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“Voglio essere un prete appassionato del Signore e della gente”

"Penso che il Signore - osserva Riccardo Di Ciano - mi abbia donato sempre più la grazia di essere consapevole del fatto che il sacerdozio, che è un traguardo, una meta raggiunta molto bella, resta un dono di Dio e il Signore, che è il donatore, è certamente più importante del dono stesso e dei doni che fa"

Lo ha affermato il giovane diacono Riccardo Di Ciano che sabato 6 settembre, alle 18.30 nella Cattedrale di San Cetteo, verrà ordinato presbitero dall’arcivescovo Valentinetti

Per il 26enne diacono pescarese Riccardo Di Ciano a sei mesi dall’ordinazione diaconale, impartita lo scorso 25 marzo dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nel Santuario di San Donato Martire a Castiglione Messer Raimondo (nel versante teramano dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne), è tempo di diventare presbitero. Infatti monsignor Valentinetti gli conferirà il sacramento dell’ordinazione sacerdotale, nell’ambito della santa messa solenne che presiederà sabato 6 settembre alle 18,30 nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara. In occasione del lieto evento, il prossimo presbitero si è raccontato ai taccuini de La Porzione.it e ai microfoni di Radio Speranza InBlu.

Riccardo, siamo arrivati al 6 settembre quando – alle 18.30 nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara – sarai ordinato presbitero dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti. Innanzitutto come arrivi a questo agognato traguardo dopo sei mesi trascorsi da diacono?

Arrivo certamente carico di emozione e trepidazione. Questi per me sono giorni di attesa che trascorro nella preghiera e nell’affidamento al Signore, in modo particolare per quello che sarà il servizio che mi verrà affidato e il dono grande del sacerdozio che monsignor Valentinetti mi consegnerà nell’ordinazione.

Hai svolto il ministero del diaconato nella stessa zona in cui hai svolto anche il servizio pastorale da seminarista, ovvero nell’Unità pastorale di Castiglione Messer Raimondo e Montefino. Che esperienza è stata?

«É stata un’esperienza di servizio. Il diaconato è proprio il tempo del servizio. Il diacono è chiamato alla diaconia, a vivere questa dimensione di servizio, di prossimità in particolare agli ultimi, ai poveri. Ho vissuto il servizio caritativo nella Caritas diocesana e poi, in parrocchia, ho vissuto il servizio diaconale in particolare mediante la vicinanza agli ammalati. Inoltre mi sono impegnato anche nella dimensione del servizio liturgico, proclamando la Parola nelle celebrazioni eucaristiche e assistendo il sacerdote, il parroco, e – di volta in volta – i vari presidenti della celebrazione nelle funzioni, nonché assistendo anche l’arcivescovo nelle funzioni più solenni.

Oltre all’arcivescovo Valentinetti, hai avuto come esempio particolare anche nel parroco di Castiglione Messiere Raimondo e Montefino don Michele Cocomazzi: che guida è stata per te?

Il diacono Riccardo Di Ciano con monsignor Valentinetti e don Michele Cocomazzi

La figura di don Michele è molto importante per il mio cammino vocazionale, per la mia formazione, ma direi prima di tutto per la mia vita, per la mia esistenza, perché ho conosciuto don Michele appena iniziato il cammino seminaristico e, fin da subito, c’è stata stima, amicizia da parte mia e da parte sua. Mai avrei immaginato poi che, di lì a qualche anno, mi sarei ritrovato a svolgere il servizio pastorale nella sua parrocchia e poi il servizio diaconale. Stare con don Michele, per me, è stato stare ad una scuola di abnegazione e di impegno totale per la causa del Vangelo e per la cura delle anime. Veramente ringrazio il Signore per questo bell’esempio di testimonianza sacerdotale che mi ha donato.

D’altra parte, fin da quando eri un giovane studente del Liceo Classico D’Annunzio di Pescara, hai avuto nel tuo insegnante di religione don Achille Villanucci una prima guida autorevole, che ha contribuito a forgiare la tua vocazione. Ma quest’ultima com’è cambiata, come si è evoluta, da allora ad oggi che stai per arrivare a questo traguardo?

«Sicuramente durante gli anni del Liceo già avevo il desiderio di intraprendere questa strada, di seguire il Signore nella via del sacerdozio. Un desiderio che è nato in me fin da quando ero bambino, fin dai primi anni delle elementari quando ho iniziato a fare il chiarichetto. Certamente gli anni al Liceo Classico sono stati anni importanti. Anni di formazione, soprattutto intellettuale, anni nei quali ho ricevuto la preziosa testimonianza sacerdotale e di vita di don Achille Villanucci. Certamente nel corso del tempo, attraverso poi anche il percorso seminaristico che è durato sette anni, il cammino di fede e la vocazione diventano sempre più maturi, più consapevoli e certamente sono cresciuto nella consapevolezza di me stesso, di quello che il Signore mi chiede e di quello a cui sono chiamato. È stato per me un crescere sempre più nell’intimità con il Signore, nel rapporto con Lui, mettendolo sempre più al centro della mia vita perché sto per consacrare e donare tutta la mia vita a Lui».

Con quali desideri e auspici inizi questo ministero sacerdotale?

«Ci eravamo lasciati nella scorsa intervista, in occasione dell’ordinazione diaconale, quando avevo tratteggiato un ideale di vita sacerdotale, parlando di un sacerdote capace di avere il cuore di Dio, il cuore del sacerdote che dev’essere come il cuore di Gesù. Ebbene, in questi giorni – anche attraverso l’esperienza degli esercizi spirituali – penso che il Signore mi abbia donato sempre più la grazia di essere consapevole del fatto che il sacerdozio, che è un traguardo, una meta raggiunta molto bella, resta un dono di Dio e il Signore, che è il donatore, è certamente più importante del dono stesso e dei doni che fa. E allora, inizio questo cammino chiedendo al Signore la grazia di avere un cuore capace di amarlo, capace di essere totalmente per Lui. Chiedo questa grazia al Signore, quella di avere un cuore capace di amare Lui e quei fratelli ai quali, attraverso il ministero sacerdotale, andrò incontro».

Ti senti più carico, responsabilizzato o preoccupato dal primo incarico che ti verrà conferito dopo l’ordinazione sacerdotale?

«Certamente, da una parte sento la responsabilità alla quale sarò chiamato, ma dall’altra c’è in me tanta fiducia, perché se il Signore ha permesso questo e se lo ha voluto, sicuramente mi donerà la grazia e quei doni di cui ho bisogno per vivere nel miglior modo possibile il mio servizio nelle comunità che sarò chiamato ad accompagnare».

Infine, qual è il tuo auspicio per questo ministero di sacerdote che vai ad iniziare e che, a Dio piacendo, ti accompagnerà per tutta la vita?

«Proprio qualche giorno fa, nella parrocchia di Santa Vittoria a Castilenti, il 28 agosto abbiamo festeggiato la festa patronale di Santa Vittoria e, per l’occasione, sono venuti tutti i sacerdoti originari di questa località, tra cui monsignor Vincenzo Amadio che quest’anno ha compiuto 60 anni di sacerdozio. Quest’ultimo, formulando un’intenzione di preghiera in vista della mia ordinazione sacerdotale durante la santa messa, mi ha augurato di arrivare a questo traguardo lungo e importante. Ma, al di là di ciò, auspico di poter essere sempre più un sacerdote innamorato di Cristo. Un sacerdote che abbia la passione per il Signore e per la gente, per quelle persone che mi saranno affidate».

About Davide De Amicis (4766 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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