"Tuttavia - spiega Marie-Pierre Poirier, direttore regionale Unicef per l’Europa centrale e orientale - il numero di bambini uccisi e mutilati dalle mine e dagli ordigni inesplosi potrebbe essere significativamente più alto, se includiamo le aree che non sono sotto il controllo del Governo"
"Non si vede più la frammentazione della persona del paziente, talvolta ridotto a codice sanitario – ammonisce don Massimo Angelelli -, non si vede più soltanto l’organo malato, ma la persona come una totalità unificata. Quando si incontrano due persone, il curante e il curato, nasce la vera presa in carico. Il paradosso della cura è che il paziente diventa strumento di realizzazione non solo professionale, ma di umanità e di grazia del curante"
Il lavoro in Italia manca - osservano i vescovi -, e questa scarsità porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l’idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano. Una deriva preoccupante legata alla perdurante crisi economica, ad una disoccupazione che colpisce in particolare giovani, donne e ultracinquantenni, e alla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”
Alla fine del 2020 vivevano in Italia 128 mila rifugiati in senso ampio, cioè beneficiari di uno status di protezione: poco più di 2 rifugiati ogni 1.000 abitanti. I dati di altri Paesi europei sono superiori: Francia, quasi 7 per 1.000 abitanti, Grecia, quasi 10 per 1.000, Germania, 14 per 1.000, fino alla Svezia, 25 per 1.000. Alla fine di ottobre 2021 si trovavano in accoglienza in Italia 80.486 fra richiedenti asilo, rifugiati e migranti
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