In Abruzzo l’acqua è un abuso edilizio
«I comuni abruzzesi sono inadempienti riguardo all’attuazione dell’ultima legge regionale in materia di licenze edilizie, secondo la quale andrebbero concesse solo in presenza di progetti finalizzati al risparmio idrico. Così la stragrande maggioranza delle licenze di costruzione rilasciate ultimamente, risultano abusive».
È questa la grave e imbarazzante accusa con la quale “Arco”, l’Associazione consumatori Abruzzo, “Daf” e Movimento consumatori del sud, mercoledì hanno richiamato alle proprie responsabilità i comuni “fuorilegge”, nonché la Regione Abruzzo per non aver effettuato i controlli del caso, attraverso l’invio di un esposto-denuncia alle Procure della Repubblica ed alle Prefetture delle quattro Province abruzzesi: «Con questa azione – ha esordito Franco Venni, presidente di Arco – vogliamo verificare la presenza di omissioni o di altre ipotesi di reato, dando soprattutto la massima attenzione a questa grave problematica».
Il tutto scaturirebbe dalla mancata applicazione della legge regionale 16 del 19 Agosto 2009 che, nelle nuove costruzioni, impone l’attivazione di dispositivi certificati atti a recuperare le acque bianche degli appartamenti e le acque meteoriche dai tetti, per uso non alimentare. In base alla normativa, dunque, ciascun comune della regione avrebbe dovuto modificare il proprio regolamento edilizio:«Tale mancanza – ha precisato Venni – negli ultimi due anni ha comportato uno spreco del 30% di acqua potabile. Al contrario si otterrebbe un risparmio annuo del 32%, pari a 3 milioni 230 mila 872 euro».
Arco, inoltre, sta valutando la possibilità di intraprendere una class action, come già accaduto in Molise, ai danni degli enti inadempienti:«Un’azione collettiva – ha precisato l’avvocato Mimì De Angelis, responsabile giuridico – per recuperare le somme sborsate ingiustamente dagli utenti abruzzesi, i quali hanno subito un aumento di spesa del 35%.