"La pandemia – ricorda monsignor Antonello Mura, presidente della Conferenza episcopale sarda - ci ha offerto esempi di abbracci che, pur non passando dal corpo, hanno evidenziato gesti di straordinaria umanità. Troppi criteri, economici, finanziari, politici e sociali escludono persone, alle quali purtroppo non resta altro che gridare il distanziamento imposto loro, da chi decide le sorti della società. Sono in tanti che ci vengono incontro, cercando l’abbraccio della fraternità. Hanno problemi di salute o di futuro, vengono da vicino e da lontano, sono costretti ad elemosinare attenzioni perché tenuti fuori dall’agenda dei programmi da realizzare"
"Occorre ragionare per piccoli progetti - sottolinea don Michele Falabretti -, magari progetti che crescono un po’ per volta, e fare piccoli passi. Abitare questo tempo richiede fatica, ma va fatto, in libertà, con coraggio e insieme"
"Verranno letti i nomi - spiega Gilberto Grasso, responsabile pescarese della Comunità di Sant'Egidio - di alcune tra le tante persone che da allora hanno perso la vita a Pescara, a causa della durezza delle condizioni di vita in strada. Una memoria iniziata per Pescara nel 2008 in seguito alla morte di Emilio, un senza dimora caro alla Comunità, conosciuto durante il servizio di strada, fino ad arrivare a Ruggero e Gabriele, morti lo scorso dicembre"
"Quello della Chiesa italiana - afferma Bassetti - non è un vero Sinodo, è un cammino sinodale coinvolgente! È ora di riscuotersi. Siamo un po’ addormentati, bisogna risvegliarsi. Abbiamo perso la capacità di sognare. Dobbiamo aiutare la gente a ritrovare due cose, desideri e sogni"
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