Ciatté d’oro a Padre Aldo D’Ottavio
"Io mi trovavo a lavorare in fabbrica in nome di Gesù Cristo e per amore dei fratelli - racconta Padre Aldo -. Ad un certo punto, trovavo costantemente i comunicati stampa delle Br nel mio armadietto o nel mio cassetto. Qualcuno ce li metteva per agevolare il mio licenziamento"
Padre Aldo D'Ottavio, sacerdote oblato, ex direttore dell'Ufficio diocesano di Pastorale sociale
Domani Padre Aldo D’Ottavio, religioso e sacerdote oblato originario di Pescara – già direttore della Pastorale sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, alle 10 nella sala consiliare del Comune di Pescara verrà insignito del Ciatté d’oro: la benemerenza civica che l’Amministrazione comunale assegna annualmente ai suoi più illustri cittadini che, attraverso le proprie gesta, hanno reso onore alla propria città natale.
Il sacerdote pescarese si trasferì a Torino nel 1974 – negli “anni di piombo” – e nel 1977 venne assunto come operario allo stabilimento Fiat-Lancia di Chivasso, divenendo poi delegato sindacale della Fim-Cisl. Padre Aldo, indossando la tuta da operaio, non disse di essere un sacerdote per non godere dei privilegi del ruolo. Ma da delegato sindacale divenne un elemento scomodo per l’azienda, tanto che alcune sue parole vennero manipolate fino a far scaturire nei suoi confronti l’infamante accusa di fiancheggiamento al terrorismo che, dopo aver causato profondo dolore all’uomo e al sacerdote, è crollata dimostrandosi del tutto priva di fondamento.
Alla sua storia lo scrittore Alessandro Betta ha dedicato un libro, “Nei panni dell’altro. Preti operai, terrorismo e manipolazioni. Il caso Aldo D’Ottavio” (Edizioni Tralerighe), presentato lo scorso anno nella Chiesa di Pescara-Penne. Una missione, quella di “prete-operaio”, che per Padre Aldo D’Ottavio fu delicatissima, ma che condusse pur correndo gravi rischi: «I lavoratori e le organizzazioni dei lavoratori – ricarda il sacerdote oblato – non ci consideravano affidabili, ma anche la Chiesa era prudente ritenendo gli operai tutti comunisti. Io mi trovavo a lavorare in fabbrica in nome di Gesù Cristo e per amore dei fratelli. Ad un certo punto, trovavo costantemente i comunicati stampa delle Br nel mio armadietto o nel mio cassetto. Qualcuno ce li metteva per agevolare il mio licenziamento».
Ciononostante, Padre Aldo riuscì a portare il suo messaggio di fede e speranza anche tra gli ambienti “roventi” delle fabbriche torinesi, all’epoca a rischio d’infiltrazione terroristica. Una testimonianza che, quasi 50 anni dopo, viene riconosciuta e premiata dalla Città di Pescara che domani inserirà Padre Aldo D’Ottavio nell’illustre elenco dei suoi cittadini più virtuosi e rappresentativi.
Oltre a Padre Aldo D’Ottavio, la Commissione dei saggi assegnerà l’importante riconoscimento anche ad altri pescaresi illustri: Renato Porretti, Berardo “Duccio” Gammelli, Alfredo Vittorio De Massis, Anita Boccuccia, Carlo Petracca, Giuseppe Rosato, Franca Minnucci, Francesco Di Girolamo, Fabio Ciampoli, Pierre Di Toro e Luca Sancilio. Inoltre verranno assegnati cinque Ciatté d’oro alla memoria di Marco La Sorda, Nello Raspa, Pietro Di Bartolomeo, Domenico Cappuccilli e William Zola. Infine, verranno insigniti del Delfino d’oro (benemerenza civica riservata a non pescaresi, che comunque hanno lasciato il segno nella comunità) Donatella Di Pietrantonio e Angelo Piero Cappello.

