“La teologia è la curiosità per qualcuno che amiamo: Cristo e la sua Chiesa”
"Se trasformassimo la teologia – osserva monsignor Dal Covolo – in una mera raccolta di dati, esso non creerebbe domande, dubbi, consapevolezza o decisioni, ma solo un passivo apprendimento"
«La teologia vera è la curiosità per qualcuno che amiamo. Lo stesso Papa Francesco, parlando alla comunità accademica della Pontificia Università Gregoriana, così ebbe a dire “Il vostro impegno intellettuale nell’insegnamento e nella ricerca, nello studio e nella più ampia formazione, sarà tanto più fecondo ed efficace quanto più sarà animato dall’amore a Cristo e alla sua Chiesa”».
Lo ha affermato martedì sera monsignor Enrico Dal Covolo, Rettore della Pontificia Università Lateranense di Roma, pronunciando la prolusione dal tema “La teologia al tempo di Papa Francesco” e inaugurando l’anno accademico 2015-2016 dell’Istituto superiore di Scienze religiose “Giuseppe Toniolo” di Pescara.
È questo l’ottavo anno accademico, dopo la riforma che ha rivisto l’assetto degli Istituti diocesani di Scienze religiose puntando su quelli di Pescara e L’Aquila nella regione ecclesiastica Abruzzo-Molise, ai cui nastri di partenza l’Istituto Toniolo si presenta innanzi tutto con una folta popolazione studentesca: «Il loro numero – conferma Padre Roberto Di Paolo, direttore dell’Istituto – è aumentato oltre le più rosee aspettative, raggiungendo quota 172 iscritti rispetto alla media standard di 140, facendo anche scendere l’età media».
Un dato che conferma la scelta compiuta da un numero sempre maggiore di giovani, che intendono conseguire la Laurea in Scienze religiose per abbracciare l’insegnamento della religione cattolica a scuola: «Auspico – esorta monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e moderatore dell’Istituto Toniolo – che cresca l’impegno nello studio, così che la diocesi possa mettere in campo molte persone preparate per l’importante sfida di servire il popolo santo di Dio, grazie a coloro che saranno gli insegnanti di religione e a quelli che assumeranno i ministeri ecclesiali istituiti. Un impegno educativo che deve crescere sempre più, anche perché il nostro compito non è solo quello di portare un annuncio, ma anche di giustificare culturalmente il cammino della Chiesa, il cammino della fede da quando essa è sgorgata nel cuore degli uomini arrivando fino a noi».
Un impegno educativo che si rafforza grazie al grande impegno volontario del corpo docente: «I nostri insegnanti –ricorda Padre Di Paolo – non hanno un contratto, svolgono tutti un servizio ulteriore alle rispettive attività professionali in uno spirito di collaborazione, condivisione e senza pretese, avendo la missione di costruire il Regno di Dio attraverso la formazione dei nostri studenti».
Tornando alla prolusione, dunque, secondo monsignor Dal Covolo, la curiosità verso la teologia nasce nella stessa maniera in cui nasce la curiosità nella mente e nel cuore dell’innamorato: «Se trasformassimo la teologia – osserva il presule – in una mera raccolta di dati, non creerebbe domande, dubbi, consapevolezza o decisioni, ma solo un passivo apprendimento».
È questa la vera grande sfida attuale della teologia: «C’è bisogno – rilancia il Rettore della Pontificia Università Lateranense, citando Papa Francesco – di una vera ermeneutica evangelica, per capire meglio la vita, il mondo e gli uomini. C’è bisogno di fare sintesi, di fare una ricerca basata sulle verità di ragione e di fede, attraverso la teologia e la filosofia».
Ma questo processo è fecondo solo se lo si compie con la mente aperta e in umiltà: «Il teologo – ricorda monsignor Enrico Dal Covolo, continuando a citare il Papa – che si compiace del suo pensiero completo e concluso è un mediocre, mentre il buon teologo e filosofo è sempre aperto e incompleto secondo il pensiero di San Vincenzo di Lerins, secondo il quale la teologia si consolida con gli anni, si dilata con il tempo e si approfondisce con l’età. E il teologo che non prega e non adora Dio, finisce affondato nel più disgustoso narcisismo che è una malattia ecclesiastica».
La teologia, inoltre, non può essere separata da quella che è la pastorale, ovvero la cura del gregge: «Basta ricordare – rileva Dal Covolo – il capitolo 21 del Vangelo di Giovanni quando Gesù, sulle rive del Mare di Galilea, rivolge a Pietro la domanda “Se mi ami più di costoro, pasci le mie pecore”. Sia sant’Agostino in Occidente, che san Giovanni Crisostomo in Oriente la traducono così “Pietro, se mi ami, pasci”. La prova dell’amore è il pascere, vedete come non si può separare la teologia (dottrina amante di Dio) dalla pastorale».
È quindi interessante notare come i discorsi pastorali di Papa Francesco, si rifacciano alla “teologia del popolo”, nata in Argentina e adottata dall’episcopato argentino con la Dichiarazione di San Miguel nel 1969: «A differenza della “teologia della liberazione”, la teologia del popolo non cerca di cambiare le strutture sociali e politiche in primis, avviando piuttosto il discernimento circa la missione e l’identità dell’istituzione ecclesiastica a partire dalla sicura opzione per il popolo povero e oppresso, in un solido discorso socio-politico che esorta il dialogo e in una prassi pastorale che promuove la giustizia sociale, secondo l’enciclica Gaudium et spes».
La teologia del popolo, si fonda quindi su quattro regole: «Evitare l’astrazionismo spirituale – elenca lo studioso -, Papa Francesco non ama mettere in primo piano il concetto ma partire dal contatto con le persone, allontanarsi dal metodologismo funzionalista che promuove qualsiasi mezzo per raggiungere un fine, criticare le ideologie astratte che finiscono in una riduzione ideologica del Vangelo e della prassi cristiana e, infine, smontare il clericalismo e il carrierismo ecclesiale, segnale di una fede che non riesce ad essere fedele al Vangelo».
Infine, è inscindibile il binomio che lega teologia e santità: «Avete capito? – ironizza il Rettore Dal Covolo, rivolgendosi agli studenti del Toniolo – Voi che studiate teologia, potete essere santi. Del resto, altrimenti non si va da nessuna parte. La teologia che sviluppate, a detta di Papa Francesco, dev’essere fondata sulla rivelazione, la tradizione e deve accompagnare processi culturali e transizioni difficili, facendosi carico non solo dei conflitti in ambito ecclesiale ma del mondo intero».