“Ai malati dobbiamo amore, i carcerati hanno diritto a riscattare la dignità”
"Se non impariamo a collegare spiritualità e umanità - sottolinea monsignor Valentinetti -, vivremo solo una schizofrenia interiore che non ci condurrà da nessuna parte"
«La santità da sperimentare attraverso il servizio, specialmente in un delicato frangente storico e sociale come quello che stiamo vivendo». L’ha indicata monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, nell’omelia della messa che ha celebrato venerdì durante la 42ª Conferenza nazionale degli animatori e responsabili dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo, che si è svolta all’Adriatic arena di Pesaro da giovedì a oggi sul tema “… E si prese cura di lui. Chiamati a un servizio santo: vita comunitaria, discepolato carismatico, servizio dell’uomo”.
Ricollegandosi alla festa di Ognissanti appena trascorsa, il presule ha chiesto «chi sono quei fratelli che gemono interiormente aspettando l’adozione a figli, nella resurrezione del corpo. Nella consapevolezza che siamo lontani dal riconoscere tutte le energie belle buone e positive che questa nostra terra, bistrattata dall’uomo, dispone – afferma il presule, facendo riferimento alle tragedie naturali – e al punto di non ritorno in cui versa il creato, lasciato all’incuria e all’incapacità dell’uomo di amarlo e custodirlo come un giardino prezioso».
In questo stesso giardino, secondo l’arcivescovo di Pescara-Penne, ci sono fratelli e sorelle che soffrono: «Sono gli affamati, gli stranieri, i malati, i carcerati, gli afflitti nell’interiorità, e so – sottolinea – che voi, come Rinnovamento nello Spirito, ve ne prendete cura».
Quindi una denuncia: «I malati – afferma – sono oggetto di guadagno e non sono visti come esseri umani bisognosi di attenzione, ai quali siamo chiamati a dare amore per non ridurli alla stregua di oggetti. Allo stesso modo, i carcerati hanno diritto al rispetto e al riscatto della propria dignità. Se non impariamo a collegare spiritualità e umanità, vivremo solo una schizofrenia interiore che non ci condurrà da nessuna parte».
Infine, l’attenzione di monsignor Valentinetti sullaI fame nel mondo e sulla risorsa acqua: «Problemi locali – conclude -, ma che finiscono per diventare di portata mondiale. Così come universale e prioritaria è la questione dei flussi migratori, che fanno parte della storia dell’umanità. Di fronte a questo dramma, chiudiamo gli occhi e guardiamo solo la nostra pancia o ci lasciamo scuotere da una realtà che ci interpella?».