La Cei rilancia il Prestito della speranza a favore di famiglie e imprese in crisi
"Ma questa volta - annuncia il cardinale Bagnasco -, insieme al credito sociale rivolto alle persone e alle famiglie, anche il finanziamento verso le microimprese o le nuove iniziative imprenditoriali capaci di creare opportunità d’investimento e nuovi posti di lavoro"

«Con rispetto e forte convinzione, consapevoli del nostro dovere di Pastori, chiediamo ai responsabili della cosa pubblica di pensare al lavoro e all’occupazione prima di ogni altra cosa». Ha ripetuto le stesse parole pronunciate nel Consiglio episcopale permanente dello scorso gennaio, giovedì, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, per illustrare il Prestito della speranza 3.0, progetto avviato già alla fine del 2009 quando la crisi era ancora all’inizio: «Con il Prestito della Speranza, progetto di microcredito sociale, volevamo – ricorda Bagnasco – costruire un ponte per le famiglie in difficoltà, che permettesse loro di superare la crisi. Dopo questi anni di esperienza sul campo, pur tra difficoltà, con 26 milioni di finanziamenti erogati a favore di 4.500 famiglie, il Prestito della Speranza rimane in Italia la più importante esperienza di microcredito con risorse private, a sostegno delle famiglie più deboli».
Ma purtroppo, a detta il presidente della Cei, la crisi economica perdura, anche se in sede europea vi sono segnali giudicati positivi e promettenti e anche la notizia dell’approvazione da parte della Commissione europea della Legge di stabilità viene vista come un segnale incoraggiante e, nel contempo, un monito per la concreta attuazione delle riforme: «Quotidianamente – sottolinea il cardinale – tocchiamo con mano come il disagio continui a tormentare moltissime famiglie che, da tempo, non arrivano a fine mese. I nostri giovani e i meno giovani conoscono l’amara esperienza di sentirsi inutili e destabilizzati, perché privi di un’occupazione e di una prospettiva sicura».
Per non parlare di molte nostre imprese, la cui vitalità è decisiva per restituire competitività al Paese, le quali sono logorate su più fronti, quando non costrette alla resa, secondo il porporato che ha richiamato le ultime indagini Istat che indicano come l’incidenza della povertà e una diseguaglianza nella distribuzione del reddito, siano indicatori significativi di un Paese in affanno, il quale fatica a interpretare la ripresa e, quindi, a costruire il suo domani.
Così, davanti ai perduranti segnali di crisi e alle segnalazioni dei conseguenti bisogni che arrivano dal territorio grazie alle Caritas diocesane, la Cei ha ritenuto di dover rilanciare il Prestito della Speranza: «Ma questa volta – annuncia il presidente dei vescovi italiani -, insieme al credito sociale rivolto alle persone e alle famiglie, anche il finanziamento verso le microimprese o le nuove iniziative imprenditoriali capaci di creare opportunità d’investimento e nuovi posti di lavoro».
L’emergenza lavoro e la nuova occupazione rappresentano, infatti, per Bagnasco, gli obiettivi veri del Prestito della Speranza che: «Con Intesa Sanpaolo – aggiunge – per il biennio 2015-2016, auspichiamo di poter ottenere, erogando più credito e a tassi molto contenuti a famiglie e persone in temporanea difficoltà. “Fare Impresa” sarà la proposta rivolta a enti o aziende all’inizio del loro progetto o in fase di ristrutturazione, in grado quindi di attivare investimenti privati e nuovi posti di lavoro».
La Banca, dunque, erogherà quadruplicato il fondo di garanzia da 25 milioni di euro messo a disposizione dalla Conferenza episcopale italiana. Al progetto, tra l’altro, fin dal suo esordio aderisce la Caritas diocesana di Pescara Penne.