Cei: approvata la terza edizione italiana del Messale romano
I vescovi sono tornati a sottolineare che all’Europa unita non c’è alternativa, tornando a chiedere un’Unione più democratica e ‘leggera’: «Non ricattatoria nei confronti dei Paesi più deboli – precisa il comunicato della Cei -. Rispetto a un clima di paure e chiusure – riflesso nella polarizzazione ideologica che attraversa le stesse comunità ecclesiali, ci si è ritrovati a rivitalizzare, con il dialogo e la presenza nel dibattito pubblico, il patrimonio dell’umanesimo cristiano. Un umanesimo che rimane il contributo più prezioso di cui l’Italia può essere portatrice in Europa"
I vescovi italiani all'Assemblea generale
Alla 73ª Assemblea generale della Cei, riunita nell’Aula del Sinodo della Città del Vaticano da lunedì 20 fino a ieri, è stato annunciato che Papa Francesco ha approvato la terza edizione in lingua italiana del Messale romano. Lo ha ricordato il comunicato finale diffuso a margine dei lavori. Una triplice preoccupazione è stata poi al centro degli interventi dei vescovi italiani riuniti in assemblea.
Dopo l’introduzione del cardinale presidente Gualtiero Bassetti, i presuli hanno ripreso innanzitutto la preoccupazione che si è venuta a creare con la riforma del Terzo Settore: «Si denuncia – si legge nel comunicato dei vescovi italiani – la mancanza del rispetto e della valorizzazione di quella società organizzata e di quei corpi intermedi, che sono espressione di sussidiarietà che spesso supplisce alle carenze dello Stato. Vi si riconosce anche un attacco al mondo cattolico e allo sforzo di prossimità con cui la Chiesa sostiene la speranza fattiva della gente».
Alla vigilia delle elezioni europee, poi, i vescovi sono tornati a sottolineare che all’Europa unita non c’è alternativa, tornando a chiedere un’Unione più democratica e ‘leggera’: «Non ricattatoria nei confronti dei Paesi più deboli – precisa il comunicato della Cei -. Rispetto a un clima di paure e chiusure – riflesso nella polarizzazione ideologica che attraversa le stesse comunità ecclesiali, ci si è ritrovati a rivitalizzare, con il dialogo e la presenza nel dibattito pubblico, il patrimonio dell’umanesimo cristiano. Un umanesimo che rimane il contributo più prezioso di cui l’Italia può essere portatrice in Europa; un umanesimo non selettivo, ma attento a promuovere – alla luce della Dottrina sociale – tutti i valori legati alla persona e alla sua dignità; un umanesimo che rimanda a un rinnovato impegno culturale per ridire la fede nelle categorie del presente, come per formare i giovani al servizio politico».
Tra gli altri temi portati all’attenzione dell’Assemblea, l’impegno con cui molte diocesi stanno promuovendo le unità pastorali: «Forme nuove che, nel rispetto della storia delle singole parrocchie – sottolineano i vescovi italiani – aiutano a interpretarsi e lavorare insieme».
Rimane la preoccupazione per la situazione che, con il terremoto, è venuta a determinarsi nel Centro Italia: «La Cei – scrivono vescovi ed arcivescovi d’Italia – chiede l’operatività delle ordinanze e la traduzione dei fondi stanziati in interventi concreti, anche per restituire alle comunità un luogo di culto, di riferimento e di aggregazione».
Prima dell’introduzione del cardinale Bassetti, era intervenuto anche il nunzio apostolico in Italia, monsignor Emil Paul Tscherrig, che ha ricordato come le istituzioni ecclesiali esistano in funzione della missione: «In quanto tali – chiarisce -, devono essere coinvolte in una riforma che le rinnovi, attualizzandone la metodologia e la prassi. Lo stesso accorpamento di alcune diocesi – ha spiegato – è finalizzato a dare un nuovo impeto all’evangelizzazione e a unire le forze vive di uno specifico territorio. Si tratta di un processo che necessita della collaborazione tra i vescovi delle relative diocesi, quindi l’unione di queste sotto la figura dell’amministratore apostolico, per concludere con la loro unione in persona episcopi».
