Giovanni XXIII patrono Esercito: “Anticonciliare, è Papa della pace non degli eserciti”
"Come presidente della sezione italiana di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace - osserva monsignor Ricchiuti -, mi sembra irrispettoso coinvolgere come patrono delle Forze Armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra con l’Enciclica “Pacem in terris” e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione ‘Gaudium et spes’, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi"
«Papa Giovanni XXIII è nel cuore di tutte le persone come il Papa Buono, il papa della pace, e non degli eserciti». Lo ha affermato ieri monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia, contestando la notizia della nomina di San Giovanni XXIII a patrono dell’esercito italiano, che secondo l’Ansa sarà ufficializzata oggi, in una celebrazione riservata nel Palazzo Esercito di via XX Settembre.
L’ordinario militare per l’Italia, monsignor Santo Marcianò, consegnerà la Bolla della Congregazione per il Culto divino al capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Danilo Errico: «Come presidente della sezione italiana di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace – osserva monsignor Ricchiuti -, mi sembra irrispettoso coinvolgere come patrono delle Forze Armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra con l’enciclica “Pacem in terris” e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione ‘Gaudium et spes’, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi».
Per il presidente e tutto il movimento Pax Christi questa notizia è ritenuta assurda anche perché l’Esercito di oggi, formato da militari professionisti e non più di leva, è molto diverso da quello della Prima guerra mondiale: «Ed è cambiato anche il modello di difesa – continua il vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle fonti -, con costi altissimi (23 miliardi di euro per il 2017) e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi».
Pensare a Giovanni XXIII come patrono dell’Esercito, per il vescovo, è dunque anticonciliare: «Anche alla luce – ricorda – della forte ed inequivocabile affermazione contenuta nella Pacem in Terris, “Con i mezzi di distruzione oggi in uso e con le possibilità di incontro e di dialogo, ritenere che la guerra possa portare alla giustizia e alla pace è fuori dalla ragione – alienum a ratione”. È “roba da matti”, per usare un’affermazione di don Tonino Bello, anch’egli presidente di Pax Christi fino al 1993».
Monsignor Ricchiuti è certo che questo sentire non sia solo di Pax Christi, ma di tante donne e uomini di buona volontà: «A cui chiediamo – l’appello – di unirsi con ogni mezzo a questa dichiarazione, per esprimere il proprio rammarico per una decisione che non rappresenta il “sensus fidei” di tanti credenti che hanno conosciuto Giovanni XXIII o che ne apprezzano la memoria di quella ventata profetica, che ha indicato alla Chiesa nuovi sentieri di giustizia e di pace».