annunzio, con alcuni versi del Vate declamati da Orazio Coclite che ha curato il commento liturgico della funzione – per poi passare alle immagini dettagliate della chiesa dello Spirito Santo con le sue caratteristiche architettoniche e artistiche, a partire dal mosaico dell’ultima cena di Guido Veroi che sovrasta l’altare.

Il coro diocesano diretto da Roberta Fioravanti

Quindi l’omelia del presule, che ha ripreso il Vangelo delle beatitudini della scorsa domenica per poi approfondire quello odierno dedicato al discorso della montagna: «Gesù ora continua nel suo insegnamento – afferma l’arcivescovo Valentinetti – e ora, a tutti i suoi discepoli, proclama “Se vivete le beatitudini voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo”. Ma che cosa può significare questo essere sale e luce? Non c’è niente di più significativo, importante per la vita dell’uomo e soprattutto per la vita degli antichi che il sale, perché poteva rendere sapore a quanto mangiava, poteva curare le ferite, poteva permettere che i cibi non andassero in putrefazione. Dunque, ciò che conserva, ciò che dà una possibilità di speranza, una possibilità di vita. Ugualmente dicasi della luce. Senza la luce del sole, senza la luce della luna, i nostri antichi non avevano la possibilità di poter capire che cosa dovevano fare e come orientarsi nel cammino. Ora c’è questa richiesta da parte di Gesù, vivere la nostra fede, il nostro essere credenti credibili come coloro che sanno dare sapore alla vita, coloro che danno la possibilità di curare, coloro che danno a tutti la possibilità di non marcire, di non perdersi, di essere semplicemente accanto, di non permettere che nulla vada perduto».

E poi c’è la luce: «La realtà – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne – che riesce a riscaldare, a indicare la strada. Una luce da seguire insieme, una strada da percorrere insieme. Una luce perché le persone siano capaci di prendersi per mano e si possa seguire la stessa luce. Del resto, Gesù aveva detto in un altro testo “Io sono la luce del mondo, la vera luce”. Dunque, l’altra caratteristica che il sale e la luce contengono è la possibilità di sciogliersi per il sale e la possibilità di consumarsi per la luce. Il sale si scioglie, la candela si consuma, perfino il sole si sta gradatamente e lentamente consumando. Sta consumando la sua luce e il suo calore».

Ma l’incarnare, da parte dei credenti, questi due caratteristiche può celare un rischio: «Il cristiano che ascolta queste parole – ammonisce monsignor Tommaso Valentinetti – può avere un moto di arroganza personale, quasi a dire allora “Io sono luce del mondo, io posso illuminare, io posso essere ciò che deve dare sapore”. Quasi con una protervia che, in qualche modo, non conosce confini e quanta esperienza di questa triste realtà ne stiamo facendo nei nostri tempi! Ma il Signore non intendeva certamente tutto questo, il Signore intendeva la capacità di vivere questa dimensione della vita con la coscienza che progressivamente dobbiamo nasconderci nel mondo, nasconderci nella storia, stare dentro le vicende dell’umanità, perché a queste si possa dare pieno significato, amore pieno, perché incontrano Lui, il Signore, soprattutto Lui, Gesù, la luce del mondo. Infatti, la pagina del Vangelo ci dice che questo nostro essere sale e luce non bisogna mai considerarlo un cammino scontato. È un cammino che deve sempre crescere. Essere luce e sale perché glorifichino il Padre vostro che è nei cieli, non la nostra gloria, non la nostra presunzione, non le nostre conquiste, ma semplicemente la gloria del Padre che è nei cieli. Questo è il cristianesimo».

La chiesa dello Spirito Santo gremita

In seguito, facendo riferimento al libro del Profeta Isaia oggetto della prima lettura (Is 58, 7-10), il presule ha tratto alcuni spunti pratici che ogni credente dovrebbe mettere in pratica: «Quale potrebbe essere, in questo momento della storia, ancora una volta – s’interroga il presule -, il nostro essere sale e luce? Dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri e senzatetto, vestire chi è nudo, accogliere i migranti senza trascurare quelli della nostra casa. Ecco allora la luce, l’aurora e soprattutto le ferite che si rimarginano, che diventa possibile come guarigione. In questo tempo, in modo particolare, al cristiano viene chiesto di essere luce e sale per dire di no ad ogni violenza, dire di no ad ogni conflitto, dire di no ad ogni cattiveria, dire di no al commercio delle armi, dire di no a chi pensa che una guerra sia necessaria, dire di no a chi porta morte e distruzione! E se presto ogni conflitto, non solo questa guerra, non cesserà sicuramente nulla di buono sarà per l’umanità. Essere luce, essere sale, significa dunque essere promotori di vita e non di morte».

Da qui il riferimento finale alla 45ª Giornata per la vita, che ricorre oggi, dal tema “La morte non è mai una soluzione”: «Oggi è la giornata particolare in cui celebriamo e promuoviamo la vita – conclude l’arcivescovo Valentinetti -. Se vogliamo riaffermare che ogni vita, dalla nascita fino alla morte, è possibile. Sia vita accolta, sia vita benedetta, sia vita santificata, perché questa vita possa essere luce e sale del mondo. Amen».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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