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“Giovani, aspirate a cose grandi, alla santità, non accontentatevi!”

"Non spegnere la speranza con surrogati inefficaci - esorta il Papa -. Aspiriamo continuamente a un “di più” che nessuna realtà creata ci può dare. Sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio"

Lo ha affermato stamani Papa Leone XIV, presiedendo la santa messa conclusiva del Giubileo dei giovani

Pope Leone XIV presiede la santa messa - Foto: Afp/Sir

Oltre un milione di ragazzi, fin da ieri, hanno affollato l’area di Tor Vergata a Roma che ha ospitato dapprima la veglia di preghiera e infine la santa messa presieduta da Papa Leone XIV che ha concluso in bellezza il Giubileo dei giovani, iniziato lo scorso lunedì 28 luglio con una serie di appuntamenti ai quali i giovani hanno partecipato nella Capitale.

L’area di Tor Vergata gremita dai giovani – Foto: Afp/Sir

Nell’omelia del Papa è stato costante l’invito a puntare in alto: «Aspirate a cose grandi – esordisce il Pontefice -, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo. La nostra speranza è Gesù. È Lui, come diceva san Giovanni Paolo II, che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna. Teniamoci uniti a Lui, rimaniamo nella sua amicizia, sempre, coltivandola con la preghiera, l’adorazione, la comunione eucaristica, la confessione frequente, la carità generosa, come ci hanno insegnato i beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, che presto saranno proclamati santi. Vi affido a Maria, la Vergine della speranza. Con il suo aiuto, tornando nei prossimi giorni ai vostri Paesi, in tutte le parti del mondo, continuate a camminare con gioia sulle orme del Salvatore, e contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede! Buon cammino!».

Questo, in sintesi, il messaggio lasciato da Papa Leone ai giovani arrivati da tutto il mondo per vivere il loro Giubileo. Un messaggio avviato da parole di conforto e incoraggiamento, per vivere al meglio anche le difficoltà: «La fragilità – afferma Papa Prevost – non è un tabù, è parte della meraviglia che siamo. Una riflessione, quest’ultima, ispirata dall’episodio biblico dei discepoli di Emmaus e del loro incontro con il Risorto che «cambia la nostra esistenza – sottolinea il Santo Padre –, che illumina i nostri affetti, desideri, pensieri. Pensiamo al simbolo dell’erba: non è bellissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori. Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore».

I tanti sacerdoti concelebranti – Foto: Afp/Sir

Da qui l’appello rivolto ai giovani: «Non spegnere la speranza con surrogati inefficaci. Aspiriamo continuamente a un “di più” che nessuna realtà creata ci può dare. Sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito».

Quindi la citazione di Sant’Agostino, che parlando della sua intensa ricerca di Dio e pensando al cammino che aveva percorso pregava dicendo, “Tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai; e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”: «Sono parole molto belle – osserva Papa Leone in spagnolo, che riprendono quelle dette da Papa Francesco durante la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona -. Ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno una risposta semplicistica o immediata, ma invitano a intraprendere un viaggio, a superare se stessi, ad andare oltre, a un decollo senza il quale non c’è volo. Non allarmiamoci, quindi, se ci troviamo interiormente assetati, inquieti, incompleti, desiderosi di senso e di futuro. Non siamo malati, siamo vivi!».

E da questo punto di vista, il Papa ha affidato un importante insegnamento ai giovani presenti a Tor Vergata: «La pienezza della nostra esistenza – rivela Leone XIV -, non dipende da ciò che accumuliamo né da ciò che possediamo. È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere. Comprare, ammassare, consumare, non basta. Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle cose di lassù, per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, di perdono, di pace, come quelli di Cristo. E in questo orizzonte comprenderemo sempre meglio cosa significhi che la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. C’è una domanda bruciante nei nostri cuori, un bisogno di verità che non possiamo ignorare, che ci porta a chiederci: cos’è la vera felicità? Qual è il vero significato della vita? Cosa può liberarci dall’essere intrappolati nell’insulsaggine, nella noia e nella mediocrità? Negli ultimi giorni, avete vissuto molte belle esperienze. Avete conosciuto altri giovani provenienti da diverse parti del mondo e da culture diverse. Avete scambiato conoscenze, condiviso aspettative ed è iniziato un dialogo con la città attraverso l’arte, la musica, la tecnologia e lo sport. Al Circo Massimo, vi siete anche avvicinati al Sacramento della Penitenza e avete ricevuto il perdono di Dio, chiedendo il suo aiuto per vivere una vita buona».

Al termine della liturgia eucaristica, pronunciando l’Angelus, il Papa ha quindi dato la sua definizione del Giubileo dei giovani: «Una cascata di grazia per la Chiesa e il mondo intero – denota il Santo Padre -, e lo è stato attraverso la partecipazione di ognuno di voi». Quindi il Pontefice ha ringraziato i giovani «uno ad uno, con tutto il cuore», affidando ancora una volta al Signore Maria e Pascale, «le due pellegrine – ricorda il Papa -, una spagnola e l’altra egiziana, che ci hanno lasciato in questi giorni». Parlando in inglese, Leone XIV ha poi ricordato tutti i giovani che soffrono «in ogni terra ferita dalla guerra», facendo un riferimento particolare ai giovani di Gaza e dell’Ucraina: «Voi siete il segno che un mondo differente è possibile – aggiunge in spagnolo -. , con Cristo è possibile – aggiunge ancora in italiano -, con il suo amore, il suo perdono, la forza del suo Spirito».

La delegazione dei giovanio coreani – Foto: Afp/Sir

Inoltre, Papa Leone XIV ha rimandato i giovani di tutto il mondo alla prossima assise in cui li attenderà: «Dopo questo Giubileo – ricorda Papa Leone -, il pellegrinaggio di speranza dei giovani continua e ci porterà in Asia. Rinnovo l’invito di Papa Francesco rivolto ai giovani due anni fa. I giovani di tutto il mondo si ritroveranno insieme al successore di Pietro per celebrare la Giornata mondiale della gioventù a Seoul, in Corea, dal 3 all’8 agosto 2027, sul tema “Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo”. Proprio la speranza che abita nei nostri cuori, ci dà la forza di annunciare la vittoria di Cristo Risorto sul male e sulla morte. Di questo voi sarete testimoni fino ai confini della terra. Appuntamento a Seoul! Continuiamo a sognare insieme, a sperare insieme».

Terminato anche l’Angelus, Leone XIV è tornato a sorpresa sul palco – acclamato dai giovani che scandivano il suo nome – rivolgendo un saluto a braccio, per ringraziare una volta di più tutti i partecipanti, ma anche «tutti coloro – ricorda il Pontefice – che hanno lavorato questa settimana per questo appuntamento. Abbiamo già dato l’appuntamento a Seoul. Un applauso ai tanti coreani presenti». Infine, il Pontefice ha rivolto un’ulteriore richiesta al milione e più di giovani presenti: «Chiedo che voi – conclude il Papa – portiate un saluto anche a tanti giovani che non hanno potuto stare qui con noi, in tanti Paesi dove era impossibile uscire. Ci sono dei posti dove i giovani non hanno potuto, per le ragioni che conosciamo. Portate questa gioia, questo entusiasmo a tutto il mondo! Voi siete sale della terra, luce del mondo: portate questo saluto a tutti i vostri amici, a tutti i giovani che hanno bisogno di speranza. Grazie di nuovo a tutti voi e buon viaggio!».

About Davide De Amicis (4766 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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