“Le parrocchie con le porte chiuse non devono chiamarsi chiesa, ma musei!”
"Una Chiesa davvero secondo il Vangelo - spiega Papa Francesco - non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre! La Chiesa cammina in mezzo ai popoli, nella storia degli uomini e delle donne, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie: questa è la storia che conta per il Signore"
«Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente con le porte aperte, sempre!». Lo ha affermato ieri Papa Francesco nel corso dell’udienza generale tenutasi ieri mattina in piazza San Pietro, rivolgendosi ai 20 mila fedeli presenti in piazza san Pietro: «Le chiese, le parrocchie, le istituzioni con le porte chiuse non si devono chiamare chiesa, si devono chiamare musei!».
E l’alleanza tra famiglia e parrocchia, per il Papa, è cruciale: «Contro i centri di potere – invita il Santo Padre – ideologici, finanziari e politici, riponiamo le nostre speranze in questi centri – di potere no, centri dell’amore! Nostra speranza sono questi centri dell’amore, centri evangelizzatori, ricchi di calore umano, basati sulla solidarietà e la partecipazione. Anche sul perdono tra noi». Dunque, il legame tra la famiglia e la comunità cristiana è un legame naturale: «Perché la Chiesa – spiega il Pontefice – è una famiglia spirituale e la famiglia è una piccola Chiesa. La comunità cristiana è la casa di coloro che credono in Gesù come la fonte della fraternità tra tutti gli uomini».
Quindi la spiegazione: «La Chiesa – aggiunge Papa Bergoglio – cammina in mezzo ai popoli, nella storia degli uomini e delle donne, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie: questa è la storia che conta per il Signore».
I grandi eventi delle potenze mondane, a detta del Sommo Pontefice, si scrivono nei libri di storia e lì rimangono: «Ma la storia degli affetti umani – sottolinea Papa Francesco – si scrive direttamente nel cuore di Dio, ed è la storia che rimane in eterno. È questo il luogo della vita e della fede».
La famiglia, dunque, è il luogo della nostra iniziazione, insostituibile, indelebile, a questa storia: «A questa storia – aggiunge il Papa – di vita piena che finirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità nel cielo, ma incomincia nella famiglia, e per questo è tanto importante la famiglia».
Del resto, il Figlio di Dio imparò la storia umana attraverso la famiglia e percorse questa via fino in fondo: «Gesù – ricorda il Santo Padre – nacque in una famiglia e lì imparò il mondo: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica. Poi, quando lasciò Nazareth e incominciò la vita pubblica, Gesù formò intorno a sé una comunità, una assemblea, cioè una convocazione di persone”: è questo è il significato della parola chiesa».
E anche nei Vangeli, secondo il Papa, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva: «Nella Chiesa evangelica – precisa il Pontefice – troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. Si tratta di una lezione forte per la Chiesa: i discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa famiglia degli ospiti di Dio».
Da qui il compito affidato da Papa Bergoglio ai fedeli, di ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana: «La famiglia e la parrocchia – ribadisce il Sommo Pontefice – sono i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso. Rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente e c’è bisogno di una fede generosa, per ritrovare l’intelligenza e il coraggio per rinnovare questa alleanza».
Ma le famiglie, a volte, si tirano indietro dicendo di non essere all’altezza: “Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata, non ne siamo capaci, abbiamo già tanti problemi in casa, non abbiamo le forze”: «Questo è vero – ammette Papa Francesco -. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato!».
E il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo. Lo ha assicurato il Papa, che ha proseguito: «Ricordiamoci di quello che fece alle nozze di Cana! Sì il Signore, se ci mettiamo nelle sue mani, ci fa compiere miracoli. Ma quei miracoli di tutti i giorni, quando c’è il Signore in quella famiglia».
Ma naturalmente, anche la comunità cristiana deve fare la sua parte: «Ad esempio – riflette il Papa -, cercare di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali, favorendo il dialogo interpersonale e la conoscenza e la stima reciproca».
Successivamente, un nuovo invito del Santo Padre: «Le famiglie – afferma – prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità: tutti dobbiamo essere consapevoli che la fede cristiana si gioca sul campo aperto della vita condivisa con tutti, la famiglia e la parrocchia debbono compiere il miracolo di una vita più comunitaria per l’intera società».
Poi ancora un riferimento alle nozze di Cana, dove c’era la Madre di Gesù, la madre del buon consiglio: «Ascoltiamo anche noi – conclude il Pontefice – le sue parole: “Fate quello che vi dirà”, ha concluso il Papa: “Care famiglie, care comunità parrocchiali, lasciamoci ispirare da questa Madre, facciamo tutto quello che Gesù ci dirà e ci troveremo di fronte al miracolo, al miracolo di ogni giorno!”».