“Con San Francesco ripariamo la Chiesa, rimettendoci alla scuola del Vangelo”
"Se vogliamo veramente ringiovanire la Chiesa - esorta l'arcivescovo Valentinetti -, se vogliamo renderla di nuovo bella, capace di essere annunciatrice di una verità soprannaturale, dobbiamo vivere nell'umiltà. Di intelligentoni, che vorrebbero vivere dentro l'esperienza di una Chiesa, ce ne sono tanti, ma il Signore non li considera. Coloro che veramente il Signore considera sono gli umili di cuore, sono coloro che sanno stare al proprio posto, che siano capaci di vivere con pienezza e compiutezza la Parola del Vangelo"
L'arcivescovo Valentinetti incensa le reliquie di San Francesco d'Assisi
In un clima solenne, di raccoglimento e preghiera, ieri pomeriggio la città di Pescara ha accolto le reliquie di San Francesco d’Assisi, un frammento del cappuccio del suo saio e delle ceneri corporee, dando il via alla Peregrinatio delle reliquie nella Chiesa di Pescara-Penne, che avrà luogo fino a domenica 27 luglio in più parrocchie dell’Arcidiocesi (per consultare il calendario degli appuntamenti, clicca qui).

È stato dapprima il sindaco Carlo Masci ad accoglierle nel piazzale antistante il Municipio, la casa dei pescaresi, attraverso una breve cerimonia guidata dal direttore dell’Ufficio liturgico diocesano don Emilio Lonzi, alla presenza del vicario generale dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne don Amadeo José Rossi, dell’abate della Cattedrale di San Cetteo monsignor Francesco Santuccione e di una rappresentanza dei sacerdoti della foranìa di Pescara centro: «Sono le reliquie principali, fondamentali, che hanno visitato un po’ tutti i comuni e le diocesi d’Italia di anno in anno – ricorda don Emilio -. E così sono giunte anche a noi, in questa nostra città di Pescara e in alcune città della nostra diocesi. Ci prepariamo a questo grande evento del 3 e del 4 ottobre, quando tutti i comuni della regione Abruzzo porteranno l’olio, lo verseranno simbolicamente sia a Santa Maria degli Angeli il 3 e poi al Sacro Convento, nella basilica superiore, il 4 ottobre (alimentando la lampada votiva sulla tomba del patrono d’Italia). Questo è un tempo di preparazione, di preghiera. Accogliendo le reliquie, accogliamo la spiritualità francescana nel nostro cuore, che tocca la vita della maggior parte dei cristiani».

È stato poi il primo cittadino a rivolgere il suo messaggio di benvenuto alle reliquie di San Francesco d’Assisi: «Il mio – afferma Masci – è un ringraziamento sentito a nome di tutta la comunità pescarese che rappresento. Per noi è un grande onore avere oggi qui nella casa comunale, nella casa di tutti i cittadini di Pescara, San Francesco che è il patrono di tutte le comunità. Con le sue preghiere, il suo messaggio d’amore, di pace e di fratellanza, ci spinge a essere sempre più uniti. In un momento difficile del mondo, in cui sembra che le forze del male possano avere il sopravvento, San Francesco e la sua preghiera fa sì che ci possa essere veramente un mondo di pace e di serenità. Tutti quanti noi preghiamo per questo. La comunità pescarese accoglie San Francesco, le sue reliquie, con una devozione amplissima e con il cuore aperto, perché esso ci segna la strada che è quella della pace e della serenità per tutti».

Quindi le reliquie, con l’animazione musicale della banda di Collecorvino, sono state accompagnate in processione nella Cattedrale di San Cetteo (intitolata anche ai patroni d’Italia San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena), attraversando piazza Duca D’Aosta, Ponte Risorgimento, piazza Unione, viale Marconi e via Conte di Ruvo. Qui, una volta collocate ai piedi dell’altare e al termine di un primo momento devozionale dei tanti fedeli presenti, è stato l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti a dare il benvenuto alle reliquie: «Accogliamo solennemente la reliquia di San Francesco, patrono d’Italia – esordisce il presule -. Ringraziamo le autorità civili presenti, il sindaco in modo particolare, e avviamoci a celebrare i divini misteri con la chiara coscienza che dobbiamo convertirci, dobbiamo cambiare vita, per imitare ciò che i santi hanno vissuto e in modo particolare San Francesco».

A seguire, nell’omelia, l’arcivescovo Valentinetti ha ripercorso i tratti salienti della missione di rinnovamento ecclesiale e di evangelizzazione compiuta da San Francesco, partendo dall’approfondimento della Parola di Dio: «La pagina del libro del Siracide – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne – ci fa fare memoria di quella parola di Gesù a Francesco “Vai e ripara la mia Chiesa”. Francesco aveva inteso di riparare una chiesa fatta di mattoni. In realtà Francesco è stato l’architrave di una Chiesa nuova, che nel tempo è stata chiamata a convertirsi. Una Chiesa sempre “reformanda”, sempre capace di guardare a sé stessa e di riformare la propria vita e la propria esistenza. La venuta delle reliquie di Francesco se sono solo un atto di devozione, fratelli, facciamone a meno. Se le reliquie di Francesco sono presenti in mezzo a noi, facciamoci la domanda se non è arrivato il momento anche per noi di riparare la nostra Chiesa?! Non tanto le mura, anzi ne abbiamo in abbondanza e a sufficienza, ma quanto la Chiesa fatta di un popolo santo di Dio unito al Vescovo e al Santo Padre. Una Chiesa che vive e cammina nel tempo, per essere ringiovanita sempre dalla pagina del Vangelo. La Parola che Francesco continuamente diceva ai suoi discepoli “Qual è la strada da portare avanti? L’osservanza del Santo Vangelo”. Dobbiamo rimetterci dunque alla scuola del Vangelo».

Da qui l’approfondimento di due “tracce di riflessione”, la cui prima è stata individuata nella seconda lettura con la lettera di San Paolo Apostolo ai Galati: «L’“itinerarium Crucis” – afferma monsignor Valentinetti -. Avere il coraggio di camminare con la croce, sotto la croce, portando la croce. Certo, molte volte nella Chiesa dobbiamo portare la croce quando vediamo intorno a noi cose incompiute o che vorremmo vedere diverse o che vorremmo vedere una comunità più coesa, una comunità capace di annunciare la Parola, ma non tanto con le chiacchiere quanto con la vita. Dunque, l’itinerarium crucis… “Io porto – dice San Paolo – sul mio corpo le stigmate di Nostro Signore Gesù Cristo, dunque nessuno più mi dia fastidio”. Le stigmate fisiche sono un dono dato a pochissimi, ma certamente le stigmate della passione di Cristo sono date oggi agli uomini e alle donne che vivono la loro esperienza di Chiesa e la vivono in profondità».

Poi il presule ha analizzato la seconda traccia: L’“itinerarium humilitatis” – aggiunge l’alto prelato -. Se vogliamo veramente ringiovanire la Chiesa, se vogliamo renderla di nuovo bella, capace di essere annunciatrice di una verità soprannaturale, dobbiamo vivere nell’umiltà… “Sì, oh Padre, perché così è piaciuto a Te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio e nessuno conosce il Figlio, se non colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Ti benedico, Padre, perché queste cose le hai nascoste ai sapienti e agli intelligenti”. Di intelligentoni, che vorrebbero vivere dentro l’esperienza di una Chiesa, ce ne sono tanti, ma il Signore non li considera. Coloro che veramente il Signore considera sono gli umili di cuore, sono coloro che sanno stare al proprio posto, che siano capaci di vivere con pienezza e compiutezza questa Parola del Vangelo. Certo, questo è un gioco che fa paura qualche volta, qualche volta è un gioco pesante, qualche volta forse disarmante, perché conosce l’impossibilità – molte volte – dell’azione. “Ma venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, e io vi darò ristoro, prendendo il mio giogo sopra di voi e imparando da me, che sono mite e umile di cuore”».
Quindi l’auspicio finale: «La reliquia di Francesco – conclude l’arcivescovo Valentinetti -, lungi dall’essere baciata per un atto solo di devozione, sia attrattiva verso questo cammino evangelico che la Parola di Dio – questa sera – ci ha rivelato. Amen».


