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“Contro il disordine informativo, educhiamo il senso critico”

"Stiamo infatti creando un tavolo interdisciplinare degli uffici diocesani che si occupi dei nuovi linguaggi, naturalmente per comprenderli. Quali sono i linguaggi oggi e quali dovrebbero essere i nuovi linguaggi riguardo alla catechesi o riguardo la liturgia? Dobbiamo avere la coscienza di saper capire quanto i nuovi linguaggi escono dalla piattaforma e quanto i nuovi linguaggi debbano entrare nella piattaforma web"

Lo ha affermato la professoressa Rita Marchetti, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Perugia, inaugurando l’anno accademico 2025-2026 dell’Istituto superiore di Scienze religiose “Giuseppe Toniolo” di Pescara

La professoressa Rita Marchetti, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all'Università di Perugia

È stato l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, in qualità di moderatore dell’Istituto superiore di Scienze religiose “Giuseppe Toniolo” di Pescara, a dichiarare aperto l’anno accademico 2025-2026 del prestigioso istituto universitario collegato alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense di Roma, lo scorso mercoledì 26 novembre presso l’Auditorium Petruzzi.

Studenti, uditori e addetti ai lavori dell’Istituto Toniolo di Pescara

Tutto questo a termine della prolusione pronunciata dalla professoressa Rita Marchetti, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli studi Perugia, nonché vice presidente dell’Associazione Web Cattolici italiani, sul tema “Chiesa e comunicazione. Gestire il disordine informativo: una responsabilità condivisa”.

Una relazione, quest’ultima, basata dapprima sulla definizione di disordine informativo: «Alcuni autori hanno parlato di tre diversi tipi di disordine informativo – premette la docente -, la disinformazione, la misinformazione e la malinformation. La disinformazione è quando c’è una notizia falsa e chi la pubblica, la condivide, lo fa con l’obiettivo di arrecare un danno a qualcuno, lo fa in maniera intenzionale. La misinformazione, invece, è la condivisione di notizie false, ma che vengono condivise in maniera involontaria. Noi possiamo contribuire al disordine informativo condividendo informazioni che sono false. Magari ha catturato la nostra attenzione un titolo e non abbiamo poi letto l’articolo che c’è dentro, così ci accorgiamo soltanto dopo che è un contenuto falso, ma allo stesso tempo lo abbiamo condiviso. E non siamo solo noi, perché a volte capita anche alle testate giornalistiche. L’ultima è la malinformation, ovvero quando le notizie sono vere, ma vengono condivise per arrecare un danno. È una notizia vera, che doveva magari rimanere privata e invece l’abbiamo condivisa. Oggi il disordine informativo è un qualcosa che fa parte della nostra quotidianità».

Un momento dei lavori

Ma individuare questi tre fenomeni, non basta a salvarci dal disordine informativo: «Oggi – ammette la professoressa Marchetti – siamo in un momento particolarmente delicato, perché non stiamo più parlando oggi soltanto di notizie false. Il problema non è più soltanto se un’informazione è vera o falsa, ma anche di chi ci fidiamo. Una delle prime regole che insegniamo agli studenti, anzitutto, è verificare la fonte, ovvero chi è che la dice. Verificare se l’ha detta più di qualcuno quella notizia, perché magari quando c’è qualcosa che colpisce subito la nostra attenzione è proprio lì che deve scattare un campanello d’allarme. Se mi convince immediatamente, o è troppo bella per essere vero, facciamo attenzione e verifichiamo. Facciamo la ricerca perché, questo era vero per i media tradizionali ed è vero ancor più oggi, la maggior parte delle volte i media non ci fanno cambiare opinione, ma confermano quello di cui già siamo convinti. Perché quando c’è una notizia falsa e qualcuno fa un lavoro di fact-checking, di verifica sull’informazione, e ci dice “guarda che quella notizia è falsa” e ce lo dimostra anche, allora è falsa. A volte noi continuiamo a pensare che la notizia a cui abbiamo creduto è vera, semplicemente perché confermava un qualcosa di cui eravamo già convinti. Quindi è difficile mettere in discussione quello di cui crediamo da tanto tempo. Ecco perché il fact-checking funziona fino ad un certo punto e in alcuni contesti, come Meta, è stato recentemente interrotto anche per una questione economica».

Così la modalità per discernere le notizie vere dalle fake news e governare il disordine informativo è un altro: «Il fact-checking sì – esorta la docente di docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli studi Perugia -, ma non basta. Regolamentazione sì, ma non basta. Dobbiamo educare il senso critico. Nell’anticipazione del messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Papa Leone XIV ha scritto che non solo abbiamo bisogno di una “media literacy”, cioè acquisire delle competenze sui media, ma ha aggiunto media e intelligenza artificiale. È una dimensione alfabetica, conoscere come funzionano questi dispositivi, le applicazioni, i linguaggi specifici, la dimensione critica e la nostra capacità. Siamo in grado di leggere, di giudicare i contenuti con cui entriamo in contatto? I media, spesso, sono degli specchi deformanti della realtà. Siamo in grado di vedere con lenti pulite e non offuscate? La dimensione è espressiva. Con i media noi comunichiamo, non ci limitiamo soltanto a fruire di contenuti e quindi sapere cosa pubblicare e cosa no, come farlo e come è meglio non farlo, è fondamentale. Infine c’è la dimensione etica, la nostra responsabilità. Quindi educare al senso critico, ma anche educare alla responsabilità. Non pubblichiamo le foto se non è strettamente necessario rispetto a un obiettivo. Penso ad esempio a quelle che riguardano i bambini. Occorre la sapienza del cuore nella “società delle piattaforme”. La formazione, poi, è sempre importante. A quello che già facciamo, dobbiamo aggiungere una formazione specifica per questi ambienti che viviamo».

L’arcivescovo Valentinetti interviene all’inaugurazione dell’anno accademico

Una dissertazione, quella della professoressa Rita Marchetti, apprezzata dall’arcivescovo Valentinetti: «Credo che la sua conferenza – sottolinea il presule – sia stata particolarmente illuminante, anche per un cammino pastorale che stiamo facendo. Stiamo infatti creando un tavolo interdisciplinare degli uffici diocesani che si occupi dei nuovi linguaggi, naturalmente per comprenderli. Quali sono i linguaggi oggi e quali dovrebbero essere i nuovi linguaggi riguardo alla catechesi o riguardo la liturgia? Ad esempio, durante la pandemia di Covid, abbiamo fatto l’inflazione delle messe in via web. Il sottoscritto, interpellato su questo, ha rinunciato all’inflazione, ha rinunciato alle messe quotidiane, ma ha scelto di condurre un commento sulla Parola di Dio – della durata di 10 minuti – ogni sera presso un canale televisivo locale, che gentilmente è stato disponibile. Ecco, indubbiamente da quel momento in poi e nel futuro, alla luce di tutto quello che la professoressa Marchetti ci ha rappresentato, credo che dobbiamo avere la coscienza di saper capire quanto i nuovi linguaggi escono dalla piattaforma e quanto i nuovi linguaggi debbano entrare nella piattaforma web. Comunque, sono grato di questa prolusione di inizio anno accademico e ringrazio tantissimo per gli stimoli e gli spunti di ricerca e di riflessione che ci sono stati dati. Ringrazio il corpo docente e il preside che presiedono questa Istituzione, ma anche tutti gli alunni ai quali non posso fare a meno di dire, “Guardate che la messe è molta, ma gli operai sono pochi”. Cioè la messe è strabordante di ricerca, è strabordante di cose nuove da imparare e da capire. Quindi è importante che abbiate padronanza delle piattaforme online, portando avanti questo cammino di approfondimento dei nuovi linguaggi, che sicuramente ci appartengono e che rientrano in quello che Papa Francesco definiva un “cambiamento d’epoca” che stiamo attraversando».

Don Alessio De Fabritiis, direttore dell’Istituto Toniolo di Pescara

A margine della prolusione, è intervenuto anche il direttore dell’Istituto superiore di Scienze religiose “Giuseppe Toniolo” don Alessio De Fabritiis, che ha descritto la situazione dell’ente formativo che propone il conseguimento del Baccellierato in Scienze Religiose (laurea breve triennale) e la Licenza in Scienze religiose (laurea specialistica): «I numeri rispetto alle grandi università sono piccoli – spiega il presbitero -. Quest’anno abbiamo 92 studenti, tra ordinari e straordinari e in attesa di grado, 33 uditori e 3 studenti ospiti. Come sapete l’anno scorso in via sperimentale, quest’anno in via ufficiale, abbiamo accolto anche la nuova sezione del propedeutico con alcuni giovani (in attesa di entrare in Seminario) che si preparano anche accademicamente per un futuro ministero sacerdotale. Quest’anno il corpo docenti è molto più vario, con 42 insegnanti alcuni inseriti proprio da pochissimo. Davvero grazie a chi seriamente prova ad affrontare questi studi, a chi seriamente si mette in gioco e anche a quelli di voi che, eventualmente, presteranno il loro lavoro, il loro servizio come insegnanti di religione, in maniera seria, qualificata e credibile».

Valeria Toppetti, assessore ai rapporti con le università del Comune di Pescara

Un compito formativo importante, quello portavo avanti dall’Istituto Toniolo di Pescara, riconosciuto anche dall’amministrazione comunale: «L’Istituto Toniolo – attesta Valeria Toppetti, assessore ai rapporti con le università – è importantissimo per la nostra città. È un punto di riferimento e il tema dibattuto in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico è centrale nella nostra società, sia per i più giovani che per noi adulti. Questo perché il disordine, in generale, è il grande limite per vivere una vita equilibrata. Quando c’è il disordine non c’è la lucidità, non c’è la chiarezza, non c’è neanche la libertà. E il disordine nella comunicazione è sicuramente una “tossina” che ormai è diffusa. Io, tra le altre deleghe, ho anche la Pubblica istruzione, poi ho quattro figli, quindi lo vedo anche da mamma. Vedo quanto, in particolare nel mondo dei giovani, ma la responsabilità è tutta nostra – della comunità educante – che ovviamente qualcosa abbiamo sbagliato. C’è questa comunicazione che a volte è convulsa, che a volte è negativa. Quindi le cattive comunicazioni, le cattive notizie, intese proprio come le cose brutte che loro vedono sui social, che ovviamente sono purtroppo, a volte, ripetute in tutto il mondo digitale che è un po’ diventato la nostra principale realtà su cui muoverci. E quindi utilissimo focalizzare questo tema per aprire un nuovo anno accademico. Naturalmente l’università, “l’universitas”, è invece il luogo invece dell’incontro, della conoscenza innanzitutto di se stessi e poi anche delle prospettive che si aprono per il futuro. Quindi buon lavoro, buon anno accademico. Complimenti e un grande grazie per quello che realizzate nella nostra città».

Nel finale è stata svolta la consegna delle pergamene di laurea agli studenti, che hanno concluso gli studi nel precedente anno accademico.

About Davide De Amicis (4771 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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