“La Chiesa non tollera l’antisemitismo e lo combatte”
Oggi – conferma il Santo Padre - possiamo guardare con gratitudine a tutto ciò che e stato realizzato nel dialogo ebraico-cattolico in questi sei decenni. Ciò non e dovuto solo allo sforzo umano, ma all’assistenza del nostro Dio che, secondo la convinzione cristiana, e in sé stesso dialogo. Non possiamo negare che in questo periodo ci siano stati anche malintesi, difficolta e conflitti, che però non hanno mai impedito la prosecuzione del dialogo"
Papa Leone XIV tiene l'udienza giubilare - Foto: Calvarese/Sir
Oggi Papa Leone XIV, nel corso dell’udienza generale dedicata al sessantesimo anniversario della pubblicazione della dichiarazione conciliare Nostra Aetate (documento che approfondiva il senso religioso il rapporto della Chiesa cattolica con le religioni non cristiane), ha usato parole esplicite nel definire i rapporti con la religione ebraica: «La Chiesa – ribadisce il Papa, sulla scorta dei suoi predecessori – non tollera l’antisemitismo e lo combatte, a motivo del Vangelo stesso».
A tal proposito, il Pontefice ha ribadito come il primo orientamento della dichiarazione conciliare «fu verso il mondo ebraico – ricorda -, con cui San Giovanni XXIII intese rifondare il rapporto originario. Per la prima volta nella storia della Chiesa, doveva così prendere forma un trattato dottrinale sulle radici ebraiche del cristianesimo, che sul piano biblico e teologico rappresentasse un punto di non ritorno. “Il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo” – si legge infatti nella dichiarazione conciliare –. La Chiesa di Cristo riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mose e nei profeti. La Chiesa, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque. Da allora, tutti i miei predecessori hanno condannato l’antisemitismo con parole chiare. E così anch’io confermo che la Chiesa non tollera l’antisemitismo e lo combatte, a motivo del Vangelo stesso».
Per questo il rapporto tra le due religioni è lungo e saldo: «Oggi – conferma il Santo Padre – possiamo guardare con gratitudine a tutto ciò che e stato realizzato nel dialogo ebraico-cattolico in questi sei decenni. Ciò non e dovuto solo allo sforzo umano, ma all’assistenza del nostro Dio che, secondo la convinzione cristiana, e in sé stesso dialogo. Non possiamo negare che in questo periodo ci siano stati anche malintesi, difficolta e conflitti, che però non hanno mai impedito la prosecuzione del dialogo. Anche oggi non dobbiamo permettere che le circostanze politiche e le ingiustizie di alcuni ci distolgano dall’amicizia, soprattutto perché finora abbiamo realizzato molto».
Un’amicizia, quella tra cattolici ed ebrei, sancita anche grazia la dichiarazione Nostra Aetate: «Un luminoso documento – ricorda Papa Leone – che ci insegna a incontrare i seguaci di altre religioni non come estranei, ma come compagni di viaggio sulla via della verità; a onorare le differenze affermando la nostra comune umanità; e a discernere, in ogni ricerca religiosa sincera, un riflesso dell’unico Mistero divino che abbraccia tutta la creazione. Sessant’anni fa, il 28 ottobre 1965, il Concilio Vaticano II, con la promulgazione della Dichiarazione Nostra Aetate, aprì un nuovo orizzonte di incontro, rispetto e ospitalità spirituale».
Quindi Leone XIV ha individuato nell’incontro di Gesù con la donna samaritana «l’essenza dell’autentico dialogo religioso. Uno scambio – sottolinea il Papa – che si instaura quando le persone si aprono l’una all’altra con sincerità, ascolto attento e arricchimento reciproco. È un dialogo nato dalla sete. La sete di Dio per il cuore umano e la sete umana di Dio. Al pozzo di Sicar, Gesù supera le barriere di cultura, di genere e di religione. Invita la donna samaritana a una nuova comprensione del culto, che non e limitato a un luogo particolare ma si realizza in Spirito e verità. Questo momento coglie il nucleo stesso del dialogo interreligioso: la scoperta della presenza di Dio al di là di ogni confine e l’invito a cercarlo insieme con riverenza e umiltà».


