"Siamo riusciti a dare una mano alla diocesi di Sape - riconosce don Massimo Di Lullo -, una Chiesa che sta ripartendo e noi stiamo accompagnando questa ripartenza. Ma nel frattempo è esplosa l’emergenza dei migranti e anche qui a Pescara siamo diventati terra di missione, con il rischio di mettere da parte il dramma albanese. Come Ufficio missionario, non possiamo non tener conto delle esigenza di centinaia di profughi africani ospitati in città, ma non per questo possiamo essere così miopi da non vedere più quello che accade al di là del mare"
"Sono stato scelto senza alcun merito - afferma Papa Prevost - e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia"
"Prima della pandemia - osserva Alessandra Augelli, docente di pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza -, eravamo convinti che riempire l’agenda di appuntamenti fosse un bene per arricchire la vita pastorale delle parrocchie. Dobbiamo ripartire dal coraggio per stare di fronte alle domande di senso. Il vuoto, la malattia, la morte. La cosa più bella è iniziare dalla ricerca che non va contro la credibilità dell’essere cristiano. Non dobbiamo aver paura di condividere la ricerca. Il catechista scopre alcune cose stando insieme. A volte il riempire tutto di programmi e contenuti fa prevalere la logica umana che si basa su saperi e quantità. Abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ribalta le priorità e scompagina i piani"