Accordo di pace Israele-Hamas: “Via per la pace è lunga, ma è un inizio”
"Questa prima fase ne aprirà delle altre e creerà un clima nuovo - commenta il cardinale Pizzaballa -, che aiuterà anche nella distribuzione degli aiuti. Tornare alla normalità, alla vita ordinaria, non si potrà ancora perché la situazione è disastrosa, ma è necessario cominciare a ripensarla"
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme - Ph: Cristian Gennari/Siciliani
C’è grande soddisfazione per la firma dell’accordo di pace – avvenuta nella notte in Egitto, nell’ambito dei negoziati internazionali – tra Israele e Hamas che, oltre alla fine dei combattimenti, prevede la fuoriuscita dell’esercito israeliano da Gaza e lo scambio tra 20 ostaggi israeliani vivi (rapiti e detenuti da Hamas dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023) e circa 2mila prigionieri palestinesi detenuti da Israele, nonché l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. È questa la prima fase del piano di pace.
Il primo a commentare la notizia con giubilo, ma non senza prudenza, è stato il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme: «Indubbiamente è una bella notizia – afferma il porporato -. La strada verso la pace è lunga, ma bisogna cominciare in qualche modo. Questi gesti, soprattutto la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri e il parziale, almeno iniziale, ritiro dell’esercito israeliano, danno quella fiducia necessaria per continuare. Questa prima fase ne aprirà delle altre e creerà un clima nuovo, che aiuterà anche nella distribuzione degli aiuti. Tornare alla normalità, alla vita ordinaria, non si potrà ancora perché la situazione è disastrosa, ma è necessario cominciare a ripensarla».
È sulla stessa linea anche il Anton Asfar, segretario generale di Caritas Jerusalem: «Si tratta di una grande notizia – aggiunge Asfar -. Aspettiamo con ansia i chiarimenti sui corridoi umanitari e iniziamo a costruire anime umane in Terra Santa».


