I migranti saranno redistribuiti in tutti i Paesi europei
"Accogliendo - commenta monsignor Giancarlo Perego - le forti pressioni e preoccupazioni del mondo della società civile, di fatto si è arrivati a un “Mare nostrum europeo”, considerando che e si è dovuto arrivare a quasi 2 mila morti nei primi 4 mesi del 2015, per tornare a mettere al centro delle azioni del Mediterraneo non il controllo delle frontiere, ma il salvataggio delle persone"
Migranti pronti a sbarcare
Ci sarà una redistribuzione di migranti tra gli Stati membri dell’Unione europea in base a quote prestabilite: in Italia arriveranno il 9,94% di 20 mila profughi (meno di 2 mila) che attualmente risiedono in campi profughi all’estero e che hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiati (reinsediamenti), e l’11,84% dei richiedenti asilo già presenti in Europa o che entreranno direttamente in territorio europeo.
La quota di presenza italiana sarà la terza più alta d’Europa, mentre la prima è la Germania (18,42%), seguita dalla Francia (14,17%), l’ultima il Lussemburgo (0,85%). Si defilano, invece, Regno Unito, Danimarca e Irlanda, che hanno la possibilità di non partecipare al piano di accoglienza.
Le quote di redistribuzione degli immigrati già sbarcati in Europa, ovvero per i ricollocamenti, sono state calcolate sulla base di quattro criteri: numero di abitanti del Paese Ue, Pil, numero di profughi già presenti nel Paese e tasso di disoccupazione. In Francia deve essere accolto il 14,17%, in Italia come anticipato l’11,84%, in Spagna il 9,10%, in Polonia il 5,64%.
Questa, dunque, l’Agenda adottata ufficialmente ieri dalla Commissione europea, della quale fa parte l’Alto rappresentante della politica estera Federica Mogherini che ha insistito sul collegamento e le strette relazioni che intervengono tra i fattori interni ed esterni di risposta al fenomeno migratorio: «Quella proposta – spiega la Mogherini – è un’agenda audace, con cui l’Unione vuol dimostrare di essere pronta ad affrontare la situazione disperata di coloro che fuggono guerre, persecuzioni e povertà. La migrazione è responsabilità condivisa di tutti gli Stati membri e tutti gli Stati membri sono chiamati a raccogliere questa sfida storica. Ma sappiamo che una risposta reale, a lungo termine, sarà possibile soltanto se affrontiamo le cause profonde, che vanno dalla povertà all’instabilità dovute alle guerre, fino alle crisi in Libia e Siria».
Parzialmente soddisfatta del risultato, la Fondazione Migrantes: «L’Agenda europea sull’immigrazione – commenta il direttore generale monsignor Giancarlo Perego – vede certamente significativi passi avanti, anche se ancora incerti, nel governo delle migrazioni. Accogliendo anche le forti pressioni e preoccupazioni del mondo della società civile, di fatto si è arrivati a un “Mare nostrum europeo”, considerando i limiti attuali di Frontex e Triton, e si è dovuto arrivare a quasi 2 mila morti nei primi 4 mesi del 2015 e vedere l’incapacità di Frontex e Triton di controllare il Mediterraneo, per ritornare a mettere al centro delle azioni del Mediterraneo non il controllo delle frontiere, ma il salvataggio delle persone».




