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Di cristianesimo si muore

Strage di cristiani in Pakistan. Il governo riconosce che la comunità cristiana rende servizi inestimabili alla madrepatria: «è un attacco allo Stato pakistano stesso».

In due chiese di Lahore, in Pakistan, due attentatori suicidi talebani hanno causato la morte di 15 persone e il ferimento di 80. Le vittime sono morte “solo” perché erano cristiane, mentre stavano pregando in due chiese. In Pakistan i cristiani sono una minoranza, una minoranza perseguitata.

I kamikaze appartengono al gruppo Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP) Jamat-ul-Ahrar, che ha rivendicato l’attacco a sostegno dell’introduzione in Pakistan della Sharia (legge islamica). I due talebani si sono fatti esplodere all’ingresso delle due chiese, vicine fra loro (la cattolica St John’s Church e la cristiana Christ Church), investendo in pieno i fedeli che entravano e uscivano dai luoghi di culto; hanno causano la morte di donne e bambini, insieme a quella di due agenti che tentavano di fermare gli attentatori. I militanti sono stati fermati dalla sicurezza privata delle comunità cristiane, che hanno sacrificato la loro vita, impedendo agli attentatori di causare un maggior numero di vittime. Dopo l’esplosione, per la prima volta, la comunità cristiana esasperata si è riversata nelle strade della città, manifestando contro l’attentato e la persecuzione che da anni subisce. La folla inferocita ha linciato e bruciato due persone sospettate di essere coinvolte nell’attacco e ha causato danni a negozi e auto in sosta.

Le autorità cristiane pachistane hanno decretato tre giorni di lutto per le vittime provocate dai talebani, domani resteranno chiuse tutte le scuole cristiane del Punjab. Padre Emmanuel Yousaf Mani, direttore del Centro nazionale di pace e giustizia, ha dichiarato: «Noi come nazione dobbiamo stare con le famiglie delle vittime e fermare l’estremismo in comune. Questo cattivo uso della religione come pretesto per uccidere minoranze deve essere interrotto. Chiediamo che il governo provinciale e federale prenda misure serie ed efficaci per proteggere le minoranze del Pakistan». Dura la condanna da parte di Nazir S. Bhatti, presidente del Congresso cristiano pachistano (Pcc), il quale ha sostenuto che «il governo del Punjab non ha adottato sufficienti misure di protezione per le chiese». «La violenza contro i cristiani – ha assicurato – sta aumentando in Punjab dove bambini, donne e uomini cristiani vengono bruciati vivi con il pretesto della legge sulla blasfemia e dove le case di molti cristiani vengono incendiate ogni settimana ed i responsabili restano in piena libertà». Nel 2011, fra l’altro, almeno due personalità politiche pachistane – l’ex ministro per le minoranze, Shahbaz Bhatti, e l’ex governatore del Punjab, Salman Taseer – sono state uccise per aver preso posizione a favore di Asia Bibi, la madre cristiana di cinque figli condannata a morte per un gesto blasfemo da lei negato.

Degno di nota e di apprezzamento è stato il messaggio indirizzato alla comunità cristiana dal Primo Ministro Nawaz Sharif, che ha condannato l’attentato dei talebani definendolo «non un attacco alla comunità cristiana ma allo stesso Stato pachistano». Il portavoce del primo ministro, in una dichiarazione, ha riconosciuto che la comunità cristiana pakistana ha reso servizi inestimabili alla madrepatria in particolare nel settore sociale, quindi è da rispettare con onore e orgoglio. Ha aggiunto, infine, che le emozioni di rabbia e di dolore espresse dalla comunità cristiana, in seguito ai tragici incidenti, hanno rafforzato la determinazione del governo per contrastare la minaccia del terrorismo. Da apprezzare anche il ministro della Difesa, Khawaja Muhammad Asif, il quale ha parlato di «un’aggressione contro l’umanità». A proposito di certe negligenze, Parzez Iqbal, membro del Pakistan Christian Congress, esprimendo il suo dolore e la sua preoccupazione per le vittime dell’attacco suicida alle due chiese, ha sottolineato che i terroristi hanno approfittato del fatto che le forze di polizia del Punjiab erano occupate a vedere la partita di cricket, trasmessa in diretta Tv, durante le ore di ufficio. Da tempo la comunità cristiana chiede al governo misure di sicurezza migliori, soprattutto durante i servizi domenicali.

«È una sfida per tutti noi alzare la voce contro questo tipo di attacchi», ha dichiarato ai giornalisti monsignor Sebastian Shah, vescovo di Lahore, rendendo onore ai giovani martiri che hanno impedito ai militanti talebani di entrare nelle chiese dove erano in corso le celebrazioni domenicali, salvando così la vita a numerose persone.