"Su circa 95 mila persone migranti - precisano i vescovi italiani -, ospitate nei diversi Centri di accoglienza ordinari (Cara) e straordinari (Cas), nonché nel Sistema nazionale di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), diocesi e parrocchie, famiglie e comunità religiose accolgono in circa 1.600 strutture oltre 22 mila migranti"
Più del significato etimologico, delle parole è importante la genealogia: esse nascono per esprimere le condizioni, le emozioni, i bisogni da cui scaturiscono. La scelta della lingua greca di avere come modo verbale l'ottativo, non esprime forse una certa concezione del desiderio e della speranza?
"Vogliamo esprimere, anche con questo gesto concreto – afferma il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei -, la prossimità della Chiesa in Italia alle tantissime persone che, a causa dell’alluvione e delle esondazioni, sono sfollate, avendo perso tutto o molto. Continuiamo a farci prossimi e a pregare per quanti, in questo dramma, hanno perso anche la loro vita"
"Integrare - spiega il sociologo Salvatore Abbruzzese - va ben al di là dell’accoglienza della popolazione immigrata, ma implica anche il recupero di un universo di cattolici lontani, debolmente o diversamente credenti, anche loro reduci da una società che ha segmentato gruppi e appartenenze, imposto la polisemia dei linguaggi, devitalizzato la famiglia come mensa comune, ma anche minandone l’unità di fondo, attraverso la reversibilità delle scelte, il primato del relativismo e quello dell’individualismo autoreferenziale"
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