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“Serve una riforma per rilanciare una legge europea a tutela del concepito”

"Molti cittadini - rileva Casini - hanno constatato l’inutilità di tanta loro fatica, hanno avvertito come una lesione alla democrazia il fatto che un numero limitato di persone abbia potuto vanificare la richiesta di due milioni di persone senza un vero ampio dibattito e senza un voto"

L’ha richiesta all’Ue Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, per rilanciare Uno di noi: la raccolta firme per l’approvazione di una legge a tutela degli embrioni

Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la Vita

«È evidente che una riforma si impone». Con queste parole Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la vita, è intervenuto giovedì a Bruxelles a un’audizione promossa dalla commissione affari costituzionali dell’Europarlamento in vista di una revisione dell’Iniziativa dei cittadini, che è la forma di partecipazione diretta dei cittadini comunitari al processo legislativo dell’Unione, stabilita nel Trattato di Lisbona.

L’Iniziativa è stata introdotta nel 2012 e il Trattato stesso dispone una “clausola di revisione” ogni tre anni. All’incontro sono intervenuti politici europei, esperti e promotori di diverse iniziative: «Intervengo – esordisce Casini – sia come ex presidente di questa commissione nel tempo in cui fu elaborato il regolamento 211/2011, che rende operativo il diritto di iniziativa, sia come persona che ha seguito da vicino l’iniziativa One of us (l’iniziativa pro-life Uno di noi, che aveva raccolto quasi 2 milioni di firme, poi rigettata dalla Commissione il 28 maggio scorso)».

Il manifesto dell'iniziativa europea che raccolse 2 milioni di firme per la tutela degli embrioni

Il manifesto dell’iniziativa europea che raccolse 2 milioni di firme per la tutela degli embrioni

L’iniziativa chiedeva che, riconosciuta l’eguale dignità di ogni essere umano fin dal concepimento, l’Unione Europea garantisse la sua neutralità rispetto alle decisioni degli Stati coinvolgenti la distruzione di embrioni umani (sia attraverso la sperimentazione distruttiva di embrioni sia attraverso l’aborto) e che perciò stabilisca il divieto di finanziamento europeo, diretto o indiretto, di attività implicanti la distruzione di esseri umani anche se allo stato embrionale: «Come è noto – spiega l’ex eurodeputato – il 28 maggio 2014 la Commissione ha deciso di non dare seguito all’iniziativa One of us. Nella comunicazione, è omessa qualsiasi osservazione in merito alla identità umana del concepito e viene sostenuta la legalità dei finanziamenti corrisposti dall’Ue a sostegno della ricerca scientifica, che presuppone la distruzione di embrioni umani, e del sostegno economico fornito a organizzazioni che tra gli strumenti di tutela della salute sessuale e riproduttiva propongono ed attuano anche l’aborto».

Secondo Carlo Casini in tal modo è stata elusa la risposta ai cittadini europei, i quali non contestavano la legalità dell’attuale azione europea, ma chiedevano la modifica dei regolamenti, né è stata data agli organizzatori dell’iniziativa una possibilità di replica: «La Commissione – sottolinea il presidente del Movimento per la vita -, organo esecutivo, ha chiuso una procedura che avrebbe dovuto essere di carattere legislativo, cioè diretta a modificare l’attuale assetto normativo».

Inoltre, intervenendo all’audizione per la revisione della Iniziativa dei cittadini, presso la sede del Parlamento europeo, Carlo Casini ha affermato: «Lo scopo del nuovo istituto – aggiunge Carlo Casini – dovrebbe essere quello di avvicinare i cittadini all’Unione Europea, rendendola a loro accessibile, incoraggiando la loro partecipazione alla vita democratica dell’Unione e contribuendo a formare una coscienza politica europea».

Ma l’effetto causato dall’esito della iniziativa One of us sarebbe stato esattamente il contrario, secondo il giurista italiano da sempre impegnato nel Movimento per la vita: «Molti cittadini – rileva Casini – hanno constatato l’inutilità di tanta loro fatica, hanno avvertito come una lesione alla democrazia il fatto che un numero limitato di persone abbia potuto vanificare la richiesta di due milioni di persone, senza un vero ampio dibattito e senza un voto. Il rischio è che sia stato causato un allontanamento anziché un avvicinamento dei cittadini all’Europa. E tali considerazioni valgono non solo per l’iniziativa One of us, ma per qualsiasi altra iniziativa che abbia un analogo esito».

Da qui una serie di modifiche da apportare al regolamento e allo “spirito” dell’Iniziativa dei cittadini, rendendo di fatto obbligatorio un passaggio parlamentare per quelle iniziative che, superato il giudizio di ammissibilità, raccolgano il milione di firme previsto dal Regolamento attuativo: «Un’iniziativa – rilancia il presidente nazionale del Movimento per la vita – che voglia davvero avvicinare i cittadini all’Europa dovrebbe avere come conclusione obbligatoria – una volta superato il preventivo giudizio di ammissibilità e il lungo percorso rigorosamente definito che garantisce la serietà e l’ampia diffusione del consenso – un dibattito parlamentare in emiciclo, dunque non una semplice audizione, con il coinvolgimento delle forze politiche e dei singoli parlamentari che sono espressione di tutti i popoli, di cui i partecipanti all’Iniziativa dei cittadini sono una significativa frazione».

Del resto, se è ben vero che l’articolo 11 del Trattato di Lisbona configura l’Iniziativa dei cittadini come un invito alla Commissione europea a presentare una proposta appropriata: «È altresì da considerare – puntualizza Casini – che il sistema legislativo europeo affida il potere di iniziativa legislativa pressoché esclusivamente alla Commissione. Ma è altrettanto vero che forti critiche vengono avanzate a questo monopolio attribuito alla Commissione e proprio l’Iniziativa dei cittadini, potrebbe essere una prima modificazione migliorativa dell’attuale assetto e dell’attuale prassi. Potrebbe peraltro essere la stessa Commissione a sollecitare un dibattito e un voto parlamentare, accompagnando la proposta dei cittadini con un proprio motivato parere, che potrebbe essere anche di rigetto o di modificazione o di un contenuto alternativo».

About Davide De Amicis (4522 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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