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“Don Francesco, abbi sempre il cuore povero: testimonierai la carità”

"Grazie a questa Chiesa di Pescara-Penne che mi ha generato - sottolinea monsignor Santuccione -, mi ha accolto, mi dona di servire, dall'arcivescovo, ai confratelli e al popolo. Grazie a tutti quanti voi, mi aiutate a svolgere il servizio a cui Dio mi ha chiamato. Pregate per me perché io possa continuare"

Lo ha affermato sabato 30 agosto l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la santa messa per i 50 anni di sacerdozio di monsignor Francesco Santuccione, abate della Cattedrale di San Cetteo

L'arcivescovo Valentinetti consegna a monsignor Santuccione il rosario donatogli da Papa Leone XIV

È stata una cerimonia intensa e carica di emozioni quella con cui la Chiesa di Pescara-Penne, sabato 30 agosto, ha celebrato i 50 anni di ordinazione sacerdotale di monsignor Francesco Santuccione, attuale abate della Cattedrale di San Cetteo e già parrocoper 22 anni e 100 giorni, dal 1990 al 2012della parrocchia di San Luigi Gonzaga a Pescara.

GLI AUGURI DEL SINDACO DI PESCARA CARLO MASCI

Il sindaco di Pescara Carlo Masci con monsignor Santuccione

E proprio da quest’ultima chiesa, nel pomeriggio, sono partiti i festeggiamenti con un primo momento di preghiera e il saluto della città di Pescara, portato dal sindaco Carlo Masci, che lo scorso 10 ottobre lo ha anche insignito dell’onoreficenza civica del Ciatté d’oro: «Parlo a nome della comunità pescarese – esordisce il primo cittadino, rivolgendosi a monsignor Santuccione visibilmente commosso – e per me è un grande onore poter essere qui per celebrare con te i 50 anni di sacerdozio, perché tu rappresenti – e hai rappresentato in questi anni – un punto di riferimento importante, fondamentale per la nostra comunità. Non soltanto quella religiosa, ma la comunità pescarese, perché 50 anni non sono soltanto una cifra significativa, perché 50 anni sono 50 anni. Dentro questi 50 anni c’è una storia di vita, di impegno, di solidarietà, di religione, di costanza, di vicinanza, soprattutto a coloro che avevano bisogno a coloro che chiedevano un aiuto, a coloro che chiedevano una mano tesa. Don Francesco c’è sempre stato per tutti quanti in ogni momento di questi 50 anni. C’è un proverbio secondo il quale “nella vita non ci si deve difendere dalla pioggia, ma bisogna imparare a ballare sotto la pioggia” e tu in questi 50 anni – con grande eleganza, con grande umiltà, con grande serietà – hai ballato con tutti quanti noi con tutti quanti noi, avendo una parola genuina, una parola di conforto. Perché tutti quanti noi abbiamo sempre bisogno in ogni momento di una parola e tu ci sei stato sempre con la tua bonomia, il tuo sorriso, la tua disponibilità. Queste cose contano nella vita. C’è un altro proverbio, il quale dice che “nella vita non basta fare del bene agli altri, ma bisogna fare il bene insieme agli altri, con gli altri”. E tu con gli altri ci sei sempre stato, li hai presi per mano, li hai accompagnati verso un terreno più resistente, rispetto alla fragilità della vita che ogni giorno noi affrontiamo tutti. E tu ci sei stato. Quindi questi 50 anni hanno rappresentato, non soltanto per te, un percorso di vita bello vicino alle persone, ma anche per noi hanno rappresentato un percorso di vita insieme a te. Sempre come un faro luminoso sei stato, e questo è importante, perché nella vita ciascuno di noi ha bisogno di un momento di confronto e tu in questo momento di conforto ci sei sempre stato. Oggi noi non siamo qui soltanto per celebrare questi 50 anni con te, ma anche per celebrare quello che noi abbiamo potuto essere grazie a te, quello che ha potuto essere questa comunità, grazie alla tua partecipazione, alla tua vita in questa comunità. Quindi io sono qui, con la fascia, per dirti grazie a nome di tutta la comunità per quello che tu hai fatto. Grazie, grazie, grazie! Ti auguro che tu possa continuare ad essere per tanti anni ancora un faro che illumina questa nostra comunità. Grazie!». Unitamente al sindaco Masci, hanno preso parte all’evento anche il sindaco del comune natale di monsignor Santuccione, ovvero il primo cittadino di Cepagatti Gino Cantò, a cui si sono aggiunti il sindaco di Rosciano Simone Palozzo, il vice sindaco di Cugnoli Lanfranco Chiola, il sindaco di San Giovanni Teatino Giorgio Di Clemente, il presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo Lorenzo Sospiri, il deputato Luciano D’Alfonso e il questore Carlo Solimene.

IL MESSAGGIO DEL NUNZIO APOSTOLICO IN COREA E MONGOLIA, MONSIGNOR GIOVANNI GASPARI

Monsignor Santuccione in processione con don Amadeo Josè Rossi

Poi, introdotti dall’attuale parroco di San Luigi Gonzaga don Amadeo José Rossi, tutti i partecipanti si sono diretti in processione – guidata dallo stesso monsignor Francesco Santuccione – verso la Cattedrale di San Cetteo. Qui, una volta arrivati, è stata data lettura del messaggio di auguri fatto pervenire dal nunzio apostolico in Corea e Mongolia monsignor Giovanni Gaspari, anch’egli pescarese: «Nel ricordare e considerare questa data significativa e luminosa della tua storia – scrive il presule in una lettera -, ti esprimo i miei più fraterni auguri e ti assicuro la mia spirituale vicinanza nella preghiera, in modo particolare in questo giorno. Come sai, ho sempre nutrito grande stima e affetto nei tuoi riguardi, sin da quandoda giovanissimo studente liceale, ben 45 anni fa mi accompagnavi a conoscere la grandezza e la bellezza del dono della chiamata al sacerdozio. Ma, a dire il vero, ti ho sempre ammirato, ancora di più, per la grandezza dei doni che Dio ha messo in te, per il tesoro di grazia non comune. È una memoria del cuore che trova sempre nuove conferme. Stando con te, guardando il tuo esempio di fervore apostolico nel Seminario diocesano, nella Curia di Pescara, nelle parrocchie di San Luigi e di San Cetteo, mi sono sempre ritrovato più arricchito nell’essere e nell’agire, più vicino e solidale ad ogni uomo, reso più capace di disimpegnare il ministero che Cristo mi ha affidato. Questa consapevolezza è sempre ben presente in me e sono certo che questa è l’esperienza di tanti altri che, come me, hanno avuto la fortuna di incontrarti. Se la fraternità concretamente vissuta, l’accoglienza, la misericordia, sono la strada per la Chiesa e per l’uomo, in te si può trovare il maestro che luminosamente la spiega, e il fratello maggiore che con esemplarità aiuta a percorrerla. Mi unisco alle tue intenzioni e chiedo al Signore di donarti sempre la ricchezza delle sue benedizioni e la gioia del cuore, nel proseguo del tuo prezioso e instancabile ministero sacerdotale. Per intercessione della Madre del Divino Pastore, alla quale affido i tuoi desideri e le tue fatiche nel servire Cristo e il suo Vangelo, sono certo che anche alla sua presenza materna, nella tua vita potrai attribuire i numerosi e notevoli benefici che Dio ti ha concesso nei cinquant’anni di sacerdozio».

Quindi è stato l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, a presiedere la santa messa in onore dei 50 anni di sacerdozio del sacerdote originario di Cepagatti: «Liturgia vigiliare della ventiduesima domenica del tempo ordinario – introduce il presule -, ma festa diocesana per i 50 anni di presbiterato del carissimo don Francesco Santuccione. Ci uniamo insieme nella preghiera, perché il Signore che lo ha benedetto per questi anni, continui a benedirlo anche per il servizio alla comunità parrocchiale della Cattedrale».

L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO VALENTINETTI

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

Nell’omelia, l’arcivescovo Valentinetti si è invece rivolto all’abate di San Cetteo, partendo da una riflessione innescata dal Vangelo del giorno (“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” Lc Lc 14,1.7-14): «Le letture di questa domenica – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne – sono per tutti noi graffianti. Caro don Francesco, sei capitato con una liturgia che ti fa fare e ci fa fare un grande esame di coscienza. In 50 anni sei stato umile? Io, vescovo, sono umile? Voi, carissimi fratelli presbiteri, esercitate l’umiltà? Cari ministranti, accoliti, lettori, avete assunto un ministero per primeggiare o per essere ultimi? Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Carissimi politici, siete umili? Cavalieri carissimi, siete umili? Popolo santo di Dio, religiose, siete umili? Ma come si acquista l’umiltà? La parola della pagina del Siracide, certamente ci mette in crisi. “Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi progetti, perché grande è la potenza del Signore e dagli umili Egli è glorificato”. Ma molto spesso facciamo una ricerca spasmodica dell’umiltà, dicendo nella preghiera “Signore fammi umile, fammi umile, fammi umile, fammi umile”. Ma più lo chiediamo, questo dono, e più non ce l’abbiamo, perché si diventa umili quando si accettano e si vivono le umiliazioni. E chi non ha ricevuto umiliazioni nella propria vita e nella propria esistenza? In 50 anni hai ricevuto delle umiliazioni? Io ho ricevuto delle umiliazioni? E potrei continuare la cantilena fino in fondo, ma assumere la dimensione della comprensione che quando siamo umiliati allora stiamo entrando dentro il mistero della passione, della morte e della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. La pagina del Vangelo è chiara… “Non andare a metterti al primo posto, mettiti all’ultimo. Perché solo se ti metti all’ultimo, potrai trovare qualcuno che ti dice mettiti un po’ più avanti. E non sarai stato più umiliato, ma sarai stato compreso”».

A questo punto, monsignor Valentinetti ha fatto un riferimento alla grande attenzione del presbitero per i bisognosi: «E qui don Francesco non è mancante – constata -. La mattina, davanti la Cattedrale, ci sono i poveri che aspettano ogni giorno. Il Signore ti ricompensi, carissimo don Francesco, così come ti ricompensi per il bene che hai fatto in questi 50 anni a servizio di Sua Eccellenza monsignor Antonio Iannucci, a servizio di Sua Eccellenza monsignor Francesco Cuccarese, a servizio della chiesa di San Luigi, a servizio della Chiesa della Cattedrale, per un lungo tempo vicario generale dell’Arcidiocesi di Pescara Penne. In questi spazi di vita, il Signore ti ha concesso di essere alla Sua sequela, di non cedere mai un minuto dalla sequela di nostro Signore Gesù Cristo. E allora, cammina nel bene, continua a camminare nel bene e nella verità. Non ti dico per altri 50 anni, perché sarei un illuso, ma per tutti gli anni che il Signore ha predisposto per la tua vita e per la tua esistenza».

La Cattedrale di San Cetteo gremita

Da qui il messaggio di auguri dell’arcivescovo di Pescara-Penne: «Il Signore allora – conclude monsignor Tommaso Valentinetti – ti conceda pace, ti conceda verità. Ti sei accostato al Dio vivente, ti sei accostato al Signore dei signori, ti sei accostato a Colui che è via, verità e vita. Ti sei accostato, così come dice la Lettera agli ebrei, al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste, così come anche a migliaia di angeli e all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti, i cui nomi sono scritti nel cielo. Tutti i bambini battezzati, tutti i bambini che hanno fatto la prima comunione, tutti i ragazzi che hanno fatto la cresima, tutti coloro che si sono sposati nel nome del Signore. “Hai preparato, Dio, una casa per il povero”. Continua ad avere, o approfondisci, il cuore povero. Il Signore sarà dentro di te e testimonierai la carità. Amen».

GLI AUGURI DELLA COMUNITA’ DIOCESANA DI PESCARA-PENNE

Al termine della liturgia eucaristica, le cui offerte raccolte verranno devolute ai poveri, è stata la stessa comunità diocesana pescarese a rendere omaggio a monsignor Santuccione: «Con una sola voce che sale al cielo come una preghiera – si legge in un messaggio -, vogliamo ringraziare il Signore per l’opera delle sue mani ed in particolare per quanto ha compiuto in questi cinquant’anni attraverso il sacerdozio di don Francesco. Ti ringraziamo, Signore, perché la sua vocazione non è stata un tesoro rimasto chiuso nel cuore, ma è cresciuta e si è rafforzata nella comunità, ben sapendo che nessuno può rispondere da solo alla chiamata di Dio. Ti ringraziamo, Signore, per il suo servizio ai poveri e agli emarginati, perché anche quando è stato ricambiato con qualche reazione scomposta, è rimasto fedele e compassionevole. Ti ringraziamo Signore, perché è un sacerdote felice, capace di testimoniare che la vocazione è una chiamata alla felicità e alla gioia, nel servizio agli altri e in intima unione con Cristo. Ti ringraziamo Signore per avergli donato il sogno missionario di una Chiesa aperta a tutti, partecipata da tutti, che si sforza di rispondere con la grazia dello Spirito Santo ai nuovi bisogni spirituali generati dal cambiamento epocale che stiamo vivendo. Ti ringraziamo, Signore, per ogni sacramento da Lui celebrato in tutti questi anni, per ogni Eucaristia e perdono dispensato in confessione e per ogni volta che ha saputo consolare e guidare i fedeli nelle tempestose difficoltà della vita. Ti ringraziamo Signore per il suo linguaggio semplice, intriso di esperienza, di vita ordinaria e sempre affidato alla parola di Dio. Ti ringraziamo Signore per la sua fedeltà al servizio, per la saggezza, la bontà e la fermezza nell’equazione delle cose essenziali, per il disinteresse personale e il suo impegno quotidiano molto spesso nascosto. Per tutto questo, Signore, noi ti ringraziamo e rivolgiamo a Don Francesco, come a tutti i sacerdoti suoi confratelli oggi presenti, l’augurio di perseverare e di ravvivare sempre la loro vocazione, per essere testimoni credibili, capaci di annunciare con la vita, l’amore e la gioia del Vangelo».

I RINGRAZIAMENTI DI MONSIGNOR FRANCESCO SANTUCCIONE

Le autorità presenti, con i sindaci di Rosciano, Cugnoli, San Giovanni Teatino e Pescara

Infine, è stato l’abate di San Cetteo a prendere la parole per ringraziare tutti i presenti: «Quando – l’anno santo del ’75 – fui ordinato sacerdote – ricorda don Francesco -, chiesi al Signore di vivere questa chiamata, perché per essere sacerdoti c’è bisogno della chiamata di Dio. La risposta dell’uomo, in questo caso ero ragazzino, sono stato io, è “la Chiesa che mi ha consacrato sacerdote“. Con questa certezza che il vescovo di allora, monsignor Iannucci, mi ha consacrato sacerdote con tutti i limiti miei, tanti, e ringrazio il Signore di questi limiti, perché mi ha fatto sperimentare con forza, con gioia, la misericordia di Dio. L’ho sperimentata e la sperimento continuamente, però mi sento un sacerdote peccatore, povero, ma amato da Dio, e non è poco. Questa è la forza mia, e allora cerco di mantenere ogni giorno il contatto col Signore attraverso la preghiera. La preghiera, stare col Signore, mettersi in ascolto della parola di Dio. Poi, in questi anni, ho cercato di vivere in contatto, in ubbidienza, con il pastore, prima monsignor Iannucci, poi monsignor Cuccarese e il nostro attuale arcivescovo. Ho chiesto sempre di fare la volontà di Dio, altre cose non ho chiesto, perché già è tanto quando faccio la volontà di Dio. Questo l’ho scoperto nel libro della preghiera del mio parroco, quando è morto, c’era questa frase che mi è rimasta impressa, che poi è un Vangelo tradotto. Mi sembra sia una frase di Tagore, “Sognai che la vita è gioia, mi svegliai la vita è servizio, servendo ho trovato la gioia”».

In questa frase, dunque, è possibile sintetizzare il cammino sacerdotale che il noto presbitero pescarese sta compiendo: «Questo ho cercato di vivere – precisa don Francesco Santuccione -, non sempre ci sono riuscito, ma continuamente – sullo stile di Maria – “rimetto la tabella”, dico io, “lavori in corso”, da parte di Quello di sopra. Quando facciamo così funziona, ti dà una carica, un entusiasmo, ti fai prossimo. Ed ecco allora la vicinanza, l’amore, ai confratelli, sacerdoti, diaconi, poi i vari gruppi ecclesiali. Forse perché sono l’ultimo, ma non è stata colpa mia, mi hanno fatto nascere per ultimo (l’ultimo di 6 fratelli). Ma è bello, prima mi lamentavo, è bellissimo, all’ultimo posto. E allora mi va di accogliere, di abbracciare, di amare, di aiutare e farmi prossimo. Ed ecco allora la vicinanza col popolo, con la gente, a cominciare dagli ammalati, i giovani, gli anziani, i ragazzi, tutti, anche i politici, per aiutare loro a vivere a dimensione della massima carità, come avrebbe detto il grande San Paolo VI, che ho avuto la gioia, appena prete, di accogliere a Pescara nel 1977. Nessuno è escluso. Ecco, allora io sento di dire grazie al Signore. Grazie a chi mi ha generato la vita, i miei genitori, i fratelli, le sorelle. Noi siamo un po’ mondiali, ce l’ho in Australia, in America, ce l’ho in Svizzera, ce l’ho dappertutto, e sono collegati con me. Chi è potuto venire sta qui, ma chi non è potuto venire sta comunque qui. C’è chi sta in cielo. Grazie! Grazie anche al mio parroco, carissimo don Peppino Di Francesco che nel sacerdozio mi ha aiutato in tutti i modi essendo padre, amico e pastore. Grazie al mio paese che mi ha accompagnato (Cepagatti)».

Monsignor Francesco Santuccione, abate di San Cetteo

Le ultime parole don Francesco le ha quindi spese per la Chiesa che l’ha accolto: «Grazie a questa Chiesa di Pescara-Penne che mi ha generato – conclude il sacerdote -, mi ha accolto, mi dona di servire, dall’arcivescovo, ai confratelli e al popolo. Grazie a tutti quanti voi, mi aiutate a svolgere il servizio a cui Dio mi ha chiamato. Pregate per me perché io possa continuare. Non nomino altri, non nomino nessuno, perché sarebbe molto lungo, e non è il caso. Però vi ricordo tutti nella preghiera, presenti e assenti, perché possiamo, col vescovo che è l’apostolo qui in mezzo a noi, io ho pregato questa Pentecoste stasera, questo Cenacolo, questa ricarica di entusiasmo, di vita, di gioia. L’ha detto Gesù Cristo, “Vi do la mia gioia, la vostra gioia sarà piena”, ce la dà gratis. Allora, popolo della nostra Chiesa diocesana, col vescovo, i sacerdoti, i diaconi, i fedeli, i gruppi ecclesiali, tutti, lasciamoci amare da Dio. Amiamoci tra noi e portiamo la gioia a tutti. Grazie!».

Prima della benedizione finale, l’arcivescovo Valentinetti ha omaggiato monsignor Santuccione della corona di rosario donatagli da Papa Leone XIV che, in mattinata, aveva ricevuto in udienza privata l’arcivescovo di Pescara-Penne. Quindi la grande festa civile conclusiva, che si è svolta nel cortile della Cattedrale di San Cetteo e nell’antistante via dei Bastioni, alla presenza di centinaia e centinaia di pescaresi.

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Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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