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“Edifichiamo comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti”

"La Parola e lo Spirito - osserva il Papa - ci esortano ancora ad essere artigiani di amicizia, di fraternità, di relazioni autentiche nelle nostre comunità, dove, senza reticenze e timori, dobbiamo ascoltare e armonizzare le tensioni, sviluppando una cultura dell’incontro e diventando, così, profezia di pace per il mondo"

Lo ha affermato ieri Papa Leone XIV, concludendo i lavori dell’81ª Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana di Assisi

Papa Leone XIV parla ai vescovi italiani riuniti ad Assisi - Foto: Vatican media/Sir

È stata particolarmente significativo l’intervento di Papa Leone XIV, ieri mattina, alla chiusura dell’81ª Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana di Assisi. Il Papa ha incontrato i vescovi, a porte chiuse, nella basilica di Santa Maria degli Angeli: «Sono contento di questa mia prima sosta – esordisce il Pontefice -, seppur brevissima, ad Assisi, luogo altamente significativo per il messaggio di fede, fraternità e pace che trasmette, di cui il mondo ha urgente bisogno. In questo tempo abbiamo più che mai bisogno di porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con lui, per scoprire la gioia del Vangelo. In un tempo di grande frammentarietà è necessario tornare alle fondamenta della nostra fede, al Kerigma. E questo vale prima di tutto per noi. Ripartire dall’atto di fede che ci fa riconoscere in Cristo il Salvatore e che si declina in tutti gli ambiti della vita quotidiana. Tenere lo sguardo sul Volto di Gesù ci rende capaci di guardare i volti dei fratelli. È il suo amore che ci spinge verso di loro. E la fede in Lui, nostra pace, ci chiede di offrire a tutti il dono della sua pace».

Quindi il Santo Padre ha dedicato un passaggio del suo intervento alle insidie sociali del nostro tempo: «Viviamo un tempo segnato da fratture, nei contesti nazionali e internazionali – constata Leone XIV -. Si diffondono spesso messaggi e linguaggi intonati a ostilità e violenza; la corsa all’efficienza lascia indietro i più fragili; l’onnipotenza tecnologica comprime la libertà; la solitudine consuma la speranza, mentre numerose incertezze pesano come incognite sul nostro futuro. Eppure, la Parola e lo Spirito ci esortano ancora ad essere artigiani di amicizia, di fraternità, di relazioni autentiche nelle nostre comunità, dove, senza reticenze e timori, dobbiamo ascoltare e armonizzare le tensioni, sviluppando una cultura dell’incontro e diventando, così, profezia di pace per il mondo».

Quindi il Papa ha affidato ai presuli italiani le “coordinate” per proseguire al meglio il loro ministero episcopale al governo della Chiese locali: «L’annuncio del Messaggio di salvezza, la costruzione della pace, la promozione della dignità umana, la cultura del dialogo, la visione antropologica cristiana. Queste istanze corrispondono alle prospettive emerse nel Cammino sinodale della Chiesa in Italia. A voi Vescovi spetta adesso tracciare le linee pastorali per i prossimi anni, perciò desidero offrirvi qualche riflessione affinché cresca e maturi uno spirito veramente sinodale nelle Chiese e tra le Chiese del nostro Paese».

Infatti, a questo punto, Papa Leone ha affrontato alcune questioni tecniche, chiarendo innanzitutto il proprio punto di vista in merito all’accorpamento delle diocesi: «Guardando la fisionomia della Chiesa in Italia, incarnata nei diversi territori – osserva il Pontefice -, e considerando la fatica e talvolta il disorientamento che tali scelte possono provocare, auspico che i vescovi di ogni Regione compiano un attento discernimento e, magari, riescano a suggerire proposte realistiche su alcune delle piccole diocesi che hanno poche risorse umane, per valutare se e come potrebbero continuare a offrire il loro servizio. Sulla sfida di una comunione effettiva desidero che ci sia l’impegno di tutti, perché prenda forma il volto di una Chiesa collegiale, che condivide passi e scelte comuni. In questo senso, le sfide dell’evangelizzazione e i cambiamenti degli ultimi decenni, che interessano l’ambito demografico, culturale ed ecclesiale, ci chiedono di non tornare indietro sul tema degli accorpamenti delle diocesi, soprattutto laddove le esigenze dell’annuncio cristiano ci invitano a superare certi confini territoriali e a rendere le nostre identità religiose ed ecclesiali più aperte, imparando a lavorare insieme e a ripensare l’agire pastorale unendo le forze. Ciò che conta è che, in questo stile sinodale, impariamo a lavorare insieme e che nelle Chiese particolari ci impegniamo tutti a edificare comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti, nelle quali le relazioni si traducono in mutua corresponsabilità a favore dell’annuncio del Vangelo».

Quindi il Santo Padre ha anche parlato di come migliorare le consultazioni per le nomine dei nuovi vescovi: «Il coordinamento tra il Dicastero per i Vescovi e la Nunziatura apostolica, ai fini di una comune corresponsabilità – aggiunge -, deve poter promuovere una maggiore partecipazione di persone nella consultazione per la nomina di nuovi vescovi, oltre all’ascolto degli ordinari in carica presso le Chiese locali e di coloro che si apprestano a terminare il loro servizio. La sinodalità, che implica un esercizio effettivo di collegialità, richiede non solamente la comunione tra di voi e con me, ma anche un ascolto attento e un serio discernimento delle istanze che provengono dal popolo di Dio».

Tra gli altri aspetti toccati, Leone XIV ha espresso anche una precisazione anche in riferimento ai limiti d’età per l’esercizio dell’episcopato: «Una Chiesa sinodale – ammonisce il Papa -, che cammina nei solchi della storia affrontando le emergenti sfide dell’evangelizzazione, ha bisogno di rinnovarsi costantemente. Bisogna evitare che, pur con buone intenzioni, l’inerzia rallenti i necessari cambiamenti. Tutti noi dobbiamo coltivare l’atteggiamento interiore che Papa Francesco ha definito imparare a congedarsi, un atteggiamento prezioso quando ci si deve preparare a lasciare il proprio incarico. È bene che si rispetti la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli Ordinari nelle diocesi e, solo nel caso dei cardinali, si potrà valutare una continuazione del ministero, eventualmente per altri due anni».

About Davide De Amicis (4766 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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