Negli italiani aumenta lo stress da lavoro
Tra lavoro e stress esiste c’è un nesso sempre più stretto, dato che solo l’8% degli italiani non è sottoposto a “pressione” di eventi psicologici a causa del lavoro mentre il restante 92% , seppur con modalità e intensità differenti, al contrario, riconosce sintomi di stress derivanti dal lavoro e dalle mansioni che svolge. Il 59,5% lo avverte solo qualche volta, il 21,9% spesso, mentre il 10,6% addirittura sempre.
Tutto questo emerge dal Rapporto Italia dell’Eurispes, presentato ieri, che, tra le principali fonti di stress dichiarato dal campione, inserisce al primo posto le scadenze e le pressioni sui tempi di consegna, come dichiarato dal 59,5% degli intervistati, seguite dalla mancanza di tempo da dedicare a se stessi, al 51,7% e dai carichi eccessivi di lavoro, al 51,5%. Ma anche l’assenza di stimoli professionali può provocare disagio, come emerso nel 50,5% dei casi. Invece la precarietà lavorativa, per il 28%, i rapporti con i colleghi, al 27,8%, la scarsa copertura previdenziale e assicurativa al 25,2% e, da ultimo, l’irregolarità nei pagamenti, nel 24,7% dei casi, non vengono percepiti come fattori particolarmente critici.
C’è poi il fenomeno del mobbing che, da semplice forma di repressione nei confronti di un lavoratore, si è ormai delineato come problematica complessa e il 23,5% degli occupati intervistati ne ha riconosciuto i sintomi, affermando di aver subito almeno una volta forme di sopruso o di persecuzione da parte del datore di lavoro. Dunque, i principali responsabili di azioni di mobbing sono, per la stragrande maggioranza dei casi, i superiori nell’87,6% dei casi. Questa tipologia di mobbing, definito verticale, è il più frequente ma, allo stesso tempo, non andrebbe sottovalutata l’alta percentuale di quanti si ritengono vittime dei propri colleghi, il 39,2%.
È questo il cosiddetto mobbing orizzontale o trasversale che, mediante atti o pratiche dei pari grado, tende ad isolare il lavoratore. Infine, resta l’intramontabile pratica della “raccomandazione”: il 27% di chi ha un lavoro dichiara di averlo trovato tramite una candidatura spontanea, mentre il 21% ammette di essere dovuto ricorrere alla “raccomandazione”. Solo il 9,1% si è invece rivolto a un Centro per l’impiego o a un Agenzia per il lavoro nel 5,1% dei casi.