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Quaresima: “Tempo di conversione e riconciliazione con Dio e i fratelli”

"Tutti gli esercizi penitenziali quaresimali che chiaramente mettiamo in atto - spiega l'arcivescovo Valentinetti - e che il Vangelo ci ha indicato – il digiuno, la preghiera, l’elemosina – non sono alchimie di perfezionismo interiore o esteriore, ma sono essenzialmente la possibilità che finalmente Dio ci tocchi, che finalmente Dio arrivi a noi, che finalmente Colui che non aveva conosciuto peccato – afferma sempre San Paolo – è venuto ad immedesimarsi nel nostro stesso peccato"

Lo ha affermato mercoledì l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la messa delle Ceneri

Monsignor Tommaso Valentinetti impone le Ceneri sul capo dei fedeli

Tempo di Quaresima, tempo di conversione. Su questo concetto, mercoledì sera nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha incentrato la sua omelia nella liturgia delle Sacre Ceneri. Queste ultime, nel rispetto delle norme anti-Covid, sono state imposte dal presule e dai concelebranti recandosi direttamente dai singoli fedeli: «Tempo di conversione, tempo di riconciliazione con Dio e con i fratelli – esordisce il presule -. Ma perché chiamiamo la Quaresima tempo propizio? Qual è la motivazione profonda di questo tempo privilegiato? Perché attraverso la liturgia – ci prepariamo con la Quaresima a celebrare i divini misteri più importanti, le liturgie eucaristiche della passione, morte e risurrezione di Cristo -, noi non facciamo altro che fare spazio al Signore che vuole venirci incontro. Sì perché la riconciliazione e la comunione con Dio, non scandalizziamoci, non è opera nostra. È opera Sua. Sì, perché San Paolo lo ha ripetuto in maniera molto chiara nella lettera ai Corinzi. Innanzitutto qualifica se stesso e tutti coloro che devono portare questo annuncio “Siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta”. Dunque ambasciatori, non possiamo fare a meno di portare una Parola che non è nostra, che non è frutto delle nostre elucubrazioni mentali, che non è frutto di alchimie per vedere come fare come fare penitenza. Ma la grande Parola, la grande intuizione che San Paolo ci dice nella lettera ai Corinzi è “Lasciatevi riconciliare, lasciate spazio a Dio”».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

Da qui l’appello dell’arcivescovo di Pescara-Penne: «Fate spazio perché possa arrivare – esorta -, perché possa finalmente entrare nella vostra vita. Lui non aspetta nient’altro che questo. Sta sulle vostre tracce da tantissimo tempo, è come un segugio che sta odorando la cacciagione che deve catturare. Dio è così e in questo tempo di Quaresima ci chiede di lasciarci vincere finalmente. Non combattiamo più con Lui, lasciamoci vincere, facciamo la stessa esperienza di Giacobbe quando si lasciò ferire all’anca perché “Non me ne andrò se finalmente non mi avrai benedetto”. Dunque, tutti gli esercizi penitenziali quaresimali che chiaramente mettiamo in atto e che il Vangelo ci ha indicatoil digiuno, la preghiera, l’elemosinanon sono alchimie di perfezionismo interiore o esteriore, ma sono essenzialmente la possibilità che finalmente Dio ci tocchi, che finalmente Dio arrivi a noi, che finalmente Colui che non aveva conosciuto peccato – afferma sempre San Paolo – è venuto ad immedesimarsi nel nostro stesso peccato. Questo perché doveva prenderlo, inchiodarlo con la croce, distruggerlo con la morte e far risorgere l’uomo nuovo con la sua risurrezione».

I fedeli nella Cattedrale di San Cetteo

Questo il senso della Quaresima: «Che ci esorta realmente – conclude monsignor Tommaso Valentinetti – a far sì che questa Parola arrivi ancora a noi dicendo, “Ecco il momento favorevole, ecco il giorno della salvezza, ecco il giorno in cui Dio mi si manifesta, mi si fa conoscere”. Voi mi direte “Però mi vengono in mente tutti i miei crucci, i miei peccati, le mie imperfezioni, i miei problemi. Mi vengono in mente le gradi fatiche che faccio dentro un quotidiano che mi assilla, mi stringe e, molte volte, non mi fa trovare neanche lo spazio per dedicarmi veramente alla preghiera, alla contemplazione del Signore, all’ascolto della Parola”. Ebbene, è proprio qui il mistero, la fragilità, l’insignificanza, l’inadempienza. Il vuoto che noi sperimentiamo viene riempito da questa presenza, da questa grazia, da questo Dio che ci cerca per amore, solo per amore, che ci fa riascoltare ancora una volta quel suo appello del giardino del Paradiso terrestre “Adamo, dove sei? Uomo, donna, dove sei? Dove ti sei nascosto? Dove ti sei perso? Dove ti sei abbruttito? Adamo, dove sei”. E la nostra risposta non è “Ho avuto paura e mi sono nascosto”, ma la nostra risposta sarà “Vieni Signore Gesù, vieni nella mia vita, vieni nella mia esistenza. Ho mani vuote, ho pensieri forse inutili. Ma quel poco di elemosina che riesco a fare, quel poco di preghiera che riesco ad innalzare e quel poco di digiuno che riesco a fare è l’unica cosa, Signore, che ti posso donare. Salvami, rinnovami, purificami, dammi forza, sarò tuo per sempre. Amen».

About Davide De Amicis (4483 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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