“Non è l’incarico che abilita al Regno dei cieli, è la fede”
"Che il Signore - auspica monsignor Valentinetti - ci conceda un’umiltà profonda, un’umiltà senza riserve. Che ci conceda di bussare dolcemente a quella porta. Non alla porta grande, alla porta piccola - sapete, le porte molto spesso hanno una doppia porta, la porta grande e la porta piccola, la porta stretta - e vedere che il Buon Maestro ci apra e ci dice, “Vieni, servo buono e fedele”
L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia della santa messa
È stata molto emozionante e suggestiva la santa messa solenne presieduta ieri sera, nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, il quale – con il supporto del direttore dell’Ufficio liturgicio diocesano don Emilio Lonzi – ha istituito dapprima ministri straordinari e ministre straordinarie della Comunione un gruppo di laici e laiche che ora potranno distribuire l’Eucaristia a tutti i fedeli, anche agli infermi. Quindi ha istituito lettori il seminarista Luca Bulzi e l’operatore pastorale della Cattedrale di San Cetteo Enzo Di Nicola, i quali potranno ora proclamare la Parola di Dio, concentrandosi nell’evangelizzazione anche dei più giovani. Infine il presule ha istituito accoliti i seminaristi Miguel Felizardo Clementino Nguevengue e Osvaldo Simão Bumba, che ora potranno assistere vescovi, sacerdoti e diaconi nel servizio della celebrazione eucaristica oltre a, essendo loro anche ministri straordinari, distribuire l’Eucaristia ai fedeli.

Incarichi, questi ultimi, che non devono far smarrire il dono dell’umiltà in chi li riceve. È stata questa la raccomandazione rivolta dal presule fin dall’introduzione della liturgia eucaristica: «Richiamati dalla Parola di Dio a scegliere l’umiltà nella nostra vita e nella nostra esistenza – esordisce l’arcivescovo Valentinetti -, conferiamo il Ministero straordinario dell’Eucaristia ad alcuni nostri fratelli, il Ministero del Lettorato a un seminarista che sta camminando verso il diaconato e il presbiterato, nonché ad un laico di questa comunità e due accoliti che stanno camminando verso il presbiterato e l’accolitato e il diaconato. Preghiamo per loro, perché siano fedeli al Ministero che stanno per ricevere e per celebrare degnamente i divini misteri riconosciamo i nostri amici».

Un concetto, quello del rimanere umili a prescindere dall’incarico ricevuto, che l’arcivescovo di Pescara-Penne ha ribadito anche nella successiva omelia: «La Parola del Vangelo di questa ventunesima domenica – osserva -, è fortemente impegnativa e oserei dire fortemente graffiante. Solo se pensiamo all’ultima frase “Verranno da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio. Ed ecco vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimi”. Noi facilmente, troppo facilmente, ci consideriamo tra i primi. Questa sera qualcuno ancora di più, perché riceve un ministero e grazie a quest’ultimo, forse, si sente primo, ma deve capire che proprio grazie a quel ministero deve sentirsi ultimo. Tutto questo perché la vita cristiana è fondamentale per noi che vogliamo camminare alla sequela di Gesù Cristo. Una vita cristiana che deve sforzarsi di “entrare per la porta stretta”. Il verbo che è usato nel testo greco è “agonizomai”, ovvero fare un combattimento, fare un agone. La vita cristiana, io lo dico spesso, non è una marcia trionfale, ma è sinceramente un rinnovare la sequela dietro Gesù Cristo, passo dopo passo, cercando di tornare sempre all’ultimo posto. Così come Gesù ha detto a Pietro, quando quest’ultimo voleva fargli capire che non sarebbe andato alla croce. Gli dice “Torna indietro, torna a fare il discepolo!”. Perché i discepoli dei maestri di allora camminavano dieci passi dietro il maestro. E noi dovremmo camminare non solo dieci passi dietro Gesù, ma avere lo sguardo fisso su di Lui che cammina davanti a noi e che ci consente di stargli dietro. È già una grazia la possibilità di stargli dietro».

Da qui un invito rivolto a tutti i credenti: «Allora – esorta monsignor Valentinetti -, facciamo un esame di coscienza non moralistico, ma per chiederci “la mia vita cristiana a che punto è? Se oggi ricevo un ministero, il Ministero straordinario dell’Eucarestia, il Ministero del Lettorato, il Ministero dell’Accolitato, la mia vita cristiana a che punto è? Sarò un ministro straordinario e sarò un ministro deputato dalla Chiesa in funzione del mio essere credente, del mio essere cristiano. Cioè la possibilità di vedere da lontano il Maestro, di seguirlo e aspettare che il Maestro mi faccia sedere a mensa con Lui nel momento in cui verrà il Regno dei Cieli. Che non ci accada di essere coloro che bussano e di sentirci dire, “In verità vi dico, non vi conosco”. “Ma noi siamo stati ministri straordinari dell’Eucarestia. Io sono stato vescovo, io sono stato presbitero, io sono stato diacono, io sono stato accolito, io sono stato lettore”. “In verità ti dico, non ti conosco”».

Quindi il monito di monsignor Tommaso Valentinetti: «Non è la funzione che abilita al Regno dei Cieli – precisa il presule -, è la fede in un cammino di vita cristiana, di vita alla sequela di Gesù Cristo a tutto tondo. E soprattutto, guardiamo con occhio benevolo coloro che magari non la pensano come noi. Coloro che forse stanno alla porta o stanno alla soglia della porta. Vorrebbero entrare ma non entrano e domandiamoci, “non entrano per colpa nostra o non entrano perché non credono?” Molte volte non entrano per colpa nostra. Che il Signore ci conceda un’umiltà profonda, un’umiltà senza riserve. Che ci conceda di bussare dolcemente a quella porta. Non alla porta grande, alla porta piccola – sapete, le porte molto spesso hanno una doppia porta, la porta grande e la porta piccola, la porta stretta – e vedere che il Buon Maestro ci apra e ci dice, “Vieni, servo buono e fedele”. Amen».
Al termine dell’omelia, l’arcivescovo Valentinetti ha formalmente istituito i ministri straordinari dell’Eucaristia, poi i lettori che tenevano tra le mani il libro dello Sacre Scritture e, infine, gli accoliti che tenevano tra le mani il calice del vino da consacrare.




