"Se non recuperiamo la metodologia dell’umanizzazione e della tenerezza - ammonisce monsignor Valentinetti -, il nostro messaggio resta muto. Può essere il messaggio più bello e significativo che possiamo inventarci, possiamo fare fantasmagorie di cartelloni, ma non servirà a niente se tutto questo non passa attraverso uno scambio di umanità di qualcuno che prende per mano la sorella, o il fratello, e gli dice “Vieni con me, ti farò vedere dove abita il Maestro”
"Quando si riceve il male - spiega l'arcivescovo Valentinetti -, viene voglia di farsi giustizia da soli, di reagire, di fare anche noi male perché abbiamo ricevuto male. Ma la parola di San Paolo ci ammonisce “Non ripagate il male col male, ma ripagate il male col bene”. Capisco che è una giustizia difficile, ma del resto Dio nei nostri riguardi non usa lo stesso metro? Forse alla nostra ingiustizia, ai nostri peccati, ci ripaga con la sua vendetta o con la sua misericordia?"
"Il coro liturgico - sottolinea l'arcivescovo Valentinetti - può diventare strumento di evangelizzazione se realmente diventa una possibilità per coinvolgere l'assemblea e se diventa una risorsa per far accedere le persone che, altrimenti, non si avvicinerebbero alla comunità cristiana"