“Come San Francesco coltiviamo l’essere piccoli, coltiviamo la pace”
"Il popolo italiano volge il suo sguardo qui, ad Assisi - sottolinea la premier Giorgia Meloni -, perché San Francesco è una delle figure fondative dell’identità italiana. Francesco d’Assisi è stato uomo di azione, estremo ma non estremista. Oggi celebriamo Francesco non perché lui abbia bisogno di noi, ma perché noi abbiamo bisogno di lui"
Mons. Camillo Cibotti, vescovo di Isernia-Venafro e Trivento, pronuncia l'omelia

L’Abruzzo e Assisi, attraverso l’accensione della lampada votiva della tomba di San Francesco, ieri mattina hanno stretto il loro legame sancito dalla promozione dei valori del Perdono e della pace. È stato il sindaco di L’Aquila, capoluogo di regione, Pierluigi Biondi ad accendere la lampada votiva che arderà per tutto l’anno sulla tomba di San Francesco: «É un grande orgoglio innanzitutto – commenta Biondi, a margine della celebrazione -. Poi c’è anche molta emozione, perché è un peso importante che condividiamo col nostro Papa, San Celestino V, che anche lui parlò di perdono come prerogativa per portare la pace. Il mondo oggi ha bisogno di tanta pace ed è un onore anche rappresentare tutti e 305 i comuni abruzzesi, molti dei quali 16 anni fa hanno sofferto le pene del terremoto e oggi ricostruiscono faticosamente le loro terre».
Un momento, quello dell’accensione della lampada votiva, che ha introdotto la santa messa solenne (trasmessa in diretta su Rai 1) presieduta dal vescovo di Isernia-Venafro e Trivento, nonché presidente della Conferenza episcopale abruzzese e molisana, monsignor Camillo Cibotti nella basilica superiore di San Francesco. Quest’ultimo, nell’omelia della celebrazione eucaristica concelebrata dai vescovi abruzzesi, ha innanzitutto rivolto il saluto ai presenti. Innanzitutto, la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, i presidenti delle Regioni Umbria e Abruzzo Stefania Proietti e Marco Marsilio, quindi il sindaco di Assisi Valter Stoppini e i 305 sindaci abruzzesi: «Sono profondamente grato al Signore – esordisce il presule -, per il dono di poter celebrare con voi questa Eucaristia. Ed è con questo stesso sentimento che saluto tutti i presenti e tutti coloro che ci seguono attraverso i mezzi di comunicazione: il popolo di Dio, le religiose e i religiosi, i confratelli vescovi e sacerdoti, le autorità civili, militari e religiose, i rappresentanti del Governo. Da questo posto, in questo momento, il cuore non può che sperimentare e condividere la gratitudine. È essa che accompagna le parole che Gesù pronuncia nel Vangelo: ”Ti rendo lode, Padre…”. È essa che fa concludere a San Francesco molte delle lettere con la stessa espressione: “Ti rendiamo grazie”. È essa che spinge tutti noi ad essere presenti qui, oggi in modo particolare. Una buona parte di voi viene dall’“Abruzzo forte e gentile”. E io sono uno di voi: siamo qui mossi dal desiderio di offrire quanto più genuinamente ci rappresenta: l’olio ricavato dai rigogliosi alberi d’ulivo che impreziosiscono la nostra bella terra, perché alimenti la lampada che arde davanti alla tomba del Santo di Assisi. Una gran parte di voi viene da ogni luogo d’Italia e del mondo. E io sono uno tra voi: siamo qui perché riconosciamo che è olio particolarmente profumato l’esempio di vita veramente evangelica che Francesco ci ha continuamente offerto e a cui siamo venuti tante volte ad attingere, per alimentare la nostra lampada, ovvero la nostra fede e la nostra esistenza».

E, allora, quale olio abbiamo ricevuto in dono ogni volta che abbiamo guardato a quest’uomo di Dio e rivolto lo sguardo a ciò che il Signore ha compiuto in lui? Quale olio di gratitudine ha alimentato le nostre case, come a Betania, ogni volta che siamo venuti ad Assisi? Sembra volerlo rivelare la Parola di oggi».
Da qui l’approfondimento della Parola del giorno: «Il testo del Siracide, nella prima Lettura, ci permette di assimilare Francesco a Simone, figlio di Onia, sommo sacerdote: il poverello di Assisi si rivela così come colui che “nella sua vita riparò il tempio” (Sir 50, 1), come colui che “come sole sfolgorante…rifulse sul tempio dell’Altissimo” (v. 7). La vita di Francesco, allora, viene a rivelarci lo splendore dell’olio della cura: la cura dell’uomo, del fratello, divenuto figlio nel Figlio. Il Salmo 15 manifesta un altro aspetto della vita di Francesco: egli è colui che benedice il Signore per il cuore da Lui abitato, anche nelle notti (Sal 15, 7). Allora, la vita di questo santo ci fa intuire il gusto dell’olio dell’abbandono fiducioso alla volontà del Padre. Le parole di Paolo ai Galati, nella seconda Lettura, invece, lasciano emergere un’altra caratteristica di Francesco: la novità di vita. Egli vive un’esistenza piena di straordinari colpi di scena, che si dipana tra intrecci di sfrenatezza e di spensierata goliardia, fino ad arrivare allo scandalo dell’abbandono delle ricchezze e a culminare nella considerazione della croce come unica meta del suo percorso, come unica ragione di vita. Egli è l’uomo che insegna al mondo un modo diverso di sentire, di pensare, di vivere Cristo. La sua vita ci mostra e dimostra la preziosità dell’olio nuovo, dell’olio del nuovo che lo Spirito Santo porta nelle nostre esistenze».
In Francesco, a detta di monsignor Cibotti, questa novità è totale: «Egli – afferma il vescovo di Isernia-Venafro e Trivento – diviene “alter Christus”, fino a soffrire del suo stesso dolore, fino ad amare del suo stesso amore. Lo attestano i segni della passione del Signore che si fecero presenti nel suo corpo. Così, con il suo esempio, egli spande nelle nostre vite il profumo dell’olio della perfetta letizia: quello che scaturisce dalla vita di chi è disponibile ad amare fino a soffrire, di chi riconosce il dolore come una forma di amore. Francesco si rivela così discepolo di quel Maestro mite e umile che prende parola nel Vangelo di oggi. È piccolo: si riconosce fragile, stanco, oppresso e per questo il Signore del cielo e della terra gli rivela le sue “cose”, i suoi misteri. Si fa povero: rinuncia a dare spazio e voce al dotto e al sapiente (che abitano in ognuno). Egli smette di pensare di poter comprendere tutto o di illudersi che la vita passi dalla conoscenza o attraverso le maglie strette dell’intelligenza. Diviene discepolo: decide di seguire Cristo andando al Suo passo, portando il Suo peso, procedendo nella direzione che Egli indica».
Da qui l’invito finale rivolto ai fedeli: «Come lui – conclude il presule -, proviamo anche noi a coltivare il nostro essere piccoli e poveri, il nostro essere discepoli. Come lui coltiviamo la pace. Abbiamo tutto da imparare: ognuno di noi è chiamato a scoprire la tenerezza e la grandezza di Dio, come Maria nel Magnificat. Così sia!».
SAN FRANCESCO FESTA NAZIONALE: “IL RICONOSCIMENTO DI VALORI CHE PARLANO A TUTTI”

Poco prima della santa messa fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento aveva commentato con soddisfazione l’approvazione, da parte del Parlamento, della legge che ha ripristinato il 4 ottobre festa nazionale: «Non solo un omaggio al Patrono d’Italia – sottolinea Moroni -, ma il riconoscimento di valori che parlano a tutti. Perché questa festa diventi davvero feconda, occorre che ciascuno ne tragga conseguenze concrete: le nostre comunità con il loro vivere quotidiano; le amministrazioni locali con le loro scelte di giustizia e di inclusione; il Parlamento e il Governo con leggi e politiche coerenti con ciò che oggi si proclama; ciascuno di noi con scelte di vita sobrie e fraterne. Nel testo della legge si citano i temi “della pace, della fraternità tra i popoli, dell’inclusione sociale e della tutela dell’ambiente”: termini che costituiscono una vera e propria sfida e una chiamata alla responsabilità».
DAL 22 FEBBRAIO AL 22 MARZO 2026 L’OSTENSIONE PUBBLICA DELLE SPOGLIE DI SAN FRANCESCO
Al termine della santa messa, dalla loggia del Sacro Convento di Assisi, hanno avuto luogo i discorsi istituzionali, con il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali – fra Carlos A. Trovarelli – il quale ha annunciato l’ostensione pubblica delle spoglie mortali di san Francesco, che si terrà dal 22 febbraio al 22 marzo 2026 (in occasione dell’anniversario degli 800 anni dalla morte del Santo). Per poter partecipare all’ostensione pubblica, è necessario prenotarsi – gratuitamente, ma obbligatoriamente – sul sito web www.sanfrancescovive.org.
MARSILIO: “DA ASSISI E DALL’ABRUZZO SI LEVI IL MESSAGGIO DI CREDERE CHE LA PACE E’ POSSIBILE”

Quindi a prendere la parola è stato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio: «Assisi, oggi, può e deve essere non soltanto un luogo di memoria – afferma Marsilio -, ma anche un laboratorio di speranza, un faro che illumina la via da percorrere insieme come popoli e come comunità. Desidero che le parole e l’esempio di San Francesco — e con lui le radici storiche e spirituali del nostro Abruzzo — possano essere di ispirazione non solo per le nostre comunità, ma per l’intera nazione. Che questa giornata, consacrata dal ricordo del Cantico delle Creature a ottocento anni dalla sua nascita, diventi stimolo e spinta universale verso la pace, in un tempo fragile e incerto, in cui i venti di guerra e di divisione continuano a soffiare in ogni parte del mondo. Che da Assisi e dall’Abruzzo si levi oggi un messaggio forte, luminoso e coraggioso: quello di credere che la pace è possibile, di lavorare insieme per costruirla, e di difenderla come il più prezioso dei beni comuni».
MELONI: CELEBRIAMO SAN FRANCESCO PERCHE’ ABBIAMO BISOGNO DI LUI

Infine, è intervenuta la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni: «Quella degli italiani per san Francesco – riconosce la premier – è una devozione forte, autentica, viscerale, che si legge nei volti dei pellegrini presenti qui. Oggi il popolo italiano volge il suo sguardo qui, ad Assisi, perché San Francesco è una delle figure fondative dell’identità italiana. Francesco d’Assisi è stato uomo di azione, estremo ma non estremista. Oggi celebriamo Francesco non perché lui abbia bisogno di noi, ma perché noi abbiamo bisogno di lui».

MONS. FUSCO AI GIOVANI: “SIATE INNAMORATI DELLA VITA. SPENDETELA PER IL SOGNO DELLA PACE”
Nell’ambito delle celebrazioni per la solennità di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, un’attenzione specifica è stata rivolta ai giovani abruzzesi che, nella sera di venerdì 3 ottobre, hanno preso parte ad una veglia di preghiera presso il Santuario di San Damiano, presieduta dal vescovo di Sulmona-Valva e delegato Ceam alla Pastorale giovanile monsignor Michele Fusco. Al termine, dal santuario, è partita una fiaccolata – organizzata dal Circolo Laudato si’ di Assisi – che si è conclusa sul sagrato della basilica superiore di San Francesco: «È lì che il crocifisso gli ha parlato. Ai giovani abbiamo detto di essere anche loro innamorati, innamorati della vita, innamorati di Gesù che ancora li invita a spendere tutta la loro esistenza per un sogno che è il sogno della pace, il sogno dell’amore, della fraternità».
VALENTINETTI: “IMPEGNIAMOCI A PREGARE PER RAGGIUNGERE UNA PACE DURATURA“

E nell’ambito delle celebrazioni in onore di San Francesco d’Assisi, nella città umbra non ha fatto mancare la sua presenza anche l’arcivscovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, che ha voluto rimarcare il valore dell’accensione della lampada votiva del Santo – da parte dei comuni abruzzesi – a distanza do 21 anni: «È un evento che assume valore tradizionale – commenta il presule -, ma poi certamente in un momento molto difficile, dove richiamati in maniera molto decisa da Papa Leone, dobbiamo impegnarci a pregare molto per la pace e impegnare le energie culturali che abbiamo a disposizione e quelle che possono essere espresse anche dai governi e dalle istituzioni, perché si raggiunga una pace duratura, una pace possibile. E non si pensi soprattutto al riarmo, perché non si realizza la pace dicendo “Sì, è possibile! Si vis pacem para bellum” – se vuoi la pace prepara la guerra -, ma “si vis pacem para pacem”, se vuoi la pace prepara la pace». Una cerimonia, quella di Assisi, che ha unito l’Abruzzo e l’Umbria come terre accomunate dal valore del perdono: «Sicuramente – conclude il presule – il perdono quest’anno è stato molto più ampio di quanto avremmo potuto pensare noi, sia per le terre d’Abruzzo che per le terre di Umbria, perché stiamo vivendo un anno santo che ha prevalentemente di riconciliazione, di perdono e di misericordia».


