"Quello che vorrebbero da noi - sottolinea la professoressa Valentinetti -, non è tanto trovare risposte alle domande universali dell’uomo, ma ai loro problemi “Chi sono io?” “Perché mi sento così arrabbiato?” Loro vogliono partire dal terreno esistenziale, vogliono essere accompagnati"
"Non si vede più la frammentazione della persona del paziente, talvolta ridotto a codice sanitario – ammonisce don Massimo Angelelli -, non si vede più soltanto l’organo malato, ma la persona come una totalità unificata. Quando si incontrano due persone, il curante e il curato, nasce la vera presa in carico. Il paradosso della cura è che il paziente diventa strumento di realizzazione non solo professionale, ma di umanità e di grazia del curante"
"Questa tendenza - si legge nel rapporto - non riguarda soltanto i consumi o la fruizione dei media, ma diventa un autentico paradigma sociale, alimentato da una sfiducia nelle classi dirigenti al potere e in istituzioni di lunga durata che oggi si salda alla fede nel potenziale di emancipazione delle comunità attribuito ai processi di disintermediazione resi possibili dalla rete"
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