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Acutis e Frassati: “Due innamorati di Gesù pronti a donare tutto per lui”

I santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis – conclude il Pontefice - sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro

Lo ha affermato ieri Papa Leone XIV, canonizzando i beati Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati in una piazza San Pietro gremita da 80 mila fedeli

Papa Leone XIV riceve un'icone di San Carlo Acutis durante un'udienza generale - Foto: Vatican media/Sir

Ieri mattina, in una piazza San Pietro gremita da 80 mila fedeli, Papa Leone XIV ha ufficialmente proclamato  santi Pier Giorgio Frassati (venerato dalla Chiesa il 4 luglio) e Carlo Acutis (venerato dalla Chiesa il 12 ottobre), pronunciando all’inizio della messa di canonizzazione la formula di rito in latino: «Ad onore della Santissima Trinità – dichiara il Papa –, per l’esaltazione della fede cattolica e l’incremento della fede cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e nostra, dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino e ascoltato il parere di molti nostri fratelli nell’episcopato, dichiaro santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis e li iscrivo nell’Albo dei santi, stabilendo che in tutta la Chiesa essi siano devotamente onorati tra i santi». A questo punto, la folla presente ha risposto con un applauso straripante.

San Carlo Acutis – Foto: Siciliani-Gennari/Sir

Nell’omelia, dedicata ai due nuovi santi, il Pontefice ha avviato la sua riflessione partendo da un monito: «Il rischio più grande della vita – osserva Papa Leone – è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio». Quindi il Santo Padre ha posto una domanda ripresa da un altro giovane, al pari dei due santi, com’era il re Salomone: «Alla morte di Davide – ricorda Leone XIV -, suo padre, si era reso conto di disporre di tante cose: il potere, la ricchezza, la salute, la giovinezza, la bellezza, il regno. Ma proprio questa grande abbondanza di mezzi gli aveva fatto sorgere nel cuore una domanda: “Cosa devo fare perché nulla vada perduto?”. E aveva capito che l’unica via per trovare una risposta era quella di chiedere a Dio un dono ancora più grande: la sua sapienza, per conoscere i suoi progetti e aderirvi fedelmente. Si era reso conto, infatti, che solo così ogni cosa avrebbe trovato il suo posto nel grande disegno del Signore. Anche Gesù, nel Vangelo, ci parla di un progetto a cui aderire fino in fondo – precisa il Papa, citando il Vangelo di Luca -. Ci chiama, cioè, a buttarci senza esitazioni nell’avventura che lui ci propone, con l’intelligenza e la forza che vengono dal suo Spirito e che possiamo accogliere nella misura in cui ci spogliamo di noi stessi, delle cose e delle idee a cui siamo attaccati, per metterci in ascolto della sua parola. Tanti giovani, nel corso dei secoli, hanno dovuto affrontare questo bivio nella vita».

Un bivio che il Sommo Pontefice ha approfondito, riprendendo l’esempio di San Francesco d’Assisi: «Come Salomone – ricorda -, anche lui era giovane e ricco, assetato di gloria e di fama. Per questo era partito per la guerra, sperando di essere investito “cavaliere” e di coprirsi di onori. Ma Gesù gli era apparso lungo il cammino e lo aveva fatto riflettere su ciò che stava facendo. Rientrato in sé, aveva rivolto a Dio una semplice domanda: “Signore, che vuoi che io faccia?”. E da lì, tornando sui suoi passi, aveva cominciato a scrivere una storia diversa: la meravigliosa storia di santità che tutti conosciamo, spogliandosi di tutto per seguire il Signore, vivendo in povertà e preferendo all’oro, all’argento e alle stoffe preziose di suo padre l’amore per i fratelli, specialmente i più deboli e i più piccoli. E quanti altri santi e sante potremmo ricordare! A volte noi li raffiguriamo come grandi personaggi, dimenticando che per loro tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto “sì” a Dio e si sono donati a lui pienamente, senza tenere nulla per sé. Inoltre, il Papa ha ripreso l’esempio di Sant’Agostino che, in tal senso, raccontava come, nel “nodo tortuoso e aggrovigliato” della sua vita, una voce, nel profondo, gli diceva: “Voglio te”: «E così – sottolinea Leone XIV -, Dio gli ha dato una nuova direzione, una nuova strada, una nuova logica, in cui nulla della sua esistenza è andato perduto».

San Pier Giorgio Frassati

Quindi il Santo Padre è tornato a tratteggiare le figure di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis: «Un giovane dell’inizio del Novecento e un adolescente dei nostri giorni – ricorda Papa Leone -, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per lui. Pier Giorgio ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali l’Azione Cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la Fuci, il Terz’Ordine domenicanoe lo ha testimoniato con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità. Al punto che, a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato “Frassati Impresa Trasporti!”. Anche oggi, la vita di Pier Giorgio rappresenta una luce per la spiritualità laicale. Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri. Carlo, da parte sua, ha incontrato Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori, Andrea e Antonia – presenti qui oggi con i due fratelli, Francesca e Michelee poi a scuola, anche lui, e soprattutto nei Sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale. È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità».

Da qui una prima conclusione sui due nuovi santi: «Entrambi, Pier Giorgio e Carlo – sottolinea il Papa -, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la Santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’adorazione eucaristica. Carlo diceva: “Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa santi!” e ancora: “La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’Alto, basta un semplice movimento degli occhi”. Un’altra cosa essenziale per loro era la Confessione frequente. Carlo ha scritto: “L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato”; e si meravigliava perché – sono sempre parole sue – “gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima”. Tutti e due, infine, avevano una grande devozione per i santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità. Pier Giorgio diceva: “Intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo”. Chiamava la carità “il fondamento della nostra religione” e, come Carlo, la esercitava soprattutto attraverso piccoli gesti concreti, spesso nascosti, vivendo quella che Papa Francesco ha chiamato la santità della porta accanto. Perfino quando la malattia li ha colpiti e ha stroncato le loro giovani vite, nemmeno questo li ha fermati e ha impedito loro di amare, di offrirsi a Dio, di benedirlo e di pregarlo per sé e per tutti. Un giorno Pier Giorgio disse: “Il giorno della morte sarà il più bel giorno della mia vita”; e sull’ultima foto, che lo ritrae mentre scala una montagna della Val di Lanzo, col volto rivolto alla meta, aveva scritto: “Verso l’alto”. Del resto, ancora più giovane, Carlo amava dire che il Cielo ci aspetta da sempre, e che amare il domani è dare oggi il meglio del nostro frutto».

Dalle biografie dei due nuovi giovani canonizzati, infine, Papa Leone XIV ha tratto alcuni validi insegnamenti per tutti noi: «I santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis – conclude il Pontefice – sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. Ci incoraggiano con le loro parole: “Non io, ma Dio”, diceva Carlo. E Pier Giorgio: “Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine”. Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità. Ed è pure la testimonianza che siamo chiamati a seguire, per gustare la vita fino in fondo e andare incontro al Signore nella festa del Cielo».

About Davide De Amicis (4766 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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