Migranti: “Non abbiamo paura di condividere il viaggio e la speranza”
"Attraverso “Share the journey”, si vuole capire e contribuire a far capire perché così tante persone stanno lasciando la loro terra in questo momento storico. Si vogliono anche stimolare le comunità a costruire relazioni con rifugiati e migranti, accendere una luce e illuminare la strada"
Peguy e i migranti. A tracciare il parallelo è stato il Papa, durante la catechesi dell’udienza generale di oggi: «Un poeta francese – Charles Péguy – ci ha lasciato pagine stupende sulla speranza – ricorda Francesco -. Egli dice poeticamente che Dio non si stupisce tanto per la fede degli esseri umani, e nemmeno per la loro carità; ma ciò che veramente lo riempie di meraviglia e commozione è la speranza. “Che quei poveri figli – scrive Péguy – vedano come vanno le cose e che credano che andrà meglio domattina”».
Poi l’aggancio con l’attualità: «L’immagine del poeta – osserva il Papa – richiama i volti di tanta gente che è transitata per questo mondo, penso ai migranti, e che ha lottato tenacemente nonostante l’amarezza di un oggi difficile, colmo di tante prove, animata però dalla fiducia che i figli avrebbero avuto una vita più giusta e più serena». Gente che ha avuto speranza: «La speranza è condividere il viaggio – spiega il Pontefice -, perché il viaggio lo si fa a due. Loro che vengono nella nostra terra e noi che andiamo verso di loro per capirli».
Parole, queste ultime, con le quali il Santo Padre ha inaugurato la campagna della Caritas “Condividiamo il viaggio”, alla presenza di circa 20 mila fedeli presenti in piazza San Pietro: «Senza speranza – sottolinea Papa Bergoglio – il viaggio non si può fare! La speranza è la spinta nel cuore di chi parte lasciando la casa, la terra, a volte familiari e parenti, per cercare una vita migliore, più degna per sé e per i propri cari. Ed è anche la spinta nel cuore di chi accoglie, il desiderio di incontrarsi, di conoscersi, di dialogare… La speranza è la spinta a “condividere il viaggio” della vita, come ci ricorda la campagna della Caritas che oggi inauguriamo. Fratelli, non abbiamo paura di condividere il viaggio! Non abbiamo paura di condividere la speranza!».
E a detta del Papa, la speranza non è virtù per gente con la stomaco pieno: «Ecco perché – ricorda Papa Francesco -, da sempre, i poveri sono i primi portatori della speranza. I poveri e anche i migranti sono i protagonisti della storia. Per entrare nel mondo, Dio ha avuto bisogno di loro: di Giuseppe e di Maria, dei pastori di Betlemme. Nella notte del primo Natale c’era un mondo che dormiva, adagiato in tante certezze acquisite. Ma gli umili preparavano nel nascondimento la rivoluzione della bontà. Erano poveri di tutto, qualcuno galleggiava poco sopra la soglia della sopravvivenza, ma erano ricchi del bene più prezioso che esiste al mondo, cioè la voglia di cambiamento».
Erano oltre 1000 i partecipanti delle Caritas diocesane di tutta Italia che aderiscono al progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia”, presenti oggi in piazza San Pietro per il lancio della campagna “Share the journey” (Condividi il viaggio), nata con l’obiettivo di promuovere la “cultura dell’incontro” nelle comunità da cui i migranti partono o ritornano, in quelle in cui transitano e in quelle in cui scelgono di stabilire le loro case: «Ai politici mossi dalla volontà di perseguire il bene comune – riflette il cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas internationalis – direi “Non chiudete le porte alle persone migranti se volete che le vostra società ne escano arricchite”. Può darsi che non tutti si sentano pronti ad incontrare il migrante e il rifugiato. Per questo, proponiamo una campagna per far capire le ragioni che costringono le persone a migrare. Bisogna fare molta attenzione ai luoghi comuni, perché ciò che si pensa non sempre corrisponde alla realtà»
Attraverso “Share the journey”, si vuole capire e contribuire a far capire perché così tante persone stanno lasciando la loro terra in questo momento storico. Si vogliono anche stimolare le comunità a costruire relazioni con rifugiati e migranti, accendere una luce e illuminare la strada. La migrazione è una storia molto antica, ma questa campagna mira ad aiutare le comunità a vederla con occhi nuovi e un cuore aperto: «La campagna – precisa Alfonso Apicella, di Caritas internationalis – sarà l’occasione per creare spazi e opportunità d’incontro. Il gesto di aprire le braccia vuole esprimere il potenziale dell’incontro, bloccato da paure e pregiudizi».
A livello nazionale e locale e per i prossimi due anni saranno organizzati incontri con migranti e rifugiati nelle scuole, nelle parrocchie, nelle comunità: «Sono lieto di accogliere i rappresentanti della Caritas – conclude il Pontefice -, qui convenuti per dare inizio ufficiale alla campagna Condividiamo il viaggio, che ho voluto far coincidere con questa udienza. Do il benvenuto ai migranti, richiedenti asilo e rifugiati che, assieme agli operatori della Caritas Italiana e di altre organizzazioni cattoliche, sono segno di una Chiesa che cerca di essere aperta, inclusiva e accogliente. Grazie a tutti voi per il vostro instancabile servizio. Con il vostro impegno quotidiano, voi ci ricordate che Cristo stesso ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia ben aperte. Proprio così, con le braccia ben aperte! Quando le braccia sono aperte, sono pronte a un abbraccio sincero, affettuoso e avvolgente, un po’ come questo colonnato di piazza San Pietro, che rappresenta la Chiesa madre che abbraccia tutti nella condivisione del viaggio comune».