"È la cura della misericordia, è la cura dell’amore che ci cambia nel profondo - sottolinea il Papa - e ci rende capaci di accogliere gli altri come fratelli e sorelle. Riconoscere la dignità di ogni persona è il primo atto di cura. Il prendersi cura fa bene a tutti, a chi dà e a chi riceve, perché non è un’azione unidirezionale ma genera reciprocità"
Le proposte e le indicazioni concrete, sia come esortazioni e orientamenti, sia come determinazioni e delibere, verranno trasmesse al Consiglio episcopale permanente e all’Assemblea generale del maggio 2025. «Un punto molto importante», secondo il Consiglio episcopale permanente della Cei, sarà la recezione, perché dovrà avvenire in forma sinodale con il coinvolgimento di tutte le Chiese locali
"Il tempo - sottolinea il Papa - ci sta insegnando che non basta il solo inserimento geografico delle persone - ammonisce -, ma la sfida è una forte integrazione culturale. Questo lavoro è fondamentale e non rinviabile, a partire dalla consapevolezza che – come si legge nell’Evangelii gaudium – “il tutto è più delle parti” e dalla capacità di “lavorare per allargare lo sguardo”