Souvenirs, santini da viaggio e santi protettori
Il percorso seguito finora ha dimostrato come il fenomeno del pellegrinaggio abbia stimolato la società medievale a più livelli, trasformando i viaggi estemporanei in spostamenti organizzati, controllati, preservati dalle autorità, favoriti tramite la costruzione di strutture di accoglienza e guide che agevolassero la percorrenza verso i luoghi santi orientali e occidentali. Dall’altro lato ha evidenziato interessanti e curiose coincidenze con la nostra epoca, il nostro modo di vedere, vivere e gestire il fenomeno del pellegrinaggio, così che molte abitudini attuali finiscono per mostrarsi retaggio ed evoluzione di antiche pratiche, che pure, con il passare del tempo, hanno perso il loro significato originario. Oggi ne proporremo un ulteriore esempio.
In epoca medievale si definì un ricco apparato iconografico che consentiva di riconoscere i luoghi visitati dai pellegrini grazie ai loro simboli precipui. Avrete notato anche voi alcuni di questi simboli sulle immagini di santi legati in modo particolare all’esperienza del pellegrinaggio, o per averli essi stessi compiuti (come santa Brigida o san Rocco) o perché i luoghi legati al loro culto erano meta privilegiata di viaggi religiosi (come san Nicola). Tra i simboli più frequentemente raffigurati vi sono la chiave (per indicare Roma), il ramo di palma (per Gerusalemme), le tre sfere (per san Nicola di Bari), l’edificio (per Colonia). Il simbolo più comune è però la conchiglia, inizialmente usata per indicare Santiago de Compostela. Alla base di questa usanza sembra esservi una leggenda connessa al ritrovamento del corpo di san Giacomo, lì conservato e venerato. Due suoi discepoli, Teodosio e Attanasio, che portavano il corpo del santo in Galizia costeggiando la penisola iberica, giunsero in un luogo chiamato Bouzas, sulla cosa atlantica, dove era in corso un matrimonio. All’improvviso il cavallo dello sposo inciampò e cadde in acqua, sprofondando tra la disperazione dei convitati. Ma lo sposo e il cavallo riemersero miracolosamente accanto alla barca che trasportava il corpo del santo: entrambi erano interamente ricoperti di conchiglie. Inneggiando al miracolo, gli abitanti della regione assunsero la conchiglia come simbolo della devozione a san Giacomo e del pellegrinaggio nel luogo dove erano conservati i suoi resti mortali. Esiste di quest’uso anche una spiegazione meno poetica e meno alterata da fantasie agiografiche: i pellegrini, giungendo a Santiago, trovavano sulle coste della Galizia una grande disponibilità di crostacei e le utilizzavano per cibarsene, tenendo per ricordo la conchiglia. Con il passare del tempo essa divenne una sorta di souvenir abituale per i pellegrini di Santiago, e più tardi fu assunta a simbolo del pellegrinaggio in genere.
I simboli che abbiamo elencato sopra potevano essere rappresentati anche su oggetti materiali da riportare a casa come ricordo: a dimostrazione del fatto che i souvenirs non sono un’invenzione dell’epoca moderna! E non solo venivano riportati a casa come segno e ricordo del viaggio, ma molti li portavano con sé fin dal momento della partenza perché, assieme alla lettera di accoglienza, attestavano l’identità di pellegrino esentandolo dal pagamento dei pedaggi e difendendolo da aggressioni di ladri e banditi, almeno quelli rispettosi delle buone maniere. Ve n’erano alcuni che addirittura rilasciavano un lasciapassare da esibire ad altri banditi a scopo protettivo! Se tanta era l’educazione dei briganti, la Chiesa non poteva essere da meno nella protezione dei suoi figli in cammino verso i luoghi della fede. Proprio per salvaguardare la sicurezza dei pellegrini, il concilio Laterano del 1123 sancì la scomunica per chi si rendesse colpevole di molestie ai pellegrini o esigesse pedaggi ingiusti.
Insomma i pellegrini, almeno nelle intenzioni, godevano di uno statuto speciale ed erano considerati una categoria debole e da proteggere. Ovviamente la protezione di cui essi godevano non era solo effetto di leggi umane e buone maniere. Ai nostri tempi si sta perdendo un po’ l’uso dei santini da viaggio che fino a qualche tempo fa si trovavano applicati ai cruscotti delle automobili: san Giuseppe e padre Pio erano tra i più comuni «protettori dei viaggiatori». Anche nel Medioevo il pellegrino si muoveva idealmente accompagnato dal potere protettivo di santi specializzati nel sostenere e soccorrere il viaggiatore in particolari circostanze: c’era l’addetto all’attraversamento dei fiumi o alla scalata delle montagne, chi proteggeva nel momento in cui si percorrevano strade solitarie o infestate da briganti, chi forniva una sorta di «scudo anti-malattia» … Soprattutto gli Angeli e gli Arcangeli erano considerati particolarmente efficaci in questo senso: non è un caso che a Michele, Raffaele e Gabriele siano stati dedicati tanti santuari in Europa. La celeste protezione era resa a volte visibile tramite immagini sacre poste lungo il cammino, soprattutto in prossimità di valichi pericolosi o fiumi. Spesso accanto ai ponti erano collocati simboli religiosi con funzione tutelare; e non a caso la manutenzione dei ponti era normalmente affidata alle istituzioni religiose.
Si conclude così, almeno per ora, questo nostro «viaggio» nel passato, con il quale speriamo di aver offerto ai nostri lettori una panoramica interessante e per certi versi «divertente» su un fenomeno antico e sempre attuale, che non smette mai di stimolare il nostro interesse e la nostra curiosità.