“Conoscenza, rispetto e stima via per i rapporti con altre religioni”
"Il messaggio della Dichiarazione – sottolinea il Pontefice - è sempre attuale. Questo tema stava fortemente a cuore al beato Papa Paolo VI, che già nella festa di Pentecoste dell’anno precedente la fine del Concilio, aveva istituito il Segretariato per i non cristiani, oggi Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso"
«La conoscenza, il rispetto e la stima vicendevoli costituiscono la via che, se vale in modo peculiare per la relazione con gli ebrei, vale analogamente anche per i rapporti con le altre religioni. I musulmani, che adorano il Dio unico, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, venerano Gesù come profeta, onorano Maria, attendono il giorno del giudizio, e praticano la preghiera, le elemosine e il digiuno».
Lo ha affermato ieri Papa Francesco, nel corso dell’udienza generale del mercoledì interreligiosa nel 50° anniversario della dichiarazione conciliare sui rapporti della Chiesa Cattolica con le religioni non cristiane Nostra ætate, ricordando l’Incontro di Assisi del 27 ottobre 1986, voluto e promosso da san Giovanni Paolo II, come una fiamma che si è estesa in tutto il mondo e costituisce un permanente segno di speranza: «Il messaggio della Dichiarazione – sottolinea il Pontefice – è sempre attuale. Questo tema stava fortemente a cuore al beato Papa Paolo VI, che già nella festa di Pentecoste dell’anno precedente la fine del Concilio aveva istituito il Segretariato per i non cristiani, oggi Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso».
Da qui ha espresso la gratitudine e un caloroso benvenuto a persone e gruppi di diverse religioni, che ieri hanno voluto essere presenti, specialmente a quanti venuti da lontano: «Il Concilio Vaticano II – aggiunge il Santo Padre -, è stato un tempo straordinario di riflessione, dialogo e preghiera per rinnovare lo sguardo della Chiesa Cattolica su sé stessa e sul mondo».
Una lettura dei segni dei tempi in vista di un aggiornamento orientato da una duplice fedeltà: «Fedeltà alla tradizione ecclesiale – spiega il Papa – e fedeltà alla storia degli uomini e delle donne del nostro tempo. Infatti Dio, che si è rivelato nella creazione e nella storia, che ha parlato per mezzo dei profeti e compiutamente nel suo Figlio fatto uomo, si rivolge al cuore ed allo spirito di ogni essere umano che cerca la verità e le vie per praticarla».
La crescente interdipendenza dei popoli, la ricerca umana di un senso della vita, della sofferenza, della morte, interrogativi che sempre accompagnano il nostro cammino, la comune origine e il comune destino dell’umanità e l’unicità della famiglia umana sono alcuni dei punti principali della Dichiarazione Nostra ætate, mentre le religioni come ricerca di Dio o dell’Assoluto, all’interno delle varie etnie e culture; lo sguardo benevolo e attento della Chiesa sulle religioni, la stima della Chiesa per i credenti di tutte le religioni sono stati altri temi evocati da Francesco: «Il dialogo di cui abbiamo bisogno – ribadisce Papa Bergoglio – non può che essere aperto e rispettoso, e allora si rivela fruttuoso».
Il rispetto reciproco è condizione e, nello stesso tempo, fine del dialogo interreligioso: «Rispettare il diritto altrui alla vita – ricorda Papa Francesco -, all’integrità fisica, alle libertà fondamentali, cioè libertà di coscienza, di pensiero, di espressione e di religione. Il mondo guarda a noi credenti, ci esorta a collaborare tra di noi e con gli uomini e le donne di buona volontà che non professano alcuna religione, ci chiede risposte effettive su numerosi temi: la pace, la fame, la miseria che affligge milioni di persone, la crisi ambientale, la violenza, in particolare quella commessa in nome della religione, la corruzione, il degrado morale, le crisi della famiglia, dell’economia, della finanza, e soprattutto della speranza».
E pur non avendo ricette per questi problemi, noi credenti abbiamo una grande risorsa: «La preghiera – raccomanda il Papa – è il nostro tesoro, a cui attingiamo secondo le rispettive tradizioni, per chiedere i doni ai quali anela l’umanità».