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Pandemia, guerra, terremoto: “Segni escatologici per tornare al Signore”

"Questa sera, con questa musica - afferma l'arcivescovo Valentinetti -, lo dico presuntuosamente, ma lo dico con tutto il cuore, abbiamo voluto porre un segno escatologico, perché negli ultimi tempi si canterà e si canterà alla grande. E noi questa sera siamo stati un piccolo sacramento, un piccolo segno di quell'ultimo capitolo dell'Apocalisse quando lo Spirito e la sposa dicono “Maranatha, vieni Signore Gesù”"

Lo ha affermato ieri monsignor Marco Frisina, dirigendo il concerto “La via della pace” nella chiesa dello Spirito Santo

Monsignor Marco Frisina introduce il concerto "La via della pace"
Monsignor Frisina dirige il Coro e l’orchestra

È stato un tripudio di emozioni il concerto dal tema “La via della pace” dei Cori riuniti dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, con una partecipazione dall’Arcidiocesi di Chieti-Vasto e di Teramo-Atri e addirittura della Diocesi di Lucca, che si è tenuto ieri sera nella chiesa dello Spirito Santo di Pescara sotto la direzione del maestro monsignor Marco Frisina, fondatore e direttore del Coro della Diocesi di Roma, nonché compositore di colonne sonore e musica sacra.

Il pubblico che ha gremito la chiesa dello Spirito Santo

Un concerto, presentato dalla direttrice dei Cori riuniti dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne Roberta Fioravanti, tenuto al termine di una giornata di corso dedicato proprio ai coristi giunti da tutta la regione ecclesiastica Abruzzo-Molise, e non solo, organizzato da Federcori, in collaborazione con l’Associazione cori d’Abruzzo e con la Federazione italiana direttori di coro, con il patrocinio del Comune di Pescara e della Chiesa di Pescara-Penne: «Un coro – sottolinea Frisina – composto da diverse parrocchie e addirittura da diverse diocesi. Questo è il miracolo della musica che vogliamo vivere insieme, meditando sul grande tema della pace. Un tema che sta a cuore a tutti, anche perché siamo storicamente presi dall’urgenza di questa realtà che è il mondo, così sconvolto, così terremotato in tutti sensi, non solo per la terribile situazione del terremoto (in Turchia e Siria), ma anche terremotato a livello spirituale, a livello umano. É come se il Signore ci stesse donando dei segni escatologici come la pandemia, la guerra, il terremoto. Tutti questi elementi che troviamo nei libri biblici e che sono un segno con cui il Signore vuole ricordarci di tornare a Lui, di comprendere il valore della pace, della fraternità oggi, del Vangelo dell’amore, del perdono, della misericordia, questi valori che stiamo smarrendo. Allora questa sera iniziamo proprio il nostro itinerario che faremo attraverso i brani che ascolterete. Iniziamo proprio con un salmo, che ci ricorda quanto è bello vivere insieme come fratelli. È il salmo in cui viene ricordata la bellezza della comunione fraterna, che è come l’olio di Aronne che scende sull’orlo della veste, sia come una consacrazione, una vera consacrazione, ed è come la rugiada che feconda la terra arida. Ecco la bellezza del vivere insieme».

L’arcivescovo Valentinetti con monsignor Marco Frisina

Al termine del concerto, durato oltre due ore, è stato l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti a rendere grazie per questa grande giornata: «Un ringraziamento per due motivi – spiega il presule -. Il primo perché attraverso la lezione di oggi pomeriggio e questo concerto, ci ha fatto sperimentare e capire quanto sia importante il canto liturgico nella celebrazione eucaristica e come debba essere eseguito e debba essere vissuto all’interno della celebrazione. E siccome ci ha fatto cantare, ci ha fatto capire ancora una volta che l’Assemblea deve cantare. L’Assemblea deve cantare, il coro deve aiutare, questo ci manca, bisogna dire la verità. Ma l’altro aspetto, per cui lo ringrazio, è perché questo concerto è per la pace. Quella pace di cui abbiamo tanto bisogno e di cui sentiamo la necessità. Il Vangelo di oggi (di ieri, per chi legge) ci ha detto che l'”Occhio per occhio dente per dente” non porta da nessuna parte. Anzi, ci ha detto che “A chi ti dà uno schiaffo su una guancia, tu porgi anche l’altra”. Quindi armi contro armi, offerte di armi contro offerte di armi, dire che la guerra è necessaria. E, l’abbiamo sentito nella “Pacem in terris”, è scritto “Alienum a ratione”, cioè tradotto “La guerra è roba da pazzi”. Però Monsignor Frisina ci ha detto che questi sono segni escatologici, la pandemia, il terremoto, la guerra. Quando sentite parlare di guerre, pestilenze, non vi spaventate, non temete, non è ancora il tempo, però sono segni escatologici. Ma noi questa sera con questa musica, lo dico presuntuosamente, ma lo dico con tutto il cuore, abbiamo voluto porre un segno escatologico, perché negli ultimi tempi si canterà e si canterà alla grande. E noi questa sera siamo stati un piccolo sacramento, un piccolo segno di quell’ultimo capitolo dell’Apocalisse quando lo Spirito e la sposa dicono “Maranatha, vieni Signore Gesù”. Questa sera lo abbiamo ripetuto con tutta la nostra intensità e con tutto il calore del cuore e della preghiera che è sgorgata, credo, nel profondo della nostra anima. Di solito non chiedo un bis, ma un bis lo voglio chiedere. Credo di interpretare i vostri sentimenti, più che altro per ricordare quei tanti morti, quei tanti innocenti, quelle tante persone che muoiono innocentemente e che sono i disprezzati della terra di cui nessuno si ricorda. Stiamo vedendo i bambini dell’Ucraina, ma ci sono tanti bambini in Africa, in Medio Oriente, in Siria e in tante altre parti del mondo che stanno morendo».

Monsignor Frisina suona all’incontro formativo con i coristi

A margine del concerto, abbiamo intervistato monsignor Marco Frisina…

Monsignor Frisina, questo momento di formazione destinato a centinaia di coristi giunti da tutta la Regione e non solo. Cosa dire ai tanti coristi che, amatorialmente e con più o meno esperienza, animano le liturgie delle rispettive diocesi e parrocchie?

«Innanzitutto di continuare, con sempre maggiore entusiasmo, questo servizio che è un servizio di lode a Dio, ma anche di santificazione dei fratelli che trovano nei cori e coloro che li animano, nella preghiera che li accompagnano, nella lode di Dio. Soprattutto in questa Quaresima, è importante veramente svolgere questo ministero, questo servizio, con amore e umiltà e con grande entusiasmo»

Ecco, facendo un’analisi, lei gira tanto, comunque ha sentito tanto, ha visto tanto. Sappiamo animare la liturgia eucaristica. Voi liturgisti ci insegnate che la musica è fondamentale, “Chi canta prega due volte” diceva Sant’Agostino, come siamo messi?

«C’è bisogno ancora di attuare ciò che il Concilio ci chiede, ovvero la formazione. Continuare in tutte le diocesi, in tutte le comunità e a formare i cantori e formare anche le assemblee e quindi anche a dare a Dio il meglio. Il meglio che significa non solo tecnicamente, ma spiritualmente, coinvolgendo tutta l’assemblea, ossia coinvolgendo tutta la comunità cristiana. Il canto è un diritto di tutti i cristiani e in questo cammino sinodale che abbiamo intrapreso, capire che si cammina insieme cantando anche, cantando».

Quindi il canto, il canto liturgico, la musica sacra, può diventare un elemento di sinodalità, di unione, di compattezza?

«Certo come lo è nella liturgia, come lo è anche nella realtà musicale extra liturgica, ovvero è un momento che si compie insieme unendo la diversità in un’armonia superiore, che è poi ciò che risulta da un’esecuzione musicale in cui strumenti e voci diverse formano un’unica musica».

Cosa aggiunge il canto liturgico alla liturgia, qual è il suo valore e la sua importanza?

«È parte integrante dell’azione liturgica, dice il Concilio Vaticano II, proprio perché aggiunge la partecipazione emotiva cordiale e crea comunione. Ossia unisce i fedeli nella preghiera, si uniscono cantando, si dice ad una sola voce, nel Santo si dice “Unendoci a una sola voce” per cantare insieme. Questo è già un segno forte di comunione e di amore reciproco».

Qual è il segreto per animare senza esagerare? L’animazione liturgica è un qualcosa che aiuta, deve essere fatta nella maniera giusta, senza essere eccessivamente impattante. Qual è il segreto secondo lei?

«Il segreto è non esibirsi, ossia il canto liturgico non esibisce se stesso, ma è al servizio dell’azione liturgica. Quindi non deve mai debordare sull’azione liturgica, ma deve seguirla quindi e questo già fa capire che non può sostituirsi alla celebrazione stessa».

La musica può essere uno strumento per invocare la pace a questa guerra?

«Io credo proprio che sia uno degli strumenti privilegiati, perché unisce e non divide, perché tutti sono capaci di comprendere il valore musicale. Questo è un linguaggio universale che unisce».

Monsignor Frisina, grande direttore di coro, grande compositore di colonne sonore, musica sacra, musica liturgica. Quali sono le prossime sfide? Perché ha scritto tanto, c’è tanta filmografia italiana che parla di lei e quali sono i suoi progetti? A cosa sta lavorando?

«Ad una nuova raccolta liturgica, alla messa che mi è stata commissionata per il Giubileo di Sant’Isidro a Madrid e tante cose solite, sia di musica sacra che di musica pura».

About Davide De Amicis (4171 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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