Fame: “Nel 2021 ha colpito 828 milioni di persone, 150 milioni in più dal Covid”
"Ciò che è fondamentale per i bambini e le loro famiglie che vanno a letto affamati – spiega Gabriella Waaijman, direttore umanitario globale di Save the children – è un pacchetto internazionale e completo di sostegno che garantisca sia l’assistenza immediata ai bambini gravemente malnutriti oggi, che le misure preventive necessarie per proteggere i bambini da questa crisi domani"
Il numero delle persone che patiscono la fame nel mondo è aumentato a ben 828 milioni nel 2021, ovvero circa 46 milioni in più dal 2020 e 150 milioni in più dallo scoppio della pandemia di Covid-19. È quanto emerso dal rapporto dell’Onu “Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo” (Sofi), il quale ha fornito nuove prove secondo cui il mondo si sta allontanando ulteriormente dall’obiettivo di eliminare, entro il 2030, fame, insicurezza alimentare e malnutrizione in tutte le sue forme. I numeri, d’altra parte, documentano uno scenario ben diverso. Infatti, dopo essere rimasta relativamente stazionaria dal 2015, nel 2020, la percentuale di persone colpite dalla fame è salita, continuando a salire anche nel 2021, fino a coinvolgere il 9,8% della popolazione mondiale, contro l’8% del 2019 e il 9,3% del 2020. Nel 2021, circa 2,3 miliardi di persone (29,3%) nel mondo vivevano in una situazione di insicurezza alimentare moderata o grave – 350 milioni in più rispetto a prima dello scoppio della pandemia da Covid-19.
Quasi 924 milioni di persone (11,7% della popolazione mondiale) hanno sofferto di insicurezza alimentare grave, con un aumento di 207 milioni in due anni. Anche il divario di genere nell’insicurezza alimentare è cresciuto ancora nel 2021. Nel mondo, il 31,9% delle donne ha sofferto di insicurezza alimentare moderata o grave, rispetto al 27,6 % degli uomini: una forbice di oltre 4 punti percentuali, rispetto ai 3 del 2020. Quasi 3,1 miliardi di persone non potevano permettersi una dieta sana nel 2020, 112 milioni in più rispetto al 2019, come effetto dell’inflazione sui prezzi dei prodotti alimentari al consumo, ma anche a causa delle ricadute economiche della pandemia e delle misure attivate per contenerla.
Si calcola, inoltre, che 45 milioni di bambini di con meno di 5 anni d’età abbiano sofferto di deperimento, la forma più letale di malnutrizione, che, in età infantile, aumenta fino a 12 volte il rischio di morte. Tra l’altro, 149 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni hanno subìto un ritardo di crescita e di sviluppo, a causa di una carenza cronica di nutrienti fondamentali nella loro alimentazione, contro 39 milioni di bambini in sovrappeso. Guardando in prospettiva, si stima che nel 2030 quasi 670 milioni di persone (l’8% della popolazione mondiale) soffriranno ancora la fame, pur considerando una ripresa economica mondiale. Il rapporto Sofi è realizzato da cinque agenzie Onu: Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), Unicef, Programma alimentare mondiale dell’Onu (Pam/Wfp) e dall’Oms.
AZIONE CONTRO LA FAME “LA COMUNITA’ INTERNAZIONE STA FACENDO ANCORA TROPPO POCO”
A seguito della pubblicazione del rapporto, non sono mancate le reazioni degli enti e delle ong che operano quotidianamente per arginare la fame nel mondo, a partire da Azione contro la fame: «Nonostante le evidenze confermate dal rapporto – afferma l’organizzazione -, la comunità internazionale sta facendo ancora troppo poco. Ne è la conferma il G7, che si è appena concluso, in cui solo 4,5 miliardi di dollari (per un totale di 14 miliardi) sono stati destinati al contrasto di malnutrizione e fame, contro ben 600 miliardi stanziati per le infrastrutture globali. Occorre definire nuove modalità di allocazione delle risorse globali destinate al sostegno del settore agroalimentare».
Per Azione contro la fame, ciò va fatto con politiche di sostegno agricolo verso i Paesi a basso reddito e verso quelle colture alla base di una dieta sana e nutriente, a partire dai vegetali. Ma non solo: «E che il Nord del mondo – a partire dalle istituzioni – non si limiti a programmi di assistenza e sviluppo in chiave di prevenzione delle crisi alimentari, peraltro ancora insufficienti – esorta Azione contro la fame -, ma si faccia protagonista di una urgente trasformazione del sistema alimentare, limitandone gli effetti distruttivi sul clima e l’ambiente, ponendo al centro l’agroecologia e la sovranità alimentare, promuovendo l’uguaglianza di genere e diritti delle donne, prevedendo adeguati meccanismi di protezione sociale universale».
A tal proposito, la nota ong ha lanciato il Manifesto “Mai più Fame”. Il rapporto Onu, tra l’altro, delinea l’intensificarsi dei principali fattori di insicurezza alimentare e malnutrizione, come conflitti, eventi climatici estremi e shock economici, combinati con le crescenti disuguaglianze: «Si tratta di shock a noi molto vicini – commenta Simone Garroni, direttore di Azione contro la fame Italia -, che rendono più evidente quanto ripetiamo da sempre. La fame non è un problema relegato al passato, al contrario, è estremamente attuale e ci riguarda tutti, nessuno escluso. Ne vedremo pienamente gli effetti solo tra qualche tempo, cosa che ci induce pensare che l’aumento della fame nel mondo che registriamo oggi, sia, purtroppo, sottostimato. Per questo, ultimamente, Azione contro la fame ha attivato azioni di contrasto all’insicurezza alimentare anche in Italia, con un intervento-pilota a Milano, un percorso che si compone di: sostegno alla spesa, educazione alimentare, formazione e accompagnamento all’inserimento lavorativo. Il modello sarà presto replicato a Milano e in altre città d’Italia. Azione contro la fame aiuta ogni anno oltre 26 milioni di persone in 51 Paesi del mondo.
SAVE THE CHILDREN: “ALLARMANTE E VERGOGNOSO L’AUMENTO DELLE PERSONE CHE SOFFRONO LA FAME”
Anche Save the children ha espresso la propria indignazione in riferimento alla gravità dei dati diffusi dalle Nazioni unite: «È profondamente allarmante e francamente vergognoso che il numero di persone che soffrono la fame sia in aumento – afferma Gabriella Waaijman, direttore umanitario globale di Save the Children -, commentando il rapporto delle Nazioni Unite secondo cui lo scorso anno ben 828 milioni di persone hanno sofferto la fame, un numero in aumento rispetto agli 811 milioni del 2020 -. Non possiamo commettere ulteriori errori. I bambini e le loro famiglie stanno affrontando la peggiore crisi alimentare globale degli ultimi decenni. Se non agiamo subito, molte vite andranno perse e anni di sviluppo andranno in fumo a causa di una combinazione letale di conflitti ed emergenza climatica, con una crisi economica alimentata dalla pandemia di Covid-19 e dalla guerra in Ucraina. Le famiglie che vivono nelle zone più disagiate hanno raccontato ai nostri operatori che stanno mangiando carne putrida, bevendo acqua sporca dagli abbeveratoi del bestiame e lottando contro gli animali selvatici per afferrare qualcosa di mangiabile. Nessuno dovrebbe vivere in questo modo».
Save the Children sta stanziando 28,5 milioni di dollari per le comunità in 19 dei Paesi più colpiti. Ma questi fondi sono solo una parte di ciò che è necessario: «Ciò che è fondamentale per i bambini e le loro famiglie che vanno a letto affamati – aggiunge la Waaijman – è un pacchetto internazionale e completo di sostegno che garantisca sia l’assistenza immediata ai bambini gravemente malnutriti oggi, che le misure preventive necessarie per proteggere i bambini da questa crisi domani. Ciò include promozione della resilienza delle comunità locali e investimenti a lungo termine nell’agricoltura e nell’energia sostenibili, nonché in sistemi sanitari, nutrizionali e di protezione sociale forti. La comunità internazionale, le organizzazioni, i donatori e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno tutti un importante ruolo da svolgere nel guidare questo cambiamento e questo deve avvenire ora, perché si possano salvare le vite umane».