Caritas: 453.731 nuovi poveri in un anno di pandemia
Da settembre 2020 a marzo 2021 le Caritas hanno accompagnato 544.775 persone, grazie all'impegno di 93mila i volontari operanti nei 6.780 servizi della rete Caritas, insieme a 407 giovani del servizio civile. Le donne sono la maggioranza: 53,7%, così come sono la maggioranza gli italiani (57,8%). Nel caso dei nuovi poveri l’incidenza degli italiani è ancora maggiore: il 60,4%. Uomini e donne sono in numero pari
Una persona su 4 (24,4%) che si è rivolta alle Caritas diocesane per chiedere aiuto da settembre 2020 a marzo 2021 è un nuovo povero, in totale 132.717 persone. Sono in maggioranza donne e italiani. Nel complesso, da maggio 2020 ad oggi, in più di un anno di pandemia, si sono rivolti alle Caritas 453.731 nuovi poveri. Sono i dati che emergono dall’ultimo monitoraggio di Caritas italiana, che ha coinvolto 190 Caritas diocesane, pari all’87,1% del totale, per approfondire gli effetti socio-economici della pandemia. In questo periodo (settembre/marzo), le Caritas hanno accompagnato 544.775 persone, grazie all’impegno di 93mila i volontari operanti nei 6.780 servizi della rete Caritas, insieme a 407 giovani del servizio civile. Le donne sono la maggioranza: 53,7%, così come sono la maggioranza gli italiani (57,8%). Nel caso dei nuovi poveri l’incidenza degli italiani è ancora maggiore: il 60,4%. Uomini e donne sono in numero pari.
I bisogni messi in luce, riguardanti soprattutto le donne e i giovani, sono: difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione femminile (93,2% delle Caritas); difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione giovanile (92,1%); persone/famiglie con difficoltà abitative (84,2%); povertà educativa – abbandono, ritardo scolastico, difficoltà a seguire le lezioni, ecc. – (80,5%); disagio psico-sociale dei giovani (80,5%). Anche altri fenomeni sono segnalati in aumento: il disagio psico-sociale degli anziani e delle donne (entrambi indicati dal 77,4% delle Caritas), la povertà minorile (66,3%), la rinuncia/rinvio dell’assistenza sanitaria ordinaria, non legata al Covid (66,8%), le violenze domestiche (51,1%). Le persone più spesso aiutate dalla Caritas sono state soprattutto: persone con impiego irregolare fermo a causa del Covid-19 (61,1%); lavoratori precari/intermittenti che non hanno potuto godere di ammortizzatori sociali (50%); lavoratori autonomi/stagionali, in attesa delle misure di sostegno (40,5%); lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga (35,8%). I settori economici che hanno risentito maggiormente della crisi economica correlata al Covid sono stati soprattutto quelli della ristorazione, segnalati dal 94% delle Caritas, seguiti dal settore turistico-alberghiero (77,4%). La maggioranza assoluta segnala anche la difficoltà degli esercizi commerciali (64,2%) e delle attività culturali, artistiche e dello spettacolo (53,2%).
Importante la tipologia e la quantità dei servizi messi a disposizione dalle Caritas diocesane, le quali hanno erogato fondi speciali per il sostegno economico alle famiglie e alle piccole imprese in difficoltà, attività di orientamento e informazioni sulle misure assistenziali pubbliche, borse lavoro, percorsi formativi, distribuzione di pc e tablet e sostegno educativo a distanza, progetti e attività innovative. Per la precisione, 149 diocesi (78,4%) hanno attivato dei Fondi specifici di sostegno economico alle famiglie in difficoltà; 140 diocesi (73,7%) hanno svolto attività di orientamento e informazione sulle misure assistenziali promosse dalle amministrazioni (reddito di emergenza e di cittadinanza, bonus autonomi, bonus affitti, buoni spesa e bonus alimentari, cassa integrazione, vari benefit regionali, ecc.); 116 diocesi (61,1%) hanno attivato interventi specifici sul fronte del lavoro, tra cui borse lavoro, tirocini di inserimento lavorativo o formativi, percorsi formativi o di riqualificazione, convenzioni con aziende per inserimenti lavorativi, sportelli lavoro/orientamento lavorativo; 116 diocesi (61,1%) hanno attivato interventi nell’ambito educativo come la distribuzione di tablet/pc/connessioni/device a famiglie meno abbienti o scuole; acquisto libri e materiale scolastico; pagamento rette scolastiche/asili; pagamento mensa scolastica; sostegno educativo a distanza; aiuto per i compiti o la didattica a distanza, anche online; borse di studio per l’iscrizione all’università o per sostenere la frequenza delle scuole superiori; abbonamenti ai mezzi pubblici per gli studenti; progetti contro l’abbandono scolastico; sportelli di supporto psicologico, ecc. 61 diocesi (32,1%) hanno attivato dei Fondi diocesani di sostegno economico alle piccole imprese.
Tra le attività innovative vi sono il sostegno ai giostrai, ai circensi, ai venditori ambulanti, le attività di recupero dei beni alimentari, nuove modalità di approccio alle persone senza dimora, ascolto a distanza, ambulatori e servizi di tipo sanitario. Buona la collaborazione intra-ecclesiale: il 96,8% delle Caritas diocesane ha avuto rapporti stabili con le parrocchie, il 60% con il Volontariato Vincenziano, il 51,1% con gli scout dell’Agesci, il 42,1% con i Centri di aiuto alla vita, il 36,8% con le Acli.