“Il processo sinodale aiuta a costruire ponti”
"La Chiesa - esorta il Papa - deve essere una voce coraggiosa per rendere il mondo un posto migliore. Spero che i differenti gruppi ecclesiali continuino a crescere come espressione della comunione nella Chiesa, usando i doni ricevuti percorso sinodale"
Papa Lone XIV - Foto: Vatican media/Sir
Ieri sera Papa Leone XIV, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, ha incontrato i partecipanti al Giubileo delle equipe sinodali e degli organismi di partecipazione. Tra queste, spiccavano le equipe sinodali delle Chiese italiane che oggi, presso l’Hotel Hergife di Roma, voteranno il documento finale nella terza Assemblea sinodale delle Chiese in Italia. Partecipa ai lavori anche l’equipe sinodale diocesana di Pescara-Penne, composta dai referenti Roberta Fioravanti, Massimiliano Petricca e Loredana Reitano.
Tornando all’incontro con Leone XIV, egli ha innanzitutto ricordato l’importanza del Sinodo: «Il processo sinodale – ricorda il Papa – aiuta a costruire ponti, e la Chiesa può essere un ponte, soprattutto tra le culture e tra le religioni. La sinodalità è un modo di essere Chiesa, di promuovere l’attitudine di ascoltarci l’uno con l’altro, con i testimoni che troviamo, uomini e donne, con i membri della Chiesa e con coloro che sono in ricerca».
Nell’ambito degli incontri, non sono mancate una serie di testimonianze tra cui una africana sulla base della quale, il Pontefice ha affidato ai delegati sinodali la prima parola-chiave “missione”: «La Chiesa – spiega il Santo Padre – ha il mandato di essere missionaria in ogni parte del mondo, fino ai confini della terra, condividendo ciò che Gesù ci ha insegnato. E la Chiesa in Africa ha molto da offrirci». A questo punto, il Sommo Pontefice ha ripreso alcune parole pronunciate dal suo predecessore: «Dobbiamo tutti prendere sul serio – ammonisce Papa Prevost – la chiamata di Papa Francesco ad ascoltare il grido della terra e a dare una risposta di fede a ciò che succede nel mondo. Non possiamo essere passivi. La Chiesa deve essere una voce coraggiosa per rendere il mondo un posto migliore. Spero che i differenti gruppi ecclesiali continuino a crescere come espressione della comunione nella Chiesa, usando i doni ricevuti percorso sinodale».
Tra i cambiamenti più urgenti da affrontare, per Papa Leone la sfida “urgente” è quella del cambiamento climatico: «Noi – osserva il Papa – siamo seduti qui a riflettere in un ambiente confortevole, ma quando sentiamo il grido urgente dei popoli per la povertà, le ingiustizie, il cambiamento climatico capiamo che non siamo qui solo per riflettere su materie teologiche, ma per rispondere a queste urgenze». E durante i lavori sinodali, non sono mancate difficoltà e incomprensioni che, per Leone XIV, possono essere superate «dando priorità alla formazione, a tutti i livelli. Dobbiamo essere chiari e sinceri sull’importanza della formazione, ad ogni livello. A volte vengono date risposte senza la necessaria preparazione e si arriva ad una conclusione che non tutti sono capaci di capire. Non corriamo tutti alla stessa velocità, bisogna essere pazienti l’uno con l’altro. Occorre chiedersi cosa fare per incoraggiare di più un’esperienza di comunione».
Citando, poi, l’esperienza della Chiesa nordamericana, il Pontefice ha osservato come quest’ultima possiede «molte strutture e potenzialità per essere sinodale: bisogna trovare vie per trasformarle in esperienze più inclusive». In seguito, il Santo Padre è tornato a parlare di speranza: «Se c’è una regione del mondo che ha bisogno di segni di speranza – ricorda -, è il Medio Oriente, e tutti noi vorremmo essere questo segno di speranza». Parlando dei credenti di quelle parti, Papa Leone ha quindi reso omaggio «al dono dell’entusiasmo, che troviamo proprio in quei cristiani della diaspora che hanno dovuto lasciare le loro case per andare in altre parti del mondo. Hanno continuato ad andare avanti, nonostante avessero perso tutto».
Da qui l’appello: «Come Chiesa – esorta Papa Leone XIV – dobbiamo essere uniti e camminare insieme per essere segni di speranza e di carità cristiana, prendendoci cura gli uni degli altri, soprattutto delle persone a cui è stato tolto tutto a causa della distruzione della guerra e dell’esistenza dell’odio tra di noi. La Chiesa orientale ha continuato ad andare avanti. Dobbiamo capire che ci sono differenze significative tra Chiese latine e Chiese orientali: rispettare le differenze è il primo passo. In ogni organizzazione, se non ci rispettiamo, non riusciamo a conoscerci a vicenda».
Infine, Papa Prevost si è soffermato su uno dei temi più divisivi e ostici dei lavori sinodali, quello legato ad una maggiore partecipazione delle donne nella vita della Chiesa: «Non è che non esistano opportunità nella Chiesa per le donne – precisa il Papa -, ma sicuramente esistono ostacoli culturali. Non tutti i sacerdoti vogliono permettere che le donne esercitino quello che può essere il loro ruolo. Ci sono culture dove ancora le donne soffrono perché non hanno gli stessi diritti degli altri cittadini. La sfida per la Chiesa, per tutti noi, è vedere come promuovere insieme il rispetto per i diritti di tutti e di tutte, come promuovere la compartecipazione di tutti secondo la loro vocazione, individuando dove si possono esercitare ruoli di responsabilità nella Chiesa. Abbiamo tanti esempi nei papi. Culturalmente non in tutti i Paesi le donne hanno lo stesso posto che hanno in Europa o negli Stati Uniti, e non possiamo semplicemente pensare che nominando una donna qui e una là le donne saranno rispettate. Ci sono forti resistenze culturali che danno problemi».
Quindi la risposta del Santo Padre a questi dilemmi: «Occorre chiedersi – afferma Leone – come la Chiesa può essere una forza di trasformazione delle culture secondo i valori del Vangelo. Purtroppo la fede è più determinata dalla nostra cultura e meno dai nostri valori evangelici. È lì che noi tutti possiamo essere forza, ispirazione, invito alle nostre nazioni e culture a riflettere sulle differenze che esistono, non solo fra uomo e donna. In molti Paesi ci sono ancora differenze secondo la classe o il rango nella società, esistono pregiudizi e discriminazioni che vanno contro il Vangelo, e noi molte volte siamo impotenti davanti a queste realtà. C’è molto da fare. La Chiesa già offre spazi per continuare questo cammino. Dobbiamo essere coraggiosi e accompagnare queste situazioni, queste realtà, perché pian piano si possano introdurre cambiamenti, trasformazioni delle culture, affinché possano essere eliminate autentiche discriminazioni e si possa dar vita a comunità dove i doni e il carisma di ogni persona siano veramente rispettati e valorizzati».
